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Ecco un errore da evitare...

Stai cercando di cambiare lavoro, vero?

25 Gennaio 2013 | di Arduino Mancini Anti-curriculum, Colloquio di selezione, Lavoro

Ho indovinato?

No, non sono veggente: me ne sono accorto semplicemente perché sono abituato a leggere la e-mail relative agli aggiornamenti dei miei contatti su LinkedIn.

Nell’ultima settimana hai sostituito la foto sfocata che tenevi lì da anni, hai aggiornato tre volte il tuo profilo (specie nella parte esperienze…), hai fatto crescere il numero dei tuoi collegamenti (che arrancavano sulla trentina da un mucchio di tempo, aggiungendo oltre 70 contatti in un paio di  giorni, complimenti!), hai aderito a una serie impressionante di gruppi di discussione.

Inoltre, qualcuno deve averti detto che almeno l’80% delle ricerche di personale passa proprio da questo social network e ti sei dato da fare per entrare nella rete di HR Manager e cacciatori di teste.

Cosa c’è di sbagliato in tutto questo?

Nulla, se non ti importa che nell’azienda dove lavori le persone che sono nella tua rete possono aver notato le stesse cose (e la direzione del personale? Chissà…), e che i  tuoi collegamenti, cacciatori di teste ed HR manager inclusi, possano essere arrivati alla stessa mia conclusione.

Non c’è niente di sbagliato se intendi trascurare il fatto che chi cerca lavoro è meno interessante di chi non lo cerca.

Tutto questo ti preoccupa?

Coraggio,  in realtà non è accaduto niente di drammatico: ti sarà sufficiente disabilitare la notifica ai tuoi contatti degli aggiornamenti e startene buono per un po’, diciamo un paio di settimane, per limitare gli effetti dell’attivismo precedente.

Tuttavia, su un punto mi piacerebbe che tu riflettessi.

I cacciatori di teste apprezzano i candidati abituati a coltivare la propria rete di contatti, perché ritengono che potranno metterla a disposizione dell’impresa e perché ritengono che siano persone consapevoli del fatto che essa rappresenta un bene sul quale contare per fronteggiare le sfide professionali e l’incertezza che fisiologicamente il futuro ci porterà ad affrontare.

Ma se te ne ricordi solo quando hai deciso di cambiare lavoro…

 

Trovi il post anche nel libro Palmiro e lo (s)management delle Risorse Umane – Tattiche di sopravvivenza aziendale.

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Commenti
LucaB 20 Giugno 2013 0:00

Ciao Arduino,
le tue riflessioni sono sempre molto “puntuali”…
In effetti ho notato anch’io tra i miei contatti una “fervente attività” di aggiornamento…
Personalmente, trovo linkedin un ottimo strumento di comunicazione (quando hai da comunicare qualcosa, ovviamente), nulla a che vedere con “libro-faccia” o il “cinguettio”… il primo lo rifiuto, il secondo quasi lo ignoro…
D’altro canto, proprio ieri mi confrontavo con una amica HR che si occupa solo di Senior Management e la situazione generale è estremamente difficile a tutti i livelli: le aziende hanno “tirato i remi in barca”, gli investimenti sono rallentati ai minimi storici, i tagli di personale, prodotto, magazzino, mktg sono all’ordine del giorno…
Il personale ai livelli più bassi è a rischio perchè considerato un “numero”; per i livelli più alti l’azienda dice: perchè devo spendere così tanto? con il suo stipendio pago tre junior! ne assumo uno solo e il resto lo uso per appianare le situazioni finanziare…
Attenzione che, come sai, io non sono un pessimista, ma se fai una analisi oggettiva purtroppo il risultato è questo…

AM 22 Giugno 2013 0:00

L’analisi è lucida e condivisibile.
Credo che nei momenti di difficoltà si debba essere particolarmente concentrati nella capitalizzazione delle proprie relazioni, anche se si ha un posto di lavoro a tempo indeterminato.
Perché tendiamo troppo spesso a comportarci come se le disavventure capitassero solo agli altri.
La manutenzione del network rappresenta una delle migliori polizze assicurative: te lo dice uno che per questo ha pagato duramente.
Grazie e a presto leggerti.
Arduino

Kya 13 Ottobre 2015 0:00

Vedo che la pensiamo allo stesso modo su parecchie cose 🙂
Il consiglio più saggio e quotato che ho letto in giro è proprio quello di coltivare *sempre* la propria rete di contatti, i profili social, il proprio sito.
Non sei tu a dover cercare lavoro, deve essere il lavoro a trovare te.
Soprattutto, devi porre le basi quando ti senti al sicuro e non quando la barca è già affondata.

Al giorno d’oggi, tanto, certezze chi ne ha? Conviene fare personal branding perenne (che poi è anche divertente 🙂 ).

AM 14 Ottobre 2015 0:00

Ciao Kya,
proprio così.
A presto leggerti,
Arduino

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