Il manager post recessione
La stampa, italiana e internazionale, sta molto scrivendo circa il cambiamento di atteggiamento del manager di fronte al lavoro alla luce del difficile momento dell’economia.
Ho provato a fare una sintesi di opinioni che mi sono sembrate sensate e autorevoli, senza dimenticare quello che vivo e vedo giorno per giorno.
I manager hanno paura
Rapimenti, minacce, insulti pubblici e privati li fanno sentire bersagli in balia degli eventi che rischiano di non riuscire più a controllare. Si sentono delegittimati e socialmente retrocessi, con una fiducia in sé diminuita rispetto al passato. Ieri invidiati per i privilegi oggi passati alla gogna perché considerati responsabili di una specifica decisione, spesso localizzata, che fa scattare la rivolta sociale.
I manager sono diventati restii a cambiare azienda
Se vivono situazioni relativamente tranquille all’interno delle attuali organizzazioni sono più cauti che in passato a cambiare: sanno cosa lasciano, non cosa possono trovare.
I manager che lavorano in aziende “protette” soffrono più degli altri
In Italia più che all’estero, e specie nelle aziende che raramente si sono confrontate con il mercato, la recessione sta accelerando il processo di sgretolamento dei simboli esteriori del potere aziendale. Archiviato il prestigio, emerge la consapevolezza di trovarsi a ricoprire un ruolo che ha contenuti meno sostanziali di quanto si credesse. È ciò che succede soprattutto a chi, nel profondo, non si sente artefice del proprio successo.
Meglio i manager “vaccinati”
Chi , durante la propria carriera, è già passato attraverso momenti difficili e ha saputo uscirne, oggi è più incline a cogliere le opportunità che la crisi offre. I manager preparati sono consci della situazione, hanno fiducia in sé e sanno di poter contare sul proprio spirito d’iniziativa per sconfiggere la paura e cogliere le opportunità.
I rischi per imprenditori e azionisti
Sono rilevanti. La paura tende a paralizzare i dirigenti, le decisioni sono congelate, si pensa ai problemi di oggi e non alle opportunità di domani. Una situazione che va affrontata senza pensarci, perché domani potrebbe essere tardi.
Quale manager sopravviverà?
Sembrerebbe essere di fronte all’era glaciale del management, una vera e propria selezione naturale. Dalla quale dovrebbero emergere persone in possesso di alcune caratteristiche essenziali:
1. Preparazione tecnica inossidabile
2. Coraggio
3. Agire etico
4. Adattabilità al cambiamento
Archiviato quindi il cattivo leader, è forse venuto il momento del leader “buono” e capace, come ce lo dipingono le business school americane?
Non so come sia arrivato lì, ma un pensiero che non riesco a togliermi dalla mente dice che quattro schiaffoni ben dati non hanno mai ammazzato nessuno.
Molti in realtà ne meriterebbero anche otto di sberle.
A pensarci sopra qualcuno magari necessiterebbe di una diciassettina di sganassoni.
Mi fermo perché 17 è numero primo e non vorrei strafare, oltretutto ho anche altro a cui pensare.