Dal 2012 il 20% di donne nei cda delle società quotate
Non ci credevo ma sono stato piacevolmente smentito.
La presenza di donne negli organi di amministrazione (consiglio di amministrazione o consiglio di gestione) e di controllo (collegio sindacale o consiglio di sorveglianza) delle società quotate dovrà essere pari al 20% nel 2012 e a un terzo a partire dal 2015: così recita la legge approvata ieri a larghissima maggioranza dal Parlamento.
Sono previste sanzioni fino a € 1 milione a chi trasgredisce la legge.
Tutti contenti? Non proprio…
La legge è stata preceduta da un dibattito neanche troppo acceso, con voci discordanti:
- quelle di coloro che temono un impoverimento forzato degli organi di gestione delle imprese quotate. Bah…;
- le voci di coloro i quali, pur concordando pienamente con le persone di cui al punto 1, hanno preferito incassare in silenzio;
- quelle di coloro i quali, donne e uomini, vedono in questa legge un segnale di cambiamento forte verso una reale parità sociale e verso lo sfruttamento di tutte le risorse intellettuali disponibili, non dimenticando che le donne sono più numerose degli uomini e generalmente sono in possesso di un livello di preparazione superiore;
- quella di colori i quali, prevalentemente donne, trovano sconfortante rompere il soffitto di cristallo in virtù di una legge.
La mia posizione è molto semplice: concordo con il punto 4 ma non posso nascondere la soddisfazione di vedere un sostanziale passo in avanti verso il punto 3.
Senza dimenticare che le società quotate in mercati regolamentati sono in Italia poche centinaia e che il provvedimento è poco più che simbolico: rimangono fuori dal provvedimento tutte le società non quotate.
Ma da qualche parte si doveva partire.