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Cosa non avrebbe fatto Placido per il suo film su Vallanzasca?

Vittorio Pappalardo è un imprenditore che produce poltrone.

Ma non poltrone qualsiasi: poltrone di pregio che pochi possono permettersi.

E quando vuole farsi un po’ di pubblicità lui le poltrone le regala a un VIP: per caso passa una cinepresa o una macchina fotografica e il gioco è fatto. Così va il mondo, tutti dobbiamo vivere.

Dal sito di Pappalardo apprendo che le poltrone le ha regalate a Giancarlo Elia Valori, Emma Marcegaglia, il Cardinale di Napoli e perfino al Presidente della Repubblica: una strategia di comunicazione dichiarata.

Poi è venuta l’uscita del film di Placido su Vallanzasca: volete sapere cosa è successo?

L’imprenditore ha pensato bene di lanciare una poltrona alla quale ha dato il nome dell’omonimo criminale.

Obiettivo? Una conferenza stampa con tanto di presenza del cast: a tutti l’imprenditore ha regalato una poltrona in gessato stile anni 30 (ma che c’entra con Vallanzasca con gli anni 30?) con tanto di fondina per alloggiare un’arma da fuoco.

Vi invito a interrogare “Google Immagini” con le parole chiave “poltrona Vallanzasca” per vedere le facce imbarazzate degli attori: l’unico che sembrava divertirsi era proprio Michele Placido, il quale non poteva che promuovere il film.

Sul sito dell’imprenditore (www.vittoriopappalardo.com) potete trovare la cronaca dell’evento.

Non vorrei sembrarvi rigido, ma trovo tutto questo di pessimo gusto.

L’Associazione Vittime del Dovere ha chiesto al Governo di presentare un provvedimento di legge che impedisca agli autori di reati di trarre profitto dalla narrazione delle loro azioni criminose: i proventi da queste opere sarebbero raccolti in un fondo gestito dallo Stato. Vedremo se succederà.

Ma come comportarci con imprenditori che comunque cercano di trarre profitto dal nome di personaggi legati a fatti criminosi? Ho due proposte.

Prima di tutto chiederei loro se il loro comportamento sarebbe identico se avessero perduto una persona cara per mano del criminale in questione.

Poi suggerirei all’Associazione delle Vittime del Dovere di registrare come marchio commerciale il nome dei criminali legati alle vittime.

Questo non garantirebbe diritto di veto assoluto (le casistiche sono ampie) ma costringerebbe chiunque volesse intraprendere delle iniziative di sfruttamento commerciale almeno a discutere con l’Associazione: un po’ di “cagnara” mediatica costringerebbe l’opinione pubblica a prendere consapevolezza del tema.

Voi che ne pensate?

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Commenti
paola d.l. 5 Aprile 2011 0:00

Anche io trovo questo di pessimo gusto….
Personalmente ritengo che questi film siano dei modelli imitativi negativi sia per persone poco equilibrate (..e purtroppo ne esistono molte), sia per giovani che non sanno ancora discernere. Inoltre sono solidale con le famiglie delle vittime: io stessa mi sentirei di denunciare la situazione che procura solamente soldi per le tasche di chi produce il film…

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