17° Stratagemma - Nascondere la lama dietro il sorriso
Spiegazione
Lo stratagemma consiste nell’ispirare fiducia al nemico e, al tempo stesso, ordire piani contro di lui: preparare l’attacco e poi agire, evitando che il nemico muti il proprio atteggiamento fiducioso.
In sintesi, la durezza rimane dentro e la mollezza è all’esterno.
Confucio sosteneva che “modi insinuanti e parole artificiose raramente s’accompagnano alla carità”: essi possono non essere altro che la manifestazione esteriore di un tranello mortale teso dal nemico.
In origine, lo stratagemma indicava il doppio gioco, l’apparenza pacifica e le intenzioni malvagie, «il miele sulle labbra e il pugnale alla cintola».
Applicato agli stratagemmi militari, in generale indica l’inganno e la neutralizzazione psicologica dell’avversario grazie a camuffamenti politici e diplomatici in grado di coprire le mosse militari.
La storia
Alla fine di dicembre del 1979, l’entrata in Afghanistan dell’Armata Rossa si avvalse di questo stratagemma.
Prima di effettuare l’avanzata militare a sud, l’U.R.S.S. aveva instaurato con l’Afganistan un rapporto di cooperazione e amicizia, in virtù dei quali la i futuri aggressori fornivano aiuti economici, addestravano tecnici militari, fornivano consiglieri ed esperti militari, portando gradualmente sotto il proprio controllo l’esercito, il partito e l’apparato governativo afghani.
A partire dall’inizio di dicembre del 1979, con una serie di camuffamenti politici e diplomatici, l’U.R.S.S. riempì l’Afghanistan di soldati; ancora il 26 dicembre, alla vigilia dell’invasione, il neo-premier Amin incontrò l’ambasciatore sovietico a Kabul per un «colloquio amichevole», e ricevette i suoi auguri nel primo anniversario della firma del trattato di amicizia, cooperazione e buon vicinato sovieto-afghano.
L’indomani, gli «amici» sovietici ponevano fine alla sua esistenza.
Il commento
Le applicazioni di questo stratagemma sono numerosissime e e hanno un tratto caratteristico: il tentativo di creare un clima di fiducia che mantenga basse le difese del nemico, per coglierlo impreparato durante l’attacco.
Ricordo un episodio personale, avvenuto quando lavoravo in azienda come manager. Una collaboratrice, che avevo conosciuto in un’esperienza di studio precedente, aveva velatamente manifestato l’intenzione di cambiare ruolo.
La pregai di pazientare, poiché il suo trasferimento in altra funzione avrebbe significato per noi una difficoltà non superabile in tempi rapidi: le dissi comunque che capivo le sue ragioni e che mi sarei impegnato per accontentarla.
Si disse soddisfatta della risposta e affermò che avrebbe atteso fiduciosa.
Dopo una settimana mi convocò l’amministratore delegato per comunicarmi la decisione di trasferire la collega esattamente nella posizione desiderata.
La gentile fanciulla si era inserita in un conflitto fra l’amministratore delegato e il sottoscritto, e mantenendo con me un rapporto improntato alla cordialità, aveva lavorato nelle retrovie per raggiungere l’obiettivo: al tempo non avevo alcuna ragione per attendermi un atteggiamento del genere.
Come si fa a neutralizzare lo stratagemma?
Bisogna innanzitutto imparate a riconoscete la persona dalla quale possiamo attenderci un attacco, la quale mostra alcune caratteristiche piuttosto comuni:
- ha uno o più interessi ad attaccarci, ed è quindi importante capire quali possono essere;
- tende ad adulare (occhio ai complimenti ripetuti e a valutazioni al di sopra della realtà indirizzate alla nostra persona);
- fa leva sul bisogno di stima, particolarmente sviluppato nei momenti di difficoltà, quando più abbiamo bisogno di “amici”;
- è sempre molto gentile;
- non ci contraddice mai.
Potrà essere utile, a questo proposito, leggere questo pensiero di Plutarco che ci aiuta a riconoscere le persone false.
Inutile dire che occorre una buona capacità di pensiero critico per riconoscere la falsità, specie se conosciamo la persona da tempo, e liberarsi dalla tela avvolgente che rischia di strangolarci senza preavviso: quindi, distanza emotiva sufficiente a scorgere la lama dietro il sorriso.
Ma come disinnescare un attacco che non sappiamo né quale sarà né quando sarà portato?
Ci viene in soccorso una tecnica di ristrutturazione del contesto di comunicazione, che consiste nel far capire chiaramente all’avversario, in casi estremi esplicitandolo, che il gioco è scoperto e che abbiamo capito che il suo atteggiamento, gentile e amichevole nella forma, è ostile nella sostanza; il mantenere adeguato riserbo su ciò che sappiamo o non sappiamo aiuterà a mantenere l’avversario nell’incertezza.
Questo approccio, poco usuale, difficilmente mancherà di disorientare l’avversario, il quale dovrà quanto meno rallentare la sua azione per domandarsi per esempio:
- cosa sa?
- quali contromosse avrà messo in atto?
- il mio attacco può fallire?
- cosa sto rischiando?
Questo potrebbe portare, ma è tutt’altro che garantito, anche alla rinuncia; credo di poter affermare che nel caso peggiore potrà offrire un po’ di tempo per intraprendere delle azioni specifiche.
Cosa te ne pare?
Ti sei mai trovato in situazioni simili?
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Clicca qui per leggere gli stratagemmi fin qui commentati.
Ottimo
Grazie Paola,
A presto leggerti qui.
Arduino
E’ esattamente ciò che ho fatto io. Mi riferisco al fatto di far capire che avevo smascherato il gioco, non esplicitandolo, ma utilizzando più o meno la stessa “tattica” sottile del falso in questione. Ho capito di averlo disorientato. Ed è stata una soddisfazione, se non altro per avergli fatto capire che non mi aveva preso per i fondelli come aveva creduto di fare, sottovalutandomi.
Verissimo.
I capi spesso utilizzano queste strategie con i collaboratori per carpire le mosse di altri colleghi. .spesso ho bloccato il gioco parlando chiaro..
Ciao Maria,
ci fai un esempio?
A presto leggerti,
Arduino
Gli esempi sono tanti. Alcuni dirigenti o manager credono ancora che la strategia del potere attraverso “l arte della guerra” sia la migliore per governare e produrre risultati. ..in realtà la situazione è ben diversa. Negli ultimi periodi una mia nuova collega , dedita per professione al doppio gioco: con me faceva l’ amicona da scoprire e sputtanare di altri e il capo e, viceversa, con il capo raccontava quello che io dicevo in termini di sfogo, ma non raccontava quello che lei naturalmente diceva di lui a me…Dopo mesi le ho scritto un messaggio molto gentile dicendogli che il clima in ufficio era migliorato molto …, ma le chiedevo la cortesia di non tirarmi dentro le sue cose e di utilizzare il mio nome a sproposito.Ne avevo già abbastanza di mio.risultato: non mi dice più nulla.formalissima
Sarà stato un suo obiettivo per farsi assumere nella mia area, ma non dura molto.
Interessante.
In effetti una delle caratteristiche del gioco è che, una volta scoperto, è difficile continuare a giocare.
Grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino