E un brano a lei dedicato da Francesco Guccini
Ingrid Betancourt, prigionia e libertà
Quanto siamo disposti a sacrificare in nome delle nostre idee?
Difendere un’idea giusta giustifica la rinuncia alla libertà?
Quanti comprenderebbero il senso e la portata del nostro sacrificio?
Vi propongo allora il profilo di una donna che, con la sua esperienza di segregazione, sembra aver mosso mezzo mondo.
Ingrid Betacourt è indissolubilmente legata a situazioni estreme: la Colombia, un paese duro e problematico, e un sequestro quinquennale.
Visti i riscontri mediatici si può certamente dire che ha saputo “usare” entrambe con grande lucidità per portare avanti le proprie istanze ed i propri valori.
Voi cosa ne pensate?
Nel video “Nella giungla”, pezzo inedito che Francesco Guccini ha dedicato a Ingrid Betancourt durante la prigionia.
Di seguito anche la sua biografia sintetica.
Nome
Ingrid Betancourt
Data e luogo di nascita
25 dicembre 1961 – Bogotà, Colombia
Contesto storico
Ingrid Betancourt, figlia di una senatrice e un diplomatico ha viaggiato a lungo fin dall’infanzia.
Ha studiato in Francia presso il prestigioso ed esclusivo centro degli studi politici di Parigi (Istitut de etudes politiques de Paris, meglio conosciuto come Sciences Po). In questo istituto si sono formati molti dei presidenti della Repubblica francese (quali, ad esempio: Chirac, Mitterand, Pompidou) e politici stranieri.
Si è sposata con un diplomatico francese e con la famiglia ha continuato a viaggiare a fianco del marito.
La Colombia è un paese con endemici problemi sociali e di narcotraffico: la situazione politica colombiana è precaria, tumultuosa e spesso violenta.
Ingrid Betancourt ha fondato il partito politico nazionale “Partito Verde Oxygeno”.
E’ stata sequestrata dalle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo) e la detenzione è durata 6 anni.
Dopo la sua liberazione ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui la Legion D’honneur dal Presidente francese e il Premio Principe delle Asturie in Spagna.
Successivamente alla drammatica esperienza del sequestro, ha creato una Fondazione che porta il suo nome e che ha molto seguito nel mondo.
Le radici della leadership
Ingrid Betancourt pone alla base del suo impegno politico la lotta per la difesa dei diritti umani, la battaglia contro la corruzione ed il narcotraffico.
Agli inizi degli anni 2000 la politica colombiana riteneva basilare continuare a dialogare con i terroristi al fine di giungere a un accordo. In occasione di uno di questi incontri in zona “demilitarizzata”, Ingrid Betancourt venne sequestrata. Il rapimento avviene nel 2002, il rilascio nel 2008.
La tesi portata avanti da I. Betancourt è che per tutti, sia egli ostaggio o sequestratore, la mancanza di libertà è la causa di ogni male.
Per l’ostaggio è come la mancanza di ossigeno.
Per il sequestratore, soprattutto per le donne e per i giovani colombiani di alcune zone difficili, l’assenza di libertà coincide con l’assenza di scelte. La logica conseguenza di questa posizione è che molti guerriglieri in Colombia e molti terroristi nel mondo sono il prodotto di mancanza di libertà. La libertà non è solo autodeterminazione ma anche cultura e consapevolezza.
L’esperienza di violenza prolungata cui è stata sottoposta ha confermato queste istanze e l’ha resa testimone vivente delle sue idee.
Ingrid Betancourt è già tornata, anche se per un solo giorno, in Colombia e segue le sue battaglie attraverso la fondazione che porta il suo nome.
Consigli bibliografici
Forse mi uccideranno domani – I. Betancourt – BUR Rizzoli, 2008
In tempi di crisi morale ed economica, quando è difficile avere ancora fiducia e credere a qualcosa/qualcuno, eppure si vorrebbe, è una fortuna che esistano persone capaci col loro esempio di risvegliare la parte
più nobile della gente e trascinarla; ed è una fortuna che si tratti di donne, per l'universalità del loro messaggio.
Mi chiedo se sia migliore la società che non ha bisogno di simili eroi, essendo essi il prodotto della sua decadenza, o se non rimanga pur sempre il dubbio di essersi persi qualcosa di bello.
Meglio una società che non ha bisogno di eroi o una società, pur con tutti i suoi limiti, che ci permette di apprezzarli?
Purtroppo, caro Anonimo, non possiamo scegliere.
Ma credo che sapere che, quando serve, questi eroi sappiamo produrli è quanto meno confortante.
A presto leggerti.
Arduino