Perché dovrebbe succedere proprio a me?
L’Italia si lecca le ferite profonde che un maltempo feroce le ha inferto.
Le cinque terre e Genova hanno pagato in questi giorni il prezzo di una gestione del territorio basata su una precisa strategia: prendiamoci i vantaggi ora, poiché i problemi, se mai ci saranno, toccherà ad altri subirli e risolverli.
Le responsabilità?
Diffuse.
Di amministratori locali, certo, ma anche di imprenditori e in qualche caso singoli cittadini.
Costruire case o palazzi sui letti dei fiumi, deviare i torrenti togliendo alle acque il naturale sfogo, evitare la manutenzione dei fiumi ripulendone l’alveo significa innescare una bomba che il cambiamento climatico e le risorse che non abbiamo lasceranno inevitabilmente esplodere.
La natura si riprende quello che le togli.
Che fare?
Poche cose, ma sostanziali:
- pianificare gli investimenti nei territori a rischio per ristabilire condizioni di sicurezza;
- evitare, quando saremo noi a sostituire gli attuali amministratori, di dimenticare quanto sta accadendo ora e di perseguire interessi personali;
- evitare di pensare a calamità come quelle alle quali abbiamo assistito come eventi eccezionali, frutto del caso.
Infine, scacciare accuratamente il pensiero più pericoloso: perché dovrebbe succedere proprio a me?