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Comandare è fottere

11 Febbraio 2009 | di Arduino Mancini Fare il (e la) leader, che fatica…

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Parafrasando la celebre frase “Comandare è meglio che fottere” Pier Luigi Celli pubblica questo manualetto per aspiranti carrieristi bastardi.

“Ci sono troppe cose che si fanno ed è bene non dire” scrive Celli nella sua introduzione e “non basta una vita per venire a capo della contraddizione”.

Questo manuale, specchio disincantato della vita d’azienda e della scalata al successo e alla carriera, descrive il mondo del lavoro come una vera e propria giungla, dove le regole del vivere civile vanno farsi benedire, dove quello che fuori è deprecabile è assolutamente lecito, dove un vizio si trasmuta come per incanto in una virtù.

L’ex direttore generale della Rai, ex capo delle risorse umane di grandi aziende come Rai, Olivetti, Enel, Eni, non fa discorsi edulcorati e buonistici e descrive con pungente cinismo le regole di sopravvivenza in questa giungla.

In barba alla meritocrazia ‘nascere bene’ aiuta eccome! Anche se sei un inetto. Scegliersi la persona giusta al momento giusto per cui lavorare da fedele servitore, per poi abbandonarla quando c’è un cambio della guardia, selezionare amici ed alleati con l’ipocrisia e la finzione; bando a baggianate tipo condivisione degli obiettivi e concertazione, che, oltre ad essere un gran perdita di tempo, ti rendono vulnerabile.

Altra regola: scegliersi come collaboratore qualcuno che capisce poco o nulla del lavoro che gli viene assegnato, dipenderà dal capo in tutto e per tutto e non lo contesterà mai, mettere le persone sbagliate al posto sbagliato aumenta in fondo il prestigio di chi comanda.

Tolleranza zero per i provocatori e temerari: un capo tollerante ha vita breve e il suo posto è facilmente revocabile. Chi l’ha detto che avere dei nemici è un male? Avere un nemico e qualcuno che ti invidia ti impone di stare sempre all’erta e non abbassare la guardia, ti spinge a superarti.

Le Risorse Umane? Un settore volto più a compiacere chi sta sopra più che a valorizzare chi sta sotto. E quando arrivi poi, consiglia Celli, non guardarti indietro, sii sempre pronto a succedere a te stesso o a farti rimpiangere attraverso i successori.

“Fottere, fottersi, essere fottuti” è l’amaro epilogo del libro: arriva un giorno però dopo una vita così intensa, che ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce, ci si accorge dei punti dolenti: la famiglia sbrindellata, figli che non si è visto crescere, ci si rende conto di essersi fottuti una intera esistenza, ed è in questa fase di debolezza che si farà avanti qualcuno a ‘chiedere il conto’ a scalzarvi senza troppi riguardi.

Il titolo e soprattutto il sottotitolo, non lasciano molto spazio alle fantasie romantiche di chi è ancora convinto che la meritocrazia paghi, che le raccomandazioni siano deprecabili perché mettono le persone sbagliate al posto sbagliato, che agire da sicofanti delatori anziché favorire un clima di condivisione, di spirito di team e di rispetto reciproco, porti un’azienda all’insuccesso.

In barba a tutti i manuali, alle teorie di formazione sul ‘team building’ e a quelle sull’Arte del comando, Celli rappresenta una realtà spesso sotto gli occhi di tutti: alcuni sbalorditi, altri indifferenti e rassegnati, altri compiacenti.

Eppure il libro di Celli, impone una domanda:

in un momento di grave crisi che investe il nostro paese e il suo sistema ‘aziende’ non sarà il panorama devastato, che lui con una certa dose di compiacimento da esperto navigante descrive, una delle cause di questo dissesto?

Antonella Luna

COMANDARE E’ FOTTERE.
Manuale politicamente scorretto per aspiranti carrieristi di successo.
Pier Luigi Celli – Editore Mondadori

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Commenti
Anonymous 17 Febbraio 2009 0:00

Apprezzo la domanda finale e mi unisco coralmente ad essa.
Ho preso il libro in prestito in biblioteca incuriosito dal titolo.
L’ho trovato non solo scritto male e poco chiaro, ma anche un affronto verso chi cerca faticosamente nel proprio lavoro non solo un legittimo stipendio e un’autoaffermazione, ma anche un’arena in cui cercare di mettere in pratica i propri ideali e valori.
Lo sconsiglio.

Anonymous 1 Luglio 2009 0:00

…e soprattutto, dopo che ha guadagnato milioni di euro facendo soffrire migliaia di suoi dipendenti (IPSE docet…), adesso è facile fare il piagnisteo.
Anche il coccodrillo lacrima dopo qualche boccone indigesto.
La credibilità di Celli in questo contesto è molto bassa

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