Il marchio è di destra o di sinistra?
Dopo mesi di lavoro siamo finalmente in grado di presentarvi la seconda edizione dello studio
Il marchio è di destra o di sinistra?
Il ruolo della proprietà intellettuale nella strategia dei partiti italiani
Dico “siamo” perché decisive sono state la consulenza legale dall’avv. Claudia Scapicchio (partner dello Studio legale Jacobacci Sterpi Francetti Regoli De Haas & Associati) e la collaborazione dell’avv. Nicola Infante (Studio Legale Allen & Overy): senza la loro competenza e la loro passione difficilmente sarei riuscito a presentarvi un’opera quale quella che avete la possibilità di scaricare.
Perché uno studio sulla tutela dei nomi/simboli dei partiti?
La ragione risiede nell’elevato numero di conflitti esistenti o potenziali, generati prevalentemente da un comportamento approssimativo dei partiti, che tendono ad adottare una tutela del nome/simbolo inadeguata o comunque non in grado di prevenire possibili contenziosi.
Nel panorama generale assume infatti sempre maggiore importanza la tutela del nome/simbolo di partito anche come marchio: le regole che governano la tutela del marchio in organizzazioni che hanno il profitto come obiettivo rivestono un ruolo di primo piano anche in politica.
Inoltre, è evidente l’esigenza di un’informazione di carattere tecnico/strategico professionale che aiuti il pubblico a interpretare i fatti e i comportamenti dei partiti: ci auguriamo di essere riusciti a offrire, per questo, un contributo apprezzabile.
Vediamo ora i principali risultati dello studio.
- Titolari di nomi a dominio e marchi sono quasi sempre persone fisiche che occupano posizioni di rilievo nel partito: questo rafforza la posizione del titolare e indebolisce quella del partito in un ipotetico contenzioso.
- La contesa fra PdL e FLI per l’uso del simbolo dopo l’uscita di Fini vede il PdL in vantaggio: secondo i documenti ufficiali, può continuare a utilizzare nome e simbolo almeno fino al suo scioglimento.
- Ad oggi, il marchio “Italia dei Valori” non risulta rinnovato e la tutela del nome di partito è affidata al dominio italiadeivalori.it, riservato da Susanna Mazzoleni, consorte di Antonio Di Pietro.
- Secondo le evidenze, non è del FLI, ma di Giuseppe Gabriele Buffardeci il diritto all’uso del marchio “Futuro e Libertà”: Buffardeci è, infatti, titolare del dominio futuroeliberta.it (registrato prima di tutti gli altri segni identici o simili), utilizzato dall’associazione Futuro e Libertà, vicina al PdL.
- Scenderà in politica Luca Cordero di Montezemolo? Se lo farà, difficilmente userà il nome Italia Futura, perché le evidenze assegnano il diritto all’uso del nome a Francesco Schillaci (titolare del dominio italiafutura.org, che rimanda al sito web del partito Italia Futura in Europa).
- SEL modifica nel 2011 il dominio del proprio sito web, passando da sinistraeliberta.eu a sinistraecologialiberta.it. Questo perché il dominio sinistraeliberta.it è stato registrato dal Partito Socialista prima di tutti gli altri segni identici o simili: prove tecniche di contenzioso?
- Sarà Il Polo della Nazione il nome del Terzo Polo? Probabile, perché Cesa e Bocchino hanno già depositato la domanda di registrazione come marchio.
- Chi, fra DC e UDC, rinuncerà allo scudo crociato? Recenti sentenze di ultimo grado ne consentono l’uso a entrambi, ma lo spazio politico per due scudi crociati sembra essere limitato. E se l’UDC fonda Il Polo della Nazione…
- Torna il Partito Comunista Italiano? È stata depositata la domanda di registrazione del nome come marchio mentre i domini partitocomunistaitaliano.it e .com sono riservati da tale ing. Luigi Rocco.
Le evidenze dell’analisi dei nomi di partito in relazione alla percezione del pubblico.
- I nomi più originali sono Partito Democratico e Lega Nord, perché contengono parole non ricorrenti negli altri nomi di partito.
- Esiste marcata confondibilità fra nomi di partito e acronimi: eclatante il caso di PD e PDL (i principali partiti italiani differiscono solo per una L);
- Può essere “Italia” il nuovo nome del PdL, come da più parti si ipotizza? Ne dubitiamo, perché la parola Italia ricorre in molti partiti italiani e assai difficilmente, sotto il profilo tecnico, potrebbe considerarsi patrimonio esclusivo di un solo partito politico.
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