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Pensioni e capacità negoziale

2 Maggio 2009 | di Arduino Mancini Politica, politici, politicanti - Sai negoziare?

L’apprendimento delle più elementari tecniche di negoziazione sembra essere trascurato da quanti in Italia si occupano dell’interesse generale.

Consideriamo ad esempio il tema delle pensioni. Indipendentemente dai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni il modello di comportamento non sembra cambiare.

Esponenti del governo, del mondo sindacale e del mondo imprenditoriale si muovono in ordine sparso, trattano fra loro in forme assai poco trasparenti, promuovono o difendono interessi dichiaratamente di parte, adottano soluzioni alle quali è evidente si dovrà mettere mano nel prossimo futuro.

È chiaro che toccare i diritti previdenziali è cosa delicatissima, che ha provocato turbolenze politiche e sociali in molti Paesi, spesso a causa delle intransigenze sindacali.

Ma quello che accade in Italia è che nella concezione delle parti negoziare una riforma pensionistica significa «aprire un tavolo» fra governo e parti sociali e poi vedere che succede, senza aver condiviso una diagnosi dei problemi presenti e potenziali senza una mappa chiare degli interessi in gioco e degli obiettivi di ciascuno.

Da un ampio studio pubblicato nel 2008 da Oxford University Press (lo «Handbopk of Pensìon Politics») Austria, Olanda, Spagna e Finlandia offrono numerosi esempi di riforme concertate (nel senso stretto e autentico del termine).

La riforma pensionistica finlandese del 2005 costituisce forse l’esempio più riuscito: le parti sociali hanno fatto quasi tutto da sole, senza l’aiuto di una commissione di esperti, grazie anche a un accordo bipartisan fra governo e opposizione, che ha consentito di superare le resistenze sindacali.

La distanza che ci separa da queste esperienze è enorme. Il problema italiano è che sulle grandi questioni che riguardano tutti i cittadini il sistema politico non è capace di seguire né la strada della concertazione: tutti quello che sembriamo essere capaci di fare è dividerci e cercare di ottenere vantaggi per la parte rappresentata: “Io vinco, tu perdi!”.

Eppure ci sono stati momenti, nella storia della nostra repubblica, nei quali siamo stati capaci di collaborare fattivamente nell’interesse collettivo: la Costituzione Italiana è ancora un esempio di accordo fra le parti che regge mirabilmente alla sfida del tempo.

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