I (miei) 7 comportamenti per votare consapevolmente
Siamo in piena campagna elettorale e vorrei fare una riflessione sulle ragioni per le quali ascoltiamo dai politici parole e dichiarazioni che ci appaiono incoerenti e, non di rado, sconcertanti.
Non è mia intenzione attaccare questa o quella parte politica ma parlare dello stile di comunicazione impiegato per influenzare la nostra decisione di voto; senza rinunciare a suggerire un mutamento di atteggiamento che potrebbe giovare alla collettività.
Mi faccio alcune domande:
- come può essere accaduto che persone che hanno promosso la legge elettorale con la quale, ancora una volta, andremo a votare, abbiano completamente perso memoria delle loro azioni, che li hanno visti promuoverla o fare troppo poco per ostacolarla?
- Come può accadere che chi ha avuto più di una opportunità di far approvare una legge per il conflitto di interessi continui a oggi a lamentare la presenza in politica di persone che possono, con la loro presenza in Parlamento o al governo, favorire i propri interessi privati (è il caso non è limitato a Silvio Berlusconi, ma è un fenomeno esteso che riguarda tutto il Parlamento)?;
- Come può accadere che le intenzioni di stringere coalizione con questa o quella parte politica cambino non da un giorno all’altro ma addirittura da un’ora all’altra, anche in modo radicale?
- Come può, chi è stato al governo per un tempo significativo, dimenticare che non può non avere responsabilità circa l’attuale stato delle cose?
Il politico di professione conosce i meccanismi in base ai quali la maggior parte di noi forma la propria intenzione di voto:
- siamo fortemente influenzabili dall’ultima cosa che ascoltiamo e tendiamo a trascurare ciò che di significativo, e di coerente (o incoerente?…) con essa, è stato in passato affermato o realizzato. Dimentichiamo troppo in fretta;
- tendiamo a ragionare in termini di “chi”, piuttosto che in termini di “che cosa”. La nostra attenzione dovrebbe essere concentrata prima sui programmi e poi su chi chiamare a realizzarli: ma questo richiede energie che pochi di noi sono disposti impegnare;
- tendiamo a scegliere una parte politica non per la sua proposta ma perché si è schierata contro la parte che avversiamo. E votare “contro” non è esattamente come votare “ per”;
- tendiamo a concentrarci sullo stile di comunicazione piuttosto che sulla preparazione, sulla storia personale, sul piano di azione di chi ci parla. Ascoltare qualcuno e decidere se sposare la causa basandoci semplicemente sulle sue parole costa infinitamente meno fatica che analizzarne criticamente il profilo e la proposta politica;
- abbiamo bisogno di pensare che la causa che abbiamo sposato sia la migliore in assoluto, dimenticando che la scelta ottimale non esiste e che ogni decisione implica anche una rinuncia.
In sintesi, l’intenzione di voto nasce sulla base di due atteggiamenti prevalenti:
- sentiamo di appartenere a una parte politica e ne sposiamo acriticamente la posizione, scartando qualunque fatto o ragionamento che possa metterla in discussione;
- tendiamo a formare la nostra intenzione di voto avvalendoci di pochi elementi, ai quali finiamo per attribuire significato e valore generale, rinunciando ad acquisire gli elementi che possono permetterci una scelta basata su una valutazione quanto più possibile ampia e, soprattutto, consapevole.
Tutto questo i politici lo sanno.
Come cambiare questo stato di cose?
Ecco quello che, personalmente, cerco di fare:
- rifiuto di schierarmi acriticamente per una parte, magari solo perché è “contro” l’altra;
- mi concentro prima di tutto sulla proposta, poi sulla parte che la sostiene;
- faccio del mio meglio per distinguere fra fatti e opinioni;
- pur riconoscendo che tutti hanno il diritto (e anche il merito…) di cambiare idea, cerco di individuare almeno un percorso nel ragionamento proposto. Se il cambiamento di indirizzo avviene in tempi troppo ristretti la probabilità che il mutamento sia strumentale è alta;
- cerco di valutare il significato delle argomentazioni ascoltate, cercando di stabilire se sono credibili e convincenti. In due parole, cerco di esercitare pensiero critico;
- accetto il fatto di poter fare la miglior scelta possibile, con la consapevolezza che tutte le qualità non possono stare in una parte e tutti i difetti nelle altre;
- so di poter sbagliare e sono disponibile a rivedere la mia opinione di fronte all’evidenza; e quindi anche il voto.
Mi rendo conto delle enormi limitazioni che l’attuale legge elettorale impone alle nostre scelte; tuttavia sono convinto che il diffondersi di comportamenti come quelli descritti aiuterebbe a migliorare in modo sostanziale la qualità di una classe politica che oggi annovera troppe persone poco preparate e animate dal desiderio di accedere a una casta in grado di perseguire senza troppe difficoltà interessi personali.
Lo so, mettere in pratica i sette comportamenti che ho imposto a me stesso è difficile e faticoso.
Hai suggerimenti diversi?
Caro Arduino,
grazie per questo articolo, nella società di oggi serve proprio un incoraggiamento al pensiero critico, vorrei azzardare anche che serve il coraggio di fare qualcosa in prima persona! E quanto mi piacerebbe “scendere in campo”… se avessi qualche anno di meno e non fossi certa di venir triturata! 🙂
Una cosa la ritengo comunque fondamentale: nonostante il panorama non sia incoraggiante, andiamo comunque a votare!!!!
Buona giornata,
daniela
E se io dicessi che faccio già tutto quello che consigli di fare e che non capisco come la gente possa fare diversamente? Non mi sono mai definita di sinistra o di destra o di altre parti, perchè da quando ho 18 anni mi sembra che nessuno porti avanti un ideologia ma, agisca nell’interesse di un gruppo ristretto. Ho quindi sempre prestato attenzione al programma politico e che non fosse fatto di belle parole ma, di cose concrete.
Io penso che i giovani d’oggi seguano già le regole consigliate da Arduino, mentre persone con qualche anno in più sicuramente no, attratte principalmente da promesse effimere su tasse che verranno abbassate e pensioni che verranno aumentate!
Grazie comunque per i consigli guida
@Daniela. Lascia perdere l’età, e poi non so proprio chi finirebbe triturato se un po’ di gente come se si coinvolgesse in modo diretto.
@Ilaria @Liliana. Sono davvero felice che abbiate trovato questo post un po’ scontato, in semplice “remind” insomma. Vi incuriosirà sapere che ho fatto molta fatica a scrivere il pezzo e i lettori che mi capita di incontrare commentano spontaneamente l’articolo classificandolo come “originale”, “un nuovo punto di vista”, ecc.
Ci crediate o no, questo articolo suona per molti come un insieme di cose sfidanti da avituarsi a fare.
Grazie e continuiamo a lavorarci su: voi continuate a sostenermi con la vostra lettura e a offrirmi il vostro feedback diretto e cristallino.
Grazie e a presto leggervi,
Arduino
No Arduino! Io non volevo dire che questo post è scontato, ma solo esprimere la mia incapacità di comprendere chi agisce diversamente. Tu hai ragione su tutto, io però mi stupisco che ci sia bisogno di dire certe cose. Sono troppo spesso intollerente mi rendo conto, ma a chi vota certe persone aprirei voltentieri il cranio per vedere cosa ci ha dentro! Scusate il mio rigido pensiero, però non ne posso più di certi governi e temo per quello che arriverà….
Temo ..e questo e’ solo un mio pensiero, che tra i 50 anni precedenti di governo e quelli attuali vi sia una sola variabile: la conoscenza di maggiori numeri di punti di vista.
Provo a spiegarmi meglio; musica:
50 anni fa si sapeva e si apprezzava solo Mina, Claudio Villa, Nilla Pizzi (radiodiffusione) poi sono arrivati i giovani americani e i Celentano, Gianni morandi, ecc..( radio + televisione) poi tutta quella marea di generi musicali che hanno invaso il pianeta negli anni successivi(radio+tv+internet) Ora io chiedo :era davvero unica Mina per la voce o perche in effetti c’era lei e poche altre? ..mi succede di passare sulla tv di Amici e sentire voci di ragazzine che le somigliano molto …
La politica una volta era….uguale ad ora , ma non c’era tutta l’informazione di oggi e tutti i punti di vista odierni.
Non erano politici piu o meno onesti di oggi , ma semplicemente non ci dicevano di tutto e di piu come invece succede ora….
che il trucco sia tenerci un po’ piu’ ignoranti ?
credo di no.
Ho comunque potuto verificare che qualsiasi soggetto che parta in politica con i piu nobili ideali …appena annusa il potere e la poltrona …si adegua all’ambiente .
Una soluzione ce la avrei e sarebbe quella di non lasciare che si affezionino alla sedie , mandati a termine max 3 anni …
Andro’ a votare , lo faro in coscenza e scrupolo , per dovere .
Nonostante tutto confido che ci siano ancora persone di buona volonta.
Grazie a @Ilaria per la precisazione.
@Claudia. La tua tesi circa il fatto che oggi sappiamo di più rispetto al passato è più che sostenibile. Per quanto riguarda il mandato, in passato sono stato un po’ più drastico: se non l’hai già fatto leggi questo articolo:
https://www.tibicon.net/2010/06/facciamo-eleggere-il-parlamento-da-un-computer.html
Buona notte e a presto leggerti.
Arduino
Caro Arduino,
ho sempre usato il pensiero critico sulla nostra politica italiana, e ahimè anche ora nessuno degli schieramenti politici ha preso seriamente in considerazione il nostro Paese a 360°… si limitano a fare programmi su alcuni punti perdendo di vista l’insieme. Ed è solo guardando da un’ampia prospettiva che si può salvare il nostro bel paese altrimenti si vivacchia… ed è quello che gli attuali politici stanno facendo e continueranno a fare.
Se le cose non cambiano radicalmente, se nessuno ha voglia di rimboccarsi le maniche per lavorare “seriamente” non si va da nessuna parte.
Grazie
Cara Paola,
non saremo mai capaci, tu e io, di smettere di usare il cervello perché gli altri non lo usano: e siamo in compagnia di moltissime persone che leggono questo blog.
Sta anche a noi impegnarci (per quello che possiamo) per cercare di cambiare uno stato di cose “vivacchioso” che trova soluzioni nell’assistenzialismo e in un velleitario taglio di tasse.
E le crede realizzabili.
Grazie per il commento e a presto leggerti.
Arduino