Quando la speranza diventa la strategia dell'azionista
In tempo di crisi una nuova strategia sembra affermarsi: quella della speranza.
Da una ricerca della Hewitt New Bridge Street, condotta sulle 100 maggiori società quotate a Londra, si evince che le società campione hanno perso nel 2008 420 miliardi di sterline di controvalore, mentre lo stato ha dovuto spendere 1300 miliardi di sterline per salvarle.
Nello stesso tempo, i top manager delle stesse società hanno portato a casa stipendi per 312 milioni di sterline: più di 3 milioni ciascuno.
Altra ricerca da oltreoceano, riferisce il Sole 24 Ore, racconta che a Wall Street le maggiori società quotate corrisponderanno ai top manager nel 2009 bonus superiori del 30% a quelli del 2008.
Come spiegare tutto ciò? Perché un azionista paga un manager di più in tempi di vacche magre?
Difficile dirlo, ma l’idea che mi sono fatto è che la speranza si stia sempre più affermando come una strategia precisa per combattere la crisi.
Assumere un manager e affidargli un’impresa rimuove l’ansia, almeno per un po’. Ed è più semplice che progettare soluzioni consapevoli e durature.
Ma la speranza è una strategia costosa e perdente.
I top manager, graziosamente, ringraziano.
Tu come la vedi?