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Tutti in corsa per il marchio Bunga Bunga

Il 6 aprile scorso Silvio Berlusconi dichiarava: “Ho fatto registrare il marchio Bunga Bunga così lo posso usare in tutte le Regioni”.

Una battuta e basta? Non lo so, ma abbiamo voluto verificare se davvero appartiene al premier il diritto a sfruttare il nome Bunga Bunga come marchio commerciale e verificare se altri soggetti hanno cercato di garantirsene l’uso.

L’analisi che abbiamo condotto per rispondere a questa domanda ci ha presentato una situazione articolata che ritengo utile, soprattutto per le imprese, esaminare con attenzione.

State a sentire.

Diciamo subito che Bunga Bunga, nel significato che ha assunto nella vicenda che ha coinvolto il presidente del consiglio, rappresenterebbe un rituale orgiastico che taluni definiscono “selvaggiamente brutale”. Se volete saperne di più interrogate i motori di ricerca o Wikipedia.

Veniamo ora alla registrazione dei fatti, molto interessante.

28 ottobre 2010

  • La stampa italiana collega il Bunga Bunga a Silvio Berlusconi nell’ambito di intercettazioni telefoniche che coinvolgono noti personaggi dello spettacolo, dell’informazione e numerore giovani donne: una delle quali, nota alla cronache come Ruby Rubacuori, probabilmente minorenne all’epoca dei fatti.

Ancora 28 ottobre, ore 9.31.

  • Edmondo Anselmi (a quanto emerge dalla rete autore dell’Almanacco del festival di Sanremo, salvo caso di omonimia) registra il nome a dominio bungabunga.it: Bunga Bunga Cinta, i fiori dell’amore il nome del sito, attivo.

Sempre 28 ottobre, ore 13.50.

  • Carmelo Cavallo registra il nome a dominio bunga-bunga.it. Perché ha trovato occupato il bungabunga.it? Probabile. La rete non fornisce informazioni certe sul titolare e il nome a dominio non sembra essere attivo.

3, 4, 5 novembre 2010

  • Si scatena la corsa al deposito della domanda di registrazione:
  1. il 3 novembre 2010 Pompea SpA (calze e collant femminili) deposita la domanda di registrazione del marchio denominativo per impiego nei settori articoli di abbigliamento, calzature, cappelleria (classe 25 della classificazione di Nizza, a pag 51 dello studio Il marchio è di destra o di sinistra?). La domanda è accettata il 23 marzo 2011 (meno male, immaginate il futuro senza collant Bunga Bunga?);
  2. il 4 novembre 2010 Giovanni Trabalzini (secondo Libero un impiegato che in passato avrebbe desiderato prima e desistito poi dal depositare il marchio “escort” sulla scia del caso D’Addario, anch’essa legata a vicende personali del premier) deposita la domanda di registrazione del marchio per impiego nei settori articoli di profumeria, cuoio e sue imitazioni, tessuti, cultura e attività sportive, ristorazione (classi 3,18, 24, 41, 43). La domanda è accettata il 10 marzo 2011;
  3. il 4 novembre Alessio Consorte, il quale dichiara di operare nell’ambito del licensing della moda, deposita la domanda di registrazione a livello comunitario per impiego nei settori apparecchi e strumenti scientifici, giochi/giocattoli, attività sportive e culturali (classi 9, 28, 41). La domanda è accettata il 26 aprile 2011;
  4. il 5 novembre 2010 il Centro Seta srl di Firenze deposita la domanda di registrazione del marchio denominativo per impiego nei settori saponi/profumeria/cosmetici, metalli preziosi e loro leghe, gioielleria/orologeria, articoli in cuoio, valigie/bauli/ombrelli, tessuti e prodotti tessili, articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria (classi 3, 14, 18, 24, 25). La domanda è accettata il 7 marzo 2011;
  5. sempre il 5 novembre l’avvocato Michele Lo Foco, persona nota nell’ambiente cinematografico e televisivo nonché membro della 13a Commissione del Sinodo Diocesano per le Comunicazioni, deposita la domanda di registrazione del marchio denominativo per impiego nei settori giochi/giocattoli, articoli per la ginnastica e lo sport, decorazioni per alberi di natale, bevande alcoliche, telecomunicazioni, cultura e attività sportive, ristorazione (classi 28, 33, 38, 41, 43). La domanda è accettata il 10 marzo 2011.

Da novembre 2010 a gennaio 2011.

  • Altre domande di registrazione sono depositate In Italia o a livello comunitario e successivamente approvate: Bunga Bunga bar, Bunga Bunga people, Bunga Bunga cavalier, I love women not Bunga Bunga (amo le donne, non il Bunga Bunga), Bunga Bunga light (in attesa di approvazione). Le trascureremo perché non aggiungerebbero nulla alla sostanza della nostra analisi.

Da febbraio 2011.

  • Altre domande di registrazione sono state depositate in Italia, in ambito comunitario e internazionale, a testimonianza dell’eco mediatico raggiunto dalla vicenda.

Insomma, il Bunga Bunga ha scatenato una vera e propria corsa alla registrazione.

E Silvio Berlusconi?

Sembrerebbe non figurare fra i depositanti ma potrebbe aver conferito a un professionista l’incarico di depositare la domanda: il più accreditato al ruolo sembra essere l’avvocato Lo Foco (punto 4).

Ma chi ha titolarità del marchio Bunga Bunga?

Prima di rispondere alla domanda dobbiamo osservare che i marchi in precedenza presentati nei punti da 1 a 5 presentano numerose sovrapposizioni delle classi di possibile impiego: cosa che non contribuisce certo alla tranquillità di impiego.

Per giunta dobbiamo ricordare il principio dell’unitarietà dei segni distintivi (vedi a pagina 41 dello studio, l’articolo 22 del Codice di Proprietà Industriale), secondo il quale il titolare di un dominio effettivamente utilizzato è, a tutti gli effetti, equiparato al titolare di un marchio.

In sintesi:

  • per il principio appena citato il titolare del marchio sul territorio italiano sembrerebbe essere Edmondo Anselmi, che ha riservato il nome a dominio bungabunga.it (attivo) prima di tutti gli altri segni identici, anche se l’attuale configurazione del sito non consente di stabilire quale sia l’attività svolta dal sig. Anselmi e quali, dunque, i prodotti/servizi in relazione ai quali il nome a dominio è usato;
  • difficile, dunque, prevedere oggi l’esito di eventuali contenziosi generati da iniziative commerciali intraprese dagli altri soggetti ai quali gli uffici marchi hanno riconosciuto l’uso del marchio, poiché largamente dipendente dalla situazione specifica che dovesse crearsi e da variabili che non ci sono note;
  • appare, comunque, evidente che la registrazione come marchio (e così quella della mera registrazione di un dominio) non dà automaticamente diritto alla titolarità: prima di depositare una domanda di registrazione è indispensabile verificare sia la titolarità di eventuali domini già riservati (e il loro effettivo impiego) sia l’esistenza di domande che confliggono con la nostra richiesta o con le classi di utilizzo previste.

Insomma, cosa ci lascia il Bunga Bunga se escludiamo per un attimo l’analisi tecnica sulla tutela di un marchio commerciale (e che spero vivamente vi sia stata utile)?

Il quadro è quello di un folto gruppo di persone che si affanna in modo incerto per trarre vantaggio dal momento di notorietà generato da poco edificanti vicende.

Poca cosa.

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