Perché un amministratore delegato può guadagnare 400 volte più di un operaio?
Il 16 settembre scorso l’amministratore delegato della Fiat è stato contestato da alcuni operai facenti parte di un presidio sindacale.
Uno di questi gli ha chiesto se ritenesse giusto essere pagato 400 volte il salario più basso della Fiat.
Incontrando i giornalisti subito dopo, nella conferenza stampa a margine dell’assemblea degli azionisti, Marchionne ha dichiarato:
“Voglio rispondere alla domanda che mi hanno fatto fuori, se sia giusto che io venga pagato 400 volte il salario più basso di quest’azienda. Intanto la relazione è sbagliata, perché bisogna fare il calcolo su un salario medio pagato dalla Fiat in tutte le parti del mondo. A parte questo, io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita qui. Domandi quando è l’ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo”.
I capi, anche a livelli altissimi, tendono a misurare il loro contributo all’impresa sulla base del numero di ore trascorso al lavoro, dimenticando che il loro lavoro è e deve essere concepito come valore proveniente da una conoscenza, competenza ed esperienza capaci di garantire risultati che non si ottengono necessariamente lavorando a lungo.
Altrimenti Marchionne, che asserisce di lavorare 18 ore al giorno, dovrebbe guadagnare poco più del doppio di un operaio della Fiat.
La risposta che mi sarei aspettato dall’amministratore delegato è questa:
il mio stipendio lo decide il consiglio di amministrazione e lo fa secondo regole di mercato, che tengono conto dei profitti attesi dalla gestione di un manager della mia statura.
Su questo c’é poco da dire.
Le regole del mercato sono spesso definite da chi poi ne trae vantaggio proprio. Gli esempi dei recenti tracolli finanziari ne sono un esempio. Ci sono anche regole "morali". Io non ho niente in contrario al fatto che un dirigente guadagni più di un operaio. Ma vorrei sapere, ad esempio, di quanto si sia ridotto lo stipendio Marchionne a fronte della cassa integrazione a cui ha sottoposto i suoi lavoratori. Un'azienda in crisi che mette in cassa integrazione i propri dipendenti e che poi distribuisce premi per milioni di euro al suo presidente (Montezemolo) e al suo CEO (Marchionne), mi lascia molto perplesso…
Gian Luca
Ciao Gian Luca,
non credo che Montezemolo (che ha lasciato l'azienda) o Marchionne si siano ridotti lo stipendio.
Credo anche che tu abbia ragione nel parlare di regole morali, che dovrebbero vederci mettere dei limiti a certi livelli di guadagno.
Sono tornati i bonus di decine di milioni a manager di istituti di credito salvati dallo stato, il che significa che gli stessi bonus sono pagati almerno in parte con il denaro sei contribuenti.
Tuttavia, dobbiamo riconoscere che il meccanismo è questo e che gli azionisti decidono loro come retribuire i propri manager, e lo fanno sulla base dei profitti attesi: questi ultimi sono frutto anche delle ore di cassa integrazione.
Non ti piace? Confesso, neanche a me.
Ciò che mi ha colpito della dichiarazione di Marchionne, tema sul quale tornerò, è la tendenza dei manager ad agganciare la loro retribuzione all'impegno personale invece che al contrubuto di conoscenza ed esperienza dei quali sono portatori.
grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino