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La scelta di Catherine

28 Settembre 2009 | di Arduino Mancini Conosci il Soffitto di cristallo? - Storie Storielle Storiacce


Catherine Bayley, 41 anni.

Avvocato esperto di controversie finanziarie, partner di un quotato studio legale internazionale: £ 800.000 il reddito pre-crisi, £400.000 nel 2009, con un impergno di 60 ore di lavoro settimanali.

Sposata con un medico affermato e madre di tre bambine: da 6 anni a 6 mesi.

La scorsa estate Catherine si è suicidada lasciandosi annegare nel Tamigi a Richmond, dove viveva.

“Depressione post parto”, per il medico.

“Un gesto che non poteva essere previsto in alcun modo” per il marito.

Mi astegno da commenti, sempre troppo semplici per chi vede le cose da fuori, per cercare di allargare la visuale.

Catherine non ce l’ha fatta, è rimasta schiacciata dal suo essere moglie e madre con una professione che esige 60 ore settimanali di lavoro (ne basterebbero 40 a rendere tutto problematico).

Se è vero che dobbiamo tutti interrogarci sul senso frenetico della nostra esistenza, una donna che si toglie la vita sotto il peso di impegni insostenibili ci dice che è il momento di progettare una società che elimini il soffitto di cristallo e renda possibile, anche per una donna, la realizzazione piena.

La stessa alla quale noi uomini abbiamo l’opportunità di aspirare.

Esistono Paesi che ce l’hanno fatta. Perché non provarci?

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Commenti
Anonymous 19 Ottobre 2009 0:00

sono 29 anni che faccio questo lavoro,negli ultimi 10 nei colloqui di lavoro dedico il 70% della discussione al tempo libero dei candidati e ai costi che sostengono per divertirsi,chi lavora per essere felice e non è felice solo perchè lavora ha il potenziale più alto per qualsiasi ruolo,mi permetto di fare queste affermazioni poichè ho rilevato un numero di successi decisamente più alto degli insuccessi.
C'è stato un fulmine scoccato da una mia collaboratrice a farmi prendere questa rotta.
p.rosica@cometagroup.it

Anonymous 20 Ottobre 2009 0:00

Sono una donna con piu anni di Catherine che lavora da sempre. Penso di aver avuto successo sia nel lavoro che nella famiglia ma questo successo è stato accompagnato da molte crisi. Penso che il segreto sia dedicare le priorità in base al periodo che stai attraversando. Ciò nonostante è molto dura dividersi non in 2 ma in 4. Purtroppo bisogna fare delle scelte ma noi donne non riusciamo perché vogliamo essere brave in tutti i campi: sul lavoro, amici, nella casa, crescere bene i figlimantenere un buon rapporto con il marito.

Anna 21 Ottobre 2009 0:00

Coincidenze… ricevuta mail da Sodalitas il 20 ottobre 2009:

4/11/09 – "Generatività: un percorso tra Accoglienza e Professione"

Si terrà il prossimo 4 novembre alle ore 9,30, presso l'Auditorium di Assolombarda (via Pantano, 9 Milano), il convegno "Generatività: un percorso tra Accoglienza e Professione" organizzato da Fondazione Sodalitas in collaborazione con AIED.

Sempre più imprese, oggi, avvertono l’esigenza di non disperdere il contributo professionale delle proprie dipendenti che, quando diventano madri, devono costruire nuovi equilibri tra la dimensione familiare e quella lavorativa.

E – nonostante i molti passi in avanti fatti registrare dalle politiche di Pari Opportunità – si avverte in modo sempre più diffuso il bisogno di costruire percorsi nuovi, per evitare che le donne debbano di fatto scegliere se privilegiare la sfera professionale comprimendo quella familiare, o se essere soprattutto mamme privando l’azienda per cui lavorano di una parte del loro contributo professionale.

Fondazione Sodalitas – assieme con AIED – ha scelto di condividere questa domanda con cinque gruppi di manager, professioniste e professionisti d’impresa e del nonprofit.

L’incontro del 4 novembre – corredato da relazioni originali e da una forte sollecitazione al diretto protagonismo dei partecipanti – rappresenta un’occasione unica e preziosa per contribuire direttamente a mandare avanti il discorso sui sentieri più promettenti.

Interverranno con testimonianze alcune delle organizzazioni coinvolte nel percorso: note imprese for profit e alcune organizzazioni nonprofit che hanno elaborato approcci innovativi capaci di “contaminare” il contesto tipicamente aziendale.

Ne parleranno:

Francesca Federigi – Mobility Manager, ABB

Daniela Arghetti – Settore Iniziative Sociali, Banca Popolare di Milano

Marco Pietripaoli – Direttore, Ciessevi Milano

Patrizia Miari – Direttore del personale, Koinè

Marco Bernardi – Responsabile Risorse Umane, L’Aquilone

Licia Vitale – VicePresidente, L’Aquilone

Pia Belli – Staff Risorse Umane, Spazio Giovani

Infine, il contributo scientifico della Prof.ssa Francesca Zajczyk (Università Milano Bicocca) contribuirà a ricondurre il tema agli orientamenti scientifici più recenti sul ruolo della donna nelle organizzazioni. Il tutto introdurrà i lavori di gruppo sui temi dell’azienda generativa, dell’armonizzazione, conciliazione e flessibilità e del ciclo della generatività e lavoro.

Anna Tagliati

Anonymous 31 Marzo 2010 0:00

Non conosco il mondo forense ed i suoi problemi, ma posso dire che anche nel mio settore (commercio) ci stanno rovinando la vita. Ho amiche con esaurimenti che arrivano a licenziarsi, che non si credono piu' in grado di rapportarsi con gli altri, che sono schizzate per come ci stanno organizzando la vita (gli assessori al commercio di Verona sono impazziti; essendo la nostra citta' una citta' turistica non esiste piu' nessun giorno di riposo nell'arco dell'anno, MAI, nemmeno a Natale). Io mi aiuto con un antidepressivo: sono a livello. E purtoppo non sono la sola.Mi auguro non si debba essere avvocato per essere ascoltate. Adele

AM 19 Aprile 2010 0:00

Ciao Adele,
spazio a commenti come il tuo sul mio blog ce n'é.
La questione del riposo è quetione seria ed effettivamente la situazione di chi lavora nel commercio è critica.
Che fare?
In alcuni paesi hanno deciso che per un giorno alla settimana i negozi debbono rimanere chiusi, in altri le decisioni sono centralizzate.
Hai provato a fare un'analisi attenta per la tua ricollocazione?.
A prersto leggerti,
Arduino

elena martini 8 Settembre 2013 0:00

L’articolo è del 2009, alcuni commenti del 2010. Ma sembra non essere cambiato quasi niente nella questione della conciliazione femminile tra tempi di vita e di lavoro, tra tempi per sé e tempi di cura, o su un altro piano, tra perfezionismo e sensi di colpa.
Non conosco delle Catherine, ma donne che nella Pubblica Amministrazione, nel commercio, nell’industria, nell’imprenditoria cercano di “tenere insieme” (conciliare prevede la combinazione di troppi fattori – privati, sociali, organizzativi – non sempre possibile nelle nostre realtà) lavoro, autorealizzazione e famiglia con stipendi molto più bassi della Catherine citata.
Sono anni che lavoro sulla leadership femminile o al femminile e, in tutti i corsi, quello della conciliazione resta sempre uno dei “nodi” centrali.
Grazie AM per aver rilanciato il tema!

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