Cosa faranno, un giorno, gli invisibili?
Secondo una ricerca di qualche mese fa a opera di Confartigianato in Italia ci sarebbero 900.000 giovani fra i 15 e i 29 anni che né studiano né lavorano: la stampa li ha definiti gli “invisibili”.
Due terzi sono al sud, i rimanenti si suddividono equamente fra nord e centro Italia. La ricerca si ferma su altre utili informazioni, quale per esempio l’aumento del lavoro nero, specie quello a carattere artigianale.
Io vorrei fermarmi un momento sul tema del lavoro, facendomi una domanda: come si guadagneranno da vivere in futuro questi 900.000 giovani?
Avanziamo qualche ipotesi.
- Non lavorano, non cercano lavoro e intendono vivere di quello che possono offrire loro i genitori. Rimasti soli, consumeranno quanto avranno avuto in eredità.
- Lavorano quando trovano qualcosa da fare, vivendo in famiglia e aspettando tempi migliori. Facendo della speranza la loro strategia.
- Lavorano in nero, sperando di emergere fra coloro che esistono. Prima o poi.
- Sono impiegati in attività illegali.
Non so se ho esaurito le possibilità, non mi viene in mente altro.
Tuttavia, faremmo cosa buona a non liquidare queste ipotesi come chiacchiere che seguono le solite statistiche sfornate dall’ente di turno per uscire sui giornali.
La più benevola fra le 4 ipotesi parla di lavoro nero: tutte le altre consumano ricchezza.
Fra questi 900.000 ragazzi ci possono o ci potranno essere i nostri figli, il figli di nostri conoscenti e famigliari: persone che ci sono vicine.
Cosa possiamo fare per loro? Come possiamo aiutarli? Quale strategia possiamo pensare per loro?
Io ne conosco una sola: creare le condizioni affinché sempre più giovani possano avere accesso a un livello di istruzione superiore e siano consapevoli della sua importanza, perché solo attraverso la conoscenza individuale possiamo pensare di crescere come nazione.
Lo so, dico questo in un momento in cui le statistiche parlano di iscrizioni all’università che diminuiscono e gli atenei sembrano diventati posti per ricchi.
Ma non abbiamo altra scelta che invertire la tendenza: anche attraverso la capacità dei governi di intraprendere questa strada.
Cosa ne pensi?
Mancio, hai ragione.
Hola, Elio
Ogni tanto leggo questo blog, e lo trovo molto interessante e istruttivo complimenti al curatore, anche l’articolo sull’esercito degli invisibili è molto aderente alla realtà, è il problema principale della nostra società purtroppo. Condivido il fatto che l’istruzione sia molto importante sopratutto per noi stessi, e forse,aiuta anche a trovare un buon lavoro che ci piace e ci permette di vivere degnamente, ma troppo spesso non è così. Viviamo in una nazione dove è molto difficile creare le condizioni affinchè, tutti i cittadini di qualunque ceto sociale abbiano pari opportunità per accedere al mondo del lavoro. Le occasioni non mancano certo, ma guardacaso sono sempre gli “eletti” che possono accedervi e raramente gente qualunque, pure preparata e capace.
Io la vedo sempre più dura per i nostri figli, che fanno parte degli invisibili, diventare visibili e ritagliarsi un loro spazio nella società.
Tiziana
E’ la prima volta che mi trovo parzialmente in disaccordo.
Certo l’istruzione è importante ma il lavoro manuale o artigianale deve avere la stessa dignità. Il problema è che la nostra società non lo valorizza e molti giovani non lo prendono neanche in considerazione. Infatti l’occupazione cresce per i non nati in Italia ma è ferma per noi nonostante i “timidi cenni di ripresa” (ho letto questi dati su “La Stampa” di sabato 2 aprile).
Speriamo di avere sempre più laureati capaci e preparati ma … benvenuto a chi lavora con le mani!
Potrebbe essere un ottima scelta per non essere più “invisibile” ma dobbiamo darle il giusto riconoscimento sociale … considerato anche che quello materiale spesso c’è già.
Ringrazio tutti per il contributo e Gigliola per offrirmi l’opportunità di chiarire meglio il mio pensiero.
Lungi da me l’idea di disdegnare il lavoro manuale.
Quello che sta accadendo è che i governi non capiscono che la competitività passa attraverso saperi di superiore qualità: e non sembrano curarsene.
Sono anche consapevole del fatto che il lavoro artigiano è pregiato e sempre più raro ma inutile negare che la costruzione di una professione passa anche attraverso conoscenze che non si limitano al saper fare.
In questo senso l’università rappresenta la punta di una situazione estremamente preoccupante.
Grazie a tutto per i commenti e a presto leggervi.
Arduino
Sono d’accordo che più un individuo ha conoscenza, più è forte. Per cui è necessario che la cultura sia difesa e potenziata.
Bravo Arduino! Mi trovi completamente d’accordo.
Arrivederci a Campo anche quest’anno.
Buongiorno ;
ho letto con interesse i commenti sull’argomento presentato …
Vi trovo scritte cose molto giuste , seppur appartenenti a diversi
punti di vista.
Ve ne presento un altro : ma siamo sicuri che i ragazzi oggi siano
“vittime” del sistema e che sia colpa di tutti noi se si trovano in tale condizione?
Io ritengo che alla base ci sia anche una mancanza di carattere
da parte loro …
Personalmente ricordo che “ai miei tempi” (che frase terribile)
c’erano meno soldi in tasca di quelli che oggi hanno loro , pur anche preso di esempio un ragazzo che non lavora e che viene sostenuto dalla famiglia …
E perche ? io che facevo?
..la situazione era la stessa , forse pure peggio: austerity , cassa integrazione dei miei che erano ceramisti , e io ricordo che giravo con le stesse 10.000 lire in tasca per delle settimane …..
ma siamo davvero sicuri che ce li abbiamo messi noi in questa situazione di disagio ?….
oppure forse ci son scivolati perche comunque hanno sempre avuto: un tetto , il cellulare , gli amici con qui uscire a ballare ….
e danno queste cose “per scontato”
Mi spiace ma io penso che manchino di coraggio e voglia di re-inventarsi (ovviamente non tutti perche conosco anche ragazzi veramente in gamba)
ma la maggior parte si fa trascinare dagli eventi anziche “costruirli” …
Buona giornata
Buongiorno a tutti;
leggo con molto interesse questo articolo che mi tocca direttamente visto che, essendo uscito da poco dalla forbice presentata, mi riguarda personalmente.
Il problema fondamentale italiano, in mia opinione, è che c’è uno stato generalizzato di giustificazionismo ma soprattutto di auto-accontentarsi di quel che si ha, qualunque cosa si abbia, che non spinge ad impegnarsi a progredire la propria situazione sociale.
Voglio fare qualche esempio, secondo me eloquente:
– laureati che non trovano il lavoro per cui hanno studiato che non si “adeguano” (qualcuno avrebbe scritto più volentieri “abbassano”) a fare lavori differenti per cui molto spesso viene assunto personale straniero, che invece si “adegua” eccome, a fare qualsiasi lavoro;
– figli che “ma perché mi devo impegnare se tanto basta che vada a fare la faccia triste da mammina per poter racimolare 100 euro (100 euro???) per passare il fine settimana (e dove andiamo il fine settimana? a fare uno spinello party magari?? molto bene!)
– genitori che, presi dalla situazione generale, dall’ingranaggio quotidiano che schiaccia tutto e tutti, da quel “ma i miei amici ce l’hanno…” danno quelle 100 euro di cui sopra al proprio figlio pur di “togliersi il problema”…
La mia personale opinione che mi sono fatto nel tempo è che purtroppo siamo schiavi della nostra società italiana, drogata da diverse realtà quali:
– classe politica (tutta) non all’altezza di decisioni che facciano bene all’Italia, che ci piacciano o meno;
– la peggior televisione consumistica, che ha formato le nuove generazioni ad “avere tutto e subito”, senza fatica, senza impegno, sfruttando il proprio stato sociale (che molte volte vuol dire sfruttare qualcun altro).
Cari Tiziana e Cla, quel che dite è vero, ma la colpa non è loro ma di gli ha permesso di abituarsi all’agiatezza senza dire NO quando era opportuno.
Scusate per lo sfogo, ora mi metto a lavorare che è già tardi 🙂
Buona giornata!
Grazie per l’intervento, molto interessante. Torna a trovarci,
Arduino
La conferma di quanto ho espresso, si può trovare in questo articolo che vi riporto in calce; sembra fatto a pennello!
Buona lettura.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/11/05/visualizza_new.html_643673560.html
Buongiorno a tutti ,
Ho letto l’articolo segnalato da Fuliabe;
bello …
parla di rivoluzione culturale …
Personalmente sono circa 30 anni che ne sento parlare , a volte in una direzione , a volte in un altra .
Mi sono fatta una mia idea :L’essere umano “pensante” ha la possibilita’ di scegliere .
Di solito fa la scelta che gli costa meno sacrificio .
Non ho la tendenza (per mia indole) a giustificare determinati comportamenti dettati solo dall’egoismo e dal tiimore di fallire .
I ragazzi devono imparare a mettersi in gioco e smetterla di dare la colpa a questo o a quello .
Si fa fempre quel che si puo con quel che si ha a disposizione.
Capito questo credo che la nostra Italia abbia ancora tanto da dare ;personalmente continuo ad avere fiducia nei miei connazionali in quanto apro portoni di officine e vedo gente che lavora e ritengo anche vero il fatto che noi possediamo nel DNA
capacita superiori alla media , scintille di creativita’ preziose
che non dobbiamo mai sottovalutare .
Non e’ il momento di piangerci addosso.
A roma (tutti , hai ragione tu Fuliabe) hanno fatto un errore:
Non si sono saputi accontentare e hanno rubato troppo , chi impegnato nell’azione materiale e chi ad additarlo scandalizzato …
nulla di propositivo o tangibile , neppure una azione ho visto .
Come dice il mio vecchio e saggio Padre :E’ ORA CHE BASTA! .
Saluti