Lavorare 18 ore al giorno e vivere felici
All’affermazione che la Fiat in Italia non produce un euro di utile, e che se dovesse fare i conti solo sulla redditività dovrebbe decidere di lasciare il paese, moltissimi si sono sentiti di rispondere come se avesse detto qualcosa di nuovo.
Ma un’affermazione mi ha colpito più delle altre. Riporto fedelmente domande e risposte.
Ho letto che lei lavora 20 ore al giorno e dorme poco.
20 sono troppe, mettiamo 18.
Tante eh…
Non capisco perché. Perché uno deve lavorare 18 ore al giorno.
Senso del dovere.
Non conosco personalmente Sergio Marchionne: mi sento di dire che il salvataggio della Fiat e il suo rilancio, con l’acquisto di fatto della Chrysler, all’estero riferiscono sul suo indiscutibile valore professionale.
Vorrei tuttavia cogliere lo spunto per fare alcune riflessioni sui manager che lavorano un numero di ore largamente superiore a quello atteso, che potremmo ricondurre alle 8-12 ore al giorno.
Il primo commento che mi viene è che, accanto al dovere verso l’organizzazione, esiste il dovere verso la famiglia e gli affetti: più di 14-18 ore al giorno dedicate al lavoro lasciano poco spazio per tutto il resto.
Il pensiero corre poi alle ragioni che spingono a una tale dedizione.
Ho conosciuto molti manager stacanovisti.
Ricordo chi mi confidava, con un pizzico di compiacimento, problemi familiari di varia natura generati dalla loro dedizione al lavoro, sopportati per “senso del dovere”.
Ne ricordo altri attanagliati dal terrore che i collaboratori facessero errori irrimediabili, o che imparassero troppo, fino a rendere inutile la loro presenza.
Altri ancora molto concentrati su “quanto” ci fosse da fare, ritornando in modo quasi ossessivo al carico di lavoro, piuttosto che su “cosa”.
Per non parlare dei “tiratardi”, quelli che hanno letto il dodecalogo del lavoratore instancabile e si concentrano diligentemente nella sua applicazione.
Elenco incompleto: sentitevi pure di integrarlo.
Difficilmente troverete, nei casi che andrete a elencare, un soddisfacente equilibrio fra vita personale e vita professionale.
Credo di non sbagliare nell’affermare che un’organizzazione che chiede alle persone, anche a capi o proprietari in possesso di spiccato senso del dovere, di lavorare oltre limiti sostenibili ha problemi di varia natura da superare.
Ai manager che amano rendere pubblico, con compiacimento, il loro impegno oltre misura rispondo che esso non ha niente di eroico.
P.S. Una raccomandazione a Fabio Fazio: mi piacerebbe che le sue interviste fossero tali, e cioè con un minimo di “pepe” giornalistico. Interviste come quella di Marchionne lasciano il sospetto di domande precedendemente negoziate con l’Ufficio Stampa. Ma sono certo che questa non sia pratica che Fazio segue.
Lei ha stra-ragione.
Una domanda che avrei fatto a Marchionne è se ritiene giusto che il compenso dell'AD sia dell'ordine di grandezza della somma di un centinaio di operai. E' giusto questo?
E' giusto che i manager più alti vengano premiati nonostante l'uso della cassa integrazione (non vista qui come aiuto di stato, ma piuttosto come prova di una situazione di emergenza)?
Niente, invece.
E quel tono fantozziano "senta Dr. Marchionne", mentre la settimana successiva non mi sembra di aver sentito Prof. Eco o Dr. Eco.
Buon pomeriggio Ale,
il post apre, non ce lo neghiamo, la questione dell'atteggiamento dei giornalisti nei confronti degli uomini di potere.
E il tema della retribuzione dei top manager.
Marchionne ha dichiarato ultimamente che lui lavora molto e non fa vacanze. Ho letto, fra le righe, uno stridente compiaciment.
Avrei apprezzato un commento quale: lo stipendio di un manager lo fa il mercato. Punto.
ma su questo tornerò, ne sia certo.
A presto leggerla.
Arduino
Mahh….piu'che a Marchionne sarebbe interessante parlare di tanti impiegati/e che per il loro ruolo e le responsabilita' lavorano 10/12/14 ore al giorno sacrificando sabati e domeniche con uno stipendio fisso un bonus pari a poco e un impegno spesso trascurato dal loro superiore. Famiglia,genitori,attivita' sportiva, amici/e tempo libero vengono spesso sacrificati in virtu' solo della propria responsabilita'……speriamo esista il paradiso
Leggendo la parte dell'intervista di Marchionne dove parla di quante ore lavora, mi e' tornato alla mente quello che diceva il "nostro amato" premier Berlusconi, durante una delle sue tante campagne elettorali, anche lui sosteneva di lavorare un numero di ore incredibili.
Vorrei sapere quante ore sono costretti a lavorare i collaboratori piu' stretti di "Super Marchionne" , non credo molte di meno rispetto al loro "capo", inmagino sicuramente molto meno pagate.
Cosa ne pensi?
Marchionne non mi fa' per niente pena per il suo "sacrificio", vorrei invece parlare dei tanti e delle tante lavoratrici e lavoratori che sono costretti a lavorare molte ore straordinarie, che pero' non gli vengono pagate, visto che magari la ditta presso dove sono inpiegati versa in un periodo di cassa, questo non si puo' cosiderare sfruttamento o ricatto (se non lo fai puoi andartene senza problemi)?
Vi posso garantire di situazioni come queste mi e' capitato di sentirne diverse.
Provo a rispondere ai vari messaggi, che sembrano tutti orientati ad affermare, concordemente, che:
– i capi che lavorano tanto, siano essi politici o capi d'azienda, sono ansiosi di vedere riconosciuto il loro sacrificio;
– i loro più stretti collaboratorisono meno pagati ma debbono tenere i ritmi del capo, quindi fanno la stessa vitaccia;
– esistono poi altre persone, lontane dalla vetta, che per ragioni contingenti (cassa, clima organizzativo, organizzazione del lavoro,…)sono costrette a lavorare molto più del dovuto senza particolari riconoscimenti.
Cosa ne penso?
Farei fatica ad argomentare contro le vostre tesi e aggiungo: – non c'é merito nel guidare un'organizzazione che chiede alle persone un impegno al limite dell'umano;
– non vedo eroismi anche a chiedere un impegno di tal fatta a se stessi, sacrificando anche gli affetti;
– non ho mai visto di buon occhio le organizzazioni che chiedono alle persone un certo tipo di impegno senza legarlo a un accordo e al compenso.
Credo che i parametri che regolano la formazione di una retribuzione siano principalmente il tempo e, soprattutto, il vantaggio che la persona riesce a garantire all'azienda in relazione al mercato. A questa legge, dura, non possiamo sfuggire.
A presto leggervi,
Arduino
Sono d’accordo con il tuo post e l’ultimo commento. Non ci trovo nulla di eroico, né di elevata caratura, nel lavorare tanto compiacendosi per giunta e pretendere che i collaboratori facciano lo stesso senza una adeguata retribuzione. Piuttosto privilegerei la qualità del lavoro svolto e la flessibilità nell’adeguarsi in ruoli e mansioni diverse. Ma, purtroppo, sappiamo che ciò non avviene in una buona parte delle nostre imprese (medio-grandi, specialmente).
Ad ogni modo un lavoratore/dirigente/imprenditore dedito esclusivamente al lavoro non è sicuramente una persona equilibrata, poiché avrà sicuramente carenze affettive/psicologiche/familiari abbastanza evidenti che non gli consentono di vivere una vita serena.
Ogni persona che decide di lavorare 18 ore al giorno,per senso del dovere o per imposizione da parte del proprietario,decide in cuor suo di svolgere una vita indipendente e solitaria perchè povera di affetti e vita familiare.
Per esperienza posso dire con certezza(dopo la fine del mio matrimonio che è stata causata proprio dalle troppe ore di lavoro che davano poco spazio alla vita di coppia e alla vita familiare)che dopo tanti sacrifici e molti guadagni(quando ci sono)la persona si rende conto che attorno a se si è creata terra bruciata e che la sua vita è rimasta arida e vuota.
Consiglio a chi ne ha ancora la possibilita’ di vivere con poco,ma vivere sereni e in famiglia.
L ‘ OMS ( l ‘ organizzazione mondiale sulla salute ) dice : per stare bene ci deve essre equilibrio tra : bio – psico – sociale ……
Son balle per il popolino. Piu’ in alto si va, piu’ si delega e meno si lavora. Si tende a far lavorare gli altri che per lavorare motivati devono necessariamente credere che il capo lavori sempre.
Fonte: io.( Archetipo vivente di verità assolute )
Ovvio
Ma se sei un top manager sei sempre reperibile, sei esposto pubblicamente, hai enormi responsabilità, ed inoltre puoi scordarti di fare meno di 12 ore al giorno 5 giorni su 7.
Sei cmq inchiodato in un’azienda, su un taxi o su un aereo.
Quindi non vedi alternative Luca?
Il top manager è comunque destinato alle 12 ore al giorno 5 giorni su 7?
Grazie e a presto leggerti.
Arduino
Uno dei miei più grandi mentori, un Vice President di una multinazionale americana, mi disse, nel lontano 1991: “se uno trascorre 15-18 ore al giorno a lavorare, significa una cosa sola: bad planning. Se invece uno lavora le sue 8 ore, poi va a giocare a golf o a tennis, poi va a casa dalla sua famiglia, il giorno dopo avrà il cervello riposato e pieno di nuove idee e ricchezza da dare al mondo, anche all’azienda”. Sono solo d’accordo con lui. Ciao!
Daniela
Ci uniamo al plauso.
Grazie e a presto leggerti.
Arduino
Buongiorno,
Le informazioni che circolano su Marchionne dovrebbero farci riflettere sui valori che ci vengono trasmessi e sulla tipologia di informazioni che vengono propinate dei media italiani.
Stiamo parlando di un manager assurdamente stra-pagato che lavora 18 ore al giorno nel gestire un’azienda pseudo-fallimentare sostenuta da decine di anni dai soli incentivi e supporti economici forniti dallo Stato Italiano.
E ce lo vendono pure come “un modello di manager italiano”.
Mi chiedo cosa penseranno di noi i nostri figli, e i figli dei loro figli, quando capiranno la triste realtà che abbiamo lasciato nelle loro mani.
Cordialmente,
Stefano
La questione del feedback alle persone che detengono il potere è questione annosa, Stefano.
Marchionne è persona con molte qualità che a mio avviso commette errori di gestione, specie nel suo tempo.
Non so se hai letto questo articolo: https://www.tibicon.net/2013/06/il-capo-e-laccettazione-del-feedback.html
Affronteremo questo tema scendendo dall’aereo.
Resta con noi.
A presto leggerti.
Arduino