La più efficace minaccia al successo personale? L’invidia
Sentite cosa ha da dire Bertrand Russell sull’invidia: la citazione (in grassetto) è liberamente tratta dal libro La conquista della felicità.
Di tutte le caratteristiche della natura umana, l’invidia è la più deprecabile.
La persona invidiosa desidera far del male e, se può farlo impunemente, mette in atto il suo desiderio. Inoltre l’invidia rende infelice anche lei.
Invece di provare piacere per ciò che ha, la persona invidiosa soffre per ciò che gli altri hanno. Se può, priva gli altri dei loro vantaggi, il che, per l’invidioso, è desiderabile quanto l’assicurarsi gli stessi vantaggi. (…)
Se desiderate la gloria potete invidiare Napoleone. Ma Napoleone invidiava Cesare, Cesare invidiava Alessandro, e Alessandro invidiava Ercole, che non è mai esistito.
Non si può, quindi, liberarsi dell’invidia soltanto mediante il successo poiché vi sarà sempre, nella storia o nella leggenda, qualche persona che ha avuto maggior fortuna di noi.
In conclusione, se si lascia libero corso all’invidia, essa diventa fatale per tutto ciò che eccelle: perché induce a convogliare le energie verso la limitazione del successo altrui piuttosto che a impiegarle per costruire il proprio.
Tu cosa ne pensi?
Bel post.
Quante energie vengono distolte da se stessi e dall'azienda per invidia nei confronti degli altri?
Ma basta la forza della volontà e la ragione per limitare l'influsso negativo dell'invidia?
R.
Caro Anonimo,
Dipende molto dalle persone.
Bastano forza di volontà e ragione?
Non sempre.
La cosa più preziosa è sicuramente l'equilibrio.
A presto leggerti.
Arduino
mio padre m'ha sempre detto che di tutti i peccati capitali l'invidia è l'unico che non valga la pena di avere proprio perché è l'unico che non dà gioie o soddisfazioni.
mentre il goloso gode a mangiare, l'avaro ad arricchirsi, il lussurioso ad abbandonarsi negli amplessi, il superbo a autoincensarsi, il pigro a oziare e l'iracondo a sclerare, l'invidioso non avrà un attimo di godimento nella sua vita, perché sempre e sempre ci sarà qualcuno più felice di lui.
ps: complimenti per il blog, è piacevolissimo ed istruttivo!
Chiara
Il mondo del lavoro di oggi(e non solo) premia economicamente tutti e sette i vizi capitali in modo molto più marcato che in passato. A 40 anni, con due figlie e senza la possilità di dare loro una carta da giocare, mi viene voglia di diventare un giustiziere. Cominciando da quelli che frecciano tra i pedoni al mattino mentre vado al lavoro… A presto
Grazie Chiara, e complimenti a tuo papà per la saggezza: riconoscere passioni e debolezze è segno di equilibrio.
All'Anonimo che l'ha seguita dico invece che non sempre "la carta da giocare" data alle figlie è cosa produttiva per loro.
Conosco persone capaci di costruirsi le carte e molti di più capaci di bruciarla.
Coraggio.
A presto leggervi,
Arduino
Se a ciascun l’interno affanno
Si leggesse in fronte scritto
Quanti mai, che invidia fanno
Ci farebbero pietà!
Pietro Metastasio, Aforismi
Grazie Eugenio!
Un tema davvero centrale, forse ancora di più di quello che si pensa: sottoscrivo il richiamo al peccato capitale. Come tutti i peccati capitali esso rappresenta una debolezza insita nell’uomo, cui -con più o meno efficacia- è possibile difendersi. Il problema non è l’insorgere dell’invidia, ma la sua accettazione sociale, particolarmente diffusa in Italia e in generale nel vecchio continente.
Montanelli diceva “l’italiano quando vede una bella macchina, non desidera una bella macchina anche per sé ma vuole tagliarle le gomme”. Non ricorda la cronaca di questi giorni sulla Jaguar del capo dei forconi?
Andrò a leggermi questo libro.
Ma ne consiglio un’altro assai ricco di spiegazioni sul COME l’invidia agisce nella società: L’invidia e la società di Helmut Schoeck http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=3228
Ciao Lorenzo,
scusa il ritardo.
Pregebvole intervento e ottimo consiglio, che accolgo con piacere.
A presto e… Auguri!
Arduino