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Mi manca tanto Fanfani
4 Ottobre 2011 | Politica, politici, politicanti
Mai avrei pensato di pronunciare parole come queste.
E vi spiego perché.
In un momento in cui, nel nostro Paese (notate per favore la maiuscola…):
- si raccolgono 1.210.406 firme per cambiare la legge elettorale e il governo pensa di introdurre le preferenze in una legge che il paese vuole cambiare con una forza che sembra superare quella dei referendum appena tenuti;
- l’opposizione pensa bene di litigare su un successo di raccolta di firme che, piaccia o no, ha contribuito a costruire;
- sono irreperibili i padri dell’attuale legge elettorale, con Fini, Casini e Calderoli completamente dimentichi di esserne a vario titolo padri politici;
- la maggioranza di governo processa il ministro dell’economia non perché non si sia dimesso dopo la scelta di un collaboratore sul quale pendono pesantissime accuse penali, ma perché non si è recato in Parlamento a difenderlo;
- 315 persone ritengono di costituire una maggioranza parlamentare e resistono ferocemente a qualunque evidenza di cambiamento, sostanziale, dell’orientamento popolare;
- la scelta del prossimo Governatore della Banca d’Italia si gioca non sulla competenza dei candidati ma sullo scontro politico fra i sostenitori; con il candidato più autorevole, certamente preparato, che naviga serenamente verso i 70 anni (avrà l’energia necessaria?);
- gli industriali scoprono oggi, dopo che il Paese ha vivacchiato per anni senza governo dell’economia, che esiste l’esigenza di “discontinuità”,
in questo momento ho nostalgia di gente come Amintore Fanfani.
Colui che a me, allora ragazzo, appariva allora (nella sua veste di più strenuo oppositore del referendum sul divorzio) come l’antesignano della resistenza allo sviluppo civile del nostro Paese, oggi potrebbe dare un sano contributo.
Se non altro di realismo politico.
mi associo. purtroppo della prima repubblica, sotto certi aspetti, conosco troppo poco (ero adolescente). ma riascoltando vecchie interviste a politici che poi hanno avuto condanne per corruzione/concussione/abusi vari poi regolarmente indultati/depenalizzati ecc., mi rendo conto che erano comunque tre metri sopra il livello attuale. penso a Claudio Martelli e alcune posizioni prese che denotavano comunque un senso dell’istituzione. Il confronto con i suoi successori, i Mastella, gli Angelino Jolie o i Nitto (Santa?) Palma, lo rende un padre costituente, pur nella sua mediocrità. E visto il livello non solo delle prime linee attuali, ma anche delle seconde, terze ecc. (Scilipoti vari, indistinguibili da Cetto La Qualunque), ho molta poca fiducia in una “terza repubblica”: forse nella base dei partiti qualcosa c’è ma nemmeno tanto, visto che le iniziative più dirompenti (vedi 1210406 firme) partono in primo luogo da ambienti esterni alla politica senza che questa capisca (o finge di non capire tipo il PD) che di voglia di staccare e ricominciare ce n’è. L’ultima iniziativa referendaria, se non fosse stata quasi boicottata dalla dirigenza del primo partito di opposizione, ma al contrario promossa probabilmente avrebbe avuto risultati ancora più devastanti.
Caro Corrado,
passa il tempo ma parlare con te è sempre stimolante.
Credo che qualcosa stia cambiando in modo radicale e questo cambiamento sia rappresentato dal potere di aggregazione della rete.
Non a caso i governi che mal sopportano il dissenso in qualche modo tentano di “controllarla” o censurarla.
Dall’ultimo referendum qualcosa è cambiato: lo ha capito la destra, non completamente la sinistra (vedi l’atteggiamento ambiguo del PD).
Ma la forza di indicare la direzione si sta spostando.
Vedremo se saremo capaci di insistere.
A presto leggerti, non farci mancare i tuoi commenti.
Un abbraccio,
Arduino