Una strategia rischiosa!
Quando fingersi incapaci conviene. Forse...
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Post rivisto il 27 maggio 2021
Hanno mai provato ad affibbiarti un’attività seccante, che più seccante non si può?
Una di quelle attività che non spetta a te gestire e che rischi, se la fai bene una sola volta, di vedertela affibbiata per sempre.
Vediamo qualche esempio:
- ordinare cancelleria;
- ordinare le bibite da offrire ai clienti;
- offrire aiuto a quelli negati a gestire qualunque genere di tecnologia, quando il computer gli si impalla;
- gestire l’inceppamento delle fotocopiatrice e l’intervento del tecnico di assistenza;
- rispondere al telefono quando, abolito il centralino per ridurre i costi di personale, la gara fra le persone dello stesso ufficio è quella di evitare di rispondere per un tempo abbastanza lungo affinché la telefonata non cada nel nulla e un collega riesca a precederci.
Come si fa a non farsi incastrare da colleghi che non vedono l’ora di sfruttare la tua conoscenza o la tua buona volontà?
Una strategia molto impiegata e che sembra funzionare è quella di mostrarsi incapace: come accade a titolo di esempio nella vignetta, piuttosto che chiedere aiuto a chi ci metterebbe una vita o rischierebbe di fare danno uno cerca di cavarsela da solo.
Ma la strategia di fingersi incapace proprio senza rischi non è, perché a lungo andare le persone possono giungere a due conclusioni:
- il gioco si scopre, e finisci nella lista dei lavativi;
- il gioco non si scopre e finisci nella lista degli incapaci.
Quale delle due conviene?
Post interessante.
E’ una buona strategia, a cui non si deve sempre ricorrere e quando lo si fà occorre cautela e tempestività per tirarsi fuori da quelle attività pericolose descritte nel post.
Tuttavia credo che sia piu’ pericoloso per un’organizzazione chi si finge capace, quando di fatto, non è cosi’. Le conseguenze a mio giudizio potrebbero essere ben piu’ gravi.
Gorizio.
Penso che bisogna cercare, nel possibile,di essere sempre se’ stessi, riconoscendo i propri limiti, essere disponibile ad ascoltare ed imparare per allargare i propri orizzonti. Inoltre, se qualche volta non sappiamo il cosa fare……ammetterlo, senza remore : nessuno e’ nato imparato!
Hola, Elio
Sono in accordo con ELIO :
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cercare, nel possibile,di essere sempre se’ stessi, riconoscendo i propri limiti, essere disponibile ad ascoltare ed imparare per allargare i propri orizzonti. Inoltre, se qualche volta non sappiamo il cosa fare……ammetterlo, senza remore : nessuno e’ nato imparato!
Mgiò
Quando mi sono capitate queste situazioni mi sono comportata così:
– ho fatto notare che non è mio compito
– ho indicato le persone sotto impiegate e con tanto “tempo libero” che potevano occuparsene in quanto io impegnata con 1000 scadenze imminenti 🙂
E dire “se vuoi ti aiuto a farlo, così la prossima volta non hai bisogno di chiedere aiuto”? Ti mostri disponibile, ma chiarisci che non è compit tuo…
@ Cesare
Le persone che mi hanno chiesto questo le conosco bene e non sono interessate a imparare nulla, specialmente se parliamo di questo genere di compiti (inceppamenti carta fotocopiatrice, ecc.).
Ormai ho l'”occhio clinico” e riconosco al volo il lavativo di professione 😀
Lo immaginavo, Laura,,, quello di dire “ti aiuto, così impari” è un escamotage perché non è quello che vogliono sentirsi dire, ma proprio per questo non te lo chiederanno di nuovo – e non possono andare a lamentarsi che non sei collaborativa!
Interessanti commenti, grazie a tutti.
Ho una domanda per Laura: te la senti di proporre in questo spazio un ritratto del lavativo, aperto ovviamente anche al contributo di altri?
Poi potrei farne un post, che ne dite?
Grazie ancora e a presto leggervi,
Arduino