Leader cercasi per il PD
Quando dissi, prima delle ultime politiche, che Veltroni non ce l’avrebbe fatta perché troppo alto nessuno mi ha preso sul serio.
Le urne mi hanno dato ragione (non per la sua altezza direte voi, ma aspettate a trarre le conclusioni).
Poi il PD ha “testato” Renato Soru come possibile leader: fosse riuscito a battere il Premier, sceso in campo con determinazione alle elezioni regionali di Sardegna per stroncarne sul nascere la candidatura, oggi Veltroni sarebbe ancora al suo posto nei panni del traghettatore verso una segreteria Soru.
Il quale Soru, di suo, poteva pure farcela: fatto da sé, imprenditore, volto (relativamente) nuovo della politica.
Ma con un problema serio: anche lui troppo alto. 171 cm, quanto il Premier. E a partità d’altezza con il Premier non c’é storia.
Del resto alla sinistra italiana sembra non si possa chiedere di raccogliersi attorno a un progetto strategico: sembrerebbe nella logica delle cose, ma la divisione sembra essere l’unica strategia conosciuta.
Allora, in omaggio a una chiara tendenza suicida, ci si è affidati a Franceschini. Anche lui troppo alto. Che fare allora?
Suggerisco due azioni, che a mio modesto parere sarebbero in grado di raccogliere consensi e rilanciare l’opposizione:
1. obbligare i parlamentari a recarsi al lavoro, ponendo fine a una vergogna nazionale;
2. scegliere un leader credibile di altezza visibilmente inferiore a quella di Silvio Berlusconi, diciamo non superiore a 165 cm.
Perché questo? Qual recondito motivo attrae gli italiani verso il leader di statura non eccezionale (non dimentichiamo che 60 anni fa un uomo di 170 cm sarebbe stato ritenuto alto, poiché l’altezza media era inferiore ai 160 cm)?
Difficile dirlo, ma un’ipotesi mi piace avanzarla (senza la pretesa, ovvio, di esaurire il tema).
Le persone più alte sembrano avere maggiore successo.
Quelle meno alte sono spesso nella condizione di fare più fatica a emergere e moltiplicano gli sforzi per ottenere ciò che per altri sembra essere più a portata di mano.
E alla fine ce la fanno. Fassino e Rutelli si rassegnino: il loro successo politico sembra destinato a limitarsi a zone di confine.
Comunque, D’Alema è entrato in azione e qualcosa si muove (alcune indiscrezioni stanno emergendo dall’ambiente emiliano).
Da sempre il Premier è un estimatore di Bersani, che avrebbe voluto fra i suoi ministri nella precedente esperienza di governo.
Il PD ha bisogno di un leader in grado di contrastare il Premier: perché non proporre uno scambio alla pari Bersani-Brunetta?
In fondo il PD non sembra interessato a impiegare Bersani, uomo di indubbia intelligenza e preparazione, e potrebbe giovarsi di Brunetta.
Il quale presenta alcuni, chiari vantaggi:
1. è dichiaratamente socialista, arruolabile tutto sommato senza pregiudizio (o mi sbaglio?);
2. è sorridente;
3. è ironico e affatto condizionato dalla statura, che porta con disinvoltura e senza il peso dei pregiudizi che affliggono gran parte di noi;
4. potrebbe, prima o poi, decidere di estendere le misure adottate per combattere l’assenteismo nel pubblico impiego e costringere i parlamentari a lavorare.
Indiscrezioni parlano di incontri notturni a Villa San Martino. Vedremo.
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