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Ma che cos’è il Festivaletteratura?

7 Novembre 2010 | di Arduino Mancini Capitale intellettuale, Proprietà Intellettuale

A due mesi dal Festivaletteratura di Mantova 2010, e al comparire delle prime nebbie, mi trovo a ricordare con entusiasmo quella settimana appassionante e provare a condividerla con voi.

Mi piace l’idea di ritornare con la mente a quei giorni, perché sono un’occasione unica o quasi per chi ama la letteratura e non disdegna il bagno di folla.

Faccio la conta dei libri che ho letto su suggerimento degli autori e dei lettori che ho incontrato per caso o per scelta.

Perché, in effetti, per una piccola città come Mantova il successo di pubblico è stato crescente negli anni (siamo al tredicesimo) e le decine di migliaia di persone tra lettori, addetti ai lavori, fotografi, che girano per la città creano un’atmosfera surreale.

Surreale perché le persone partecipano e si mettono in coda per sentire parlare di libri, per chiedere ai loro autori, per parlare con loro, per camminare con loro nei boschi, nella città, di giorno e di notte

Qualche imprevisto come sempre, le lunghe code di chi non ha trovato i biglietti e di chi ha scoperto un evento che non aveva notato nel programma non cambiano l’umore generale e diventano occasioni per chiacchiere con sconosciuti dal comune sentire.

Tutt’intorno corrono gli organizzatori, le magliette blu (i volontari spesso suddivisi su due fronti: gli studenti svogliati costretti dal “debito formativo incombente” e gli appassionati lettori che vogliono dare il loro contributo), gli sponsor, gli editori, anche qui il marketing e la comunicazione la fanno da padrone.

Quest’anno, tra gli altri, mi piace ricordare che:

•    c’è stata qualche sommossa per Augias (un vero scrittore culto, vista la marea umana che ha seguito i suoi eventi) ma l’autore è riuscito a trascinare i suoi ascoltatori nelle sue storie-ricerche con misurato carisma;

•    la monografia dedicata ad Amos Oz ha richiesto ben tre incontri per parlare con l’autore israeliano e toccare i tanti risvolti del suo scrivere;

•    il Pensatoio è la libreria delle favole e del formaggio… ma ve ne parlerò in un’altra occasione;

•    la musica di Paolo Fresu ha accompagnato i versi di Emily Dickinson letta magistralmente da Milena Vukotic.

Il leit motif di molti incontri è stato:

perché resto con Mondadori, Einaudi, in altre parole perché detesto Berlusconi come politico ma mi faccio pubblicare i libri dalle sue case editrici?

Diverse le risposte.

Dalle motivazioni naif di Ammaniti: “il gruppo che lavora con lui, i rapporti umani,… Berlusconi non c’entra ma se diventasse una casa editrice di regime allora cambierei…”.

Al romanesco di Pennacchi che, tra una parolaccia e l’altra, dice che la rivoluzione non la fanno gli scrittori: perché deve rimetterci lui? che si ribelli qualcun altro! Punti di vista o punti di interesse?!

Per finire con chi esulta per essere pubblicato da qualcun altro e non dover rispondere alla domanda

In conclusione, il Festival è chiacchiere letterarie, incontrare Margherita Hack per strada, cenare di fianco a Lucarelli, seguire uno spettacolo in platea con Marcorè, consultare libri con Kureishi, vedere mille volti di mille colori e sentire lingue diverse che parlano della stessa cosa.

Insomma una boccata d’aria lontano da tronisti, grandi fratelli, veline, anche se il divismo non è mancato: il premio nobel Naipaul (ultimo libro, La maschera dell’Africa) ha litigato con l’intervistatrice e se n’è andato!

Scoop per tutti, ma senza alzare i toni.

Come sempre, buona lettura a tutti.

Rosvita

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