Ecco un post che ti aiuterà a comprendere l'importanza della motivazione nello sviluppo della competenza
Senza motivazione non c’è competenza
Post aggiornato il 24 maggio 2021
Facciamo un esercizio.
Prendi un foglio di carta e una matita.
Ora scrivi una tua definizione del concetto di competenza:
- Che cos’è la competenza?
- Come la spiegheresti a una persona che non ha idea di cosa possa essere?
- Sai descriverla con la stessa disinvoltura con la quale ne parli?
Provaci per non meno di 5 minuti o fino a quando non avrai scritto qualcosa che ti soddisfa.
Se la risposta è positiva sappi che sei fra le pochissime persone che riescono nell’impresa (il sottoscritto non figura fra i più abili, in questo esercizio); se invece sei ancora lì, con il foglio bianco davanti, sappi che il vecchio detto “mal comune mezzo gaudio” si adatta benissimo alla situazione.
Non è raro, purtroppo, sfogliare libri scritti da esperti e scoprire una confusione fra competenza, conoscenza, talento e capacità.
Poiché in futuro scriverò ancora di competenza vorrei oggi provare a chiarire il concetto, chiedendo fin d’ora scusa a quanti non dovessero trovare nelle mie parole sufficiente rigore scientifico: procedo speditamente.
Una definizione efficace di competenza è quella offerta da Spencer & Spencer, che ho provveduto a rendere più sintetica con questa formulazione:
caratteristica intrinseca individuale la quale è collegata in modo causale ad una prestazione in una mansione, in una posizione specifica in seno ad una organizzazione, in una situazione contingente, che è misurata sulla base di un criterio prestabilito.
Da questa definizione discendono alcuni punti fondamentali per chiunque voglia sviluppare competenza, per sé o per gli altri:
- la competenza ha valore in un contesto, sociale o organizzativo, specifico. Un bravissimo avvocato civilista in Italia difficilmente potrà essere altrettanto efficace in Cina, senza una preparazione specifica;
- poiché è collegata in modo causale ad una prestazione, e misurata in base a un criterio prestabilito, la competenza deve essere rilevabile;
- se la competenza non è rilevabile non se ne potrà sostenere l’esistenza: e questo permette di affermare che la competenza, quando c’è, si vede. Questo punto ha un valore fondamentale perché collega la competenza a un cambiamento generato e, quindi, a un risultato;
- la competenza è una caratteristica intrinseca individuale, le cui componenti sono fondamentali per la sua manifestazione e per la sua rilevazione.
Fermiamoci ora su quest’ultimo punto per identificare le 5 componenti della competenza:
- il sapere specifico – corpo di conoscenze che mette la persona in grado di gestire un ruolo, attività o compito;
- il tratto personale – tiene conto del tratto psicologico e delle caratteristiche fisiche. Fondamentale perché ci dice se siamo per “costituzione” adatti a fare una cosa piuttosto che un’altra;
- skill – somma di capacità e abilità, rappresentativa della probabilità di una persona di eseguire un’attività in modo soddisfacente, o portare a termine con successo un determinato compito;
- motivazione – spinte interiori che inducono una persona ad agire per il conseguimento di determinati obiettivi piuttosto che di altri. La motivazione è fondamentale perché spinge all’azione e favorisce la manifestazione della competenza;
- la visione di sé – la visione che l’individuo ha di sé quando inserito in un determinato contesto sociale o organizzativo. La coerenza fra valori individuali e quelli del contesto specifico è fondamentale per la manifestazione della competenza;
Da non dimenticare il talento – spesso definito come l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività – che ho voluto qui delineare come l’insieme di tratto personale e di skill.
Se condividiamo questo modello e guardiamo la figura in alto sarà evidente che l’esistenza del tratto personale adatto, lo sviluppo del sapere specifico e la coltivazione di skill appropriati non sono sufficienti per contribuire allo sviluppo della competenza in assenza della motivazione e della visione di sé.
La creazione delle condizioni per far emergere nel singolo motivazione, tema del quale ho parlato in un articolo precedente, passa dalla comprensione di un elemento sempre di difficile “digestione”: quando tiri una persona a bordo stai retribuendo il tempo che ti dedica, ma non hai controllo su ciò che pensa e sulla sua motivazione ad agire.
E senza motivazione non c’è né competenza né il risultato atteso.
Che cosa ne pensi?
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Uhm…. è un articolo che mi suggerisce pensieri in varie direzioni … La motivazione, l’immagine di sè e il tratto personale possono essere molto interconnessi, perché poca autostima scoraggia in partenza anche persone di talento ed esperienza e non lascia terreno per grandi motivazioni.
Un’altra riflessione che mi viene è che la spinta a contribuire al progetto come lavoro di un gruppo affiatato passa anche dalla valorizzazione data agli skill di ciascuno: più ci si sente apprezzati più si è motivati a contribuire. Penso a certi colleghi, magari rimasti legati a vecchia tecnologia, ma ricchi d’esperienza, che si riciclano come mentor con entusiasmo verso chi, più giovane, è maggiormente “up-to-date”. L’alchimia della materia in questione è sottile…
Riflessioni che stanno tutte in piedi direi. Materia complessa e per niente facile da maneggiare che tratteremo presto insieme.
Ciao Ada e grazie per il commento!
Buona sera. Mi imbatto casualmente du questo “old topic” e mi rallegro nel legger AM che con la usuale “leggerezza” e professionalità tratta argomenti, oggi 2013 maggio, già attualissimi nel novembre 2012: un secolo parrebbe in Italia. Eppure la motivazione è la spinta che manca a quella percentuale altissima che in Italia, non solo è disoccupata, ma non cerca neppure più lavoro. Mago AM: complimenti. Alla prossima. Alessandra.
@Alessandra. Un giorno o l’altro comincerò a credere che tu possa avere ragione…:-). A presto leggerti. Arduino