Quanto è vulnerabile il tuo posto di lavoro? I risultati del sondaggio
Lo scorso 13 settembre ho pubblicato una sondaggio per riflettere insieme sulla vulnerabilità del posto di lavoro.
Con quali fini?
Stimolare la riflessione sul tema e scoprire l’orientamento dei lettori di tibicon in merito ad argomenti rilevanti circa la relazione fra la persona e il ruolo che ricopre nell’organizzazione.
Ecco quanto emerso dal sondaggio: clicca qui per scaricare il pdf, di seguito un riassunto dei risultati pià rilevanti.
Hanno risposto 279 persone, oltre le attese più rosee (grazie!), con questi risultati per ciascuna domanda.
- Stai continuando a imparare?
- Oltre il 53% sostiene di non imparare abbastanza (44%) o affatto (9%) nel ruolo che ricopre.
- Solo il 25% sostiene di fare nuove e utili esperienze (22%) o si dice completamente soddisfatto (3%).
- Il 22% sostiene di continuare a imparare.
- Senti di possedere le competenze necessarie per fare bene il tuo lavoro?
- Poco più di un terzo sente di non possedere le competenze necessarie per gestire al meglio il suo ruolo in toto (2%) o in parte (32%) e di aver bisogno di formazione.
- Poco meno del 40% delle persone sente di essere tanto competente da ricoprire il ruolo con facilità (16%) o addirittura di essere in grado di ricoprire anche altri ruoli (23%).
- Quanti sentono di essere competenti almeno quanto basta superano il 60%;
- Le persone che lavorano con te, si rendono conto delle tue competenze?
- Poco meno del 70% sente di essere apprezzato dai colleghi, anche in modo rilevante (26%).
- Interessante notare che quasi un terzo delle persone non vede riconosciuta le propria competenza (8%) o non saprebbe esprimersi in merito (24%).
- Se la tua posizione venisse cancellata qualcuno se ne accorgerebbe?
- Il 5% sostiene che l’azzeramento della propria posizione non sarebbe notata, mentre il 18% non sa rispondere alla domanda.
- Il 77% sostiene che la cancellazione della posizione che ricopre sarebbe evidente perché si creerebbero difficoltà (27%) o perché il ruolo è critico (13%).
- Ritieni la tua retribuzione adeguata?
- Il 45% ritiene la propria retribuzione adeguata (1% superiore ai propri meriti) mentre il 42% ritiene di non essere adeguatamente retribuito.
- Il 13% non sa esprimersi in merito.
- Se dovessi candidarti a ricoprire la tua posizione, riusciresti a conquistarla?
- Il 38% è convinto che riuscirebbe a sperare la selezione (il 4% sbaragliando i concorrenti), mentre 47% è fiducioso di riuscirvi.
- Molto contenuto il numero dei no (2%) e i non lo so (13%).
- Quanto tempo dedichi in autonomia alla tua formazione?
- Il 37% afferma di dedicare poco tempo (26%) o di non fare nulla per la propria formazione (11%), mentre il 63% fa almeno quanto basta per ricoprire il ruolo.
- Solo il 6% sostiene di fare quanto basta per essere considerato un esperto.
Una riflessione finale?
Certamente, da accogliere con la cautela consigliata della numerosità del campione dall’assenza di segmentazione:
- sia a livello individuale o sia a livello organizzativo ci preoccupiamo troppo poco della costruzione delle competenze necessarie a gestire il ruolo con efficacia, il che rende molti fortemente vulnerabili verso il cambiamento;
- la sicurezza con la quale sentiamo di ricoprire il ruolo e la fiducia di riuscire a conquistarlo in una ipotetica selezione accrescono la sensazione di vulnerabilità ispirata dal punto precedente;
- le organizzazioni fanno poco per verificare la propria efficienza, poiché vi sono segnali concreti di posizioni che potrebbero essere cancellate senza un impatto rilevante sulla gestione;
- esiste una insoddisfazione diffusa circa la retribuzione, in una misura che sarebbe stato lecito attendersi superiore alla luce della cronica stagnazione delle retribuzioni.
Che fare?
Oltre a pregarti di dare diffusione a questi dati, la mia raccomandazione è quella di concentrarti sulla tua preparazione sia a livello individuale sia sollecitando l’organizzazione affinché prenda iniziative in questa direzione.
Perché, secondo me, la conoscenza rimane la sola cosa in grado di contenere la vulnerabilità professionale.
E a tuo parere?