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Parlo, dunque sono…
13 Giugno 2013 | Domande, Ascolto, Comunicazione (in)efficace
A volte penso a quali benefici avrebbe l’umanità se coloro i quali impiegano la parola come mezzo principale per dimostrare la loro esistenza, incuranti del reale interesse suscitato, adottassero il Cogito ergo sum (Penso, dunque sono) cartesiano.
Un po’ di silenzio, certo.
Il pensiero? Non so…
Tu cosa ne pensi?
“dico, ergo esse sentio”, l’illusione.
Ma anche “cogito, ergo sum” a dire il vero è un’illusione.
Cogito è il pensiero razionale, una parte minimale di ciò che ci costituisce. L’illusione (culturale, prima che individuale) è che la si ritenga la parte preponderante e come tale la si tratti.
L’altra illusione cartesiana è quella della prima persona singolare: prodromo dell’individualismo europeo, che ci fa vedere il mondo fatto come un centro (dove siamo noi) e una periferia (dove stanno tutti gli altri).
“dico, ergo esse sentio” non è dunque che una conseguenza…
Interessante la tua disquisizione Delfo: il post voleva spingersi tanto in là.
Tuttavia mi fa piacere cogliere l’opportunità di osservare che il pensiero razionale, o critico che dir si voglia, rappresenta uno strumento essenziale per valutare la consistenza di ciò che ci viene detto e costruire nuova conoscenza.
Due cose che tanto minimali non mi sembrano.
Cosa ne pensi?
A presto leggerti, Arduino
Certo Arduino! Il pensiero razionale e una modalità cognitiva rappresentano senza dubbio uno strumento essenziale per comprendere e analizzare moltissimi fenomeni. Il guaio è che negli ultimi trecento anni in occidente si è ritenuto che questa fosse, se non l’unica, la modalità prevalente, cadendo vittime, tutti noi, di un inconsapevole abbaglio.
Ciò che semplicemente volevo esprimere è: c’è molto di più che “cogito” nell’essenza umana.
E cosa aspetti a parlarcene :-)?
Hehehe…
Non voglio sembrare quello che “la sa”….Perchè non “la so”.
Ma trovo interessanti alcuni spunti e filoni, acuni dei quali non certo recenti, ma parte di tradizioni millenarie, come quella buddista e quella taoista.
Riassumerei in un’espressione (non mia): “intelligenza del cuore”, per riassumere parecchie cosette.
Suggerirei, umilmente, alcune letture che ho trovato estremamente generative e trasformative:
“Presencing”, di Otto Scharmer, Peter Senge e altri
“Intelligenza Spirituale”, di Corrado pensa
“La mente estesa”, di Rupert Sheldrake
“Entanglement”, di Massimo Teodorani
“Tao: la via dell’acqua che scorre”, di Alan W. Watts
Troverai che sono letture molto diverse tra loro, ma troverai anche un filo invisibile che le unisce in qualche modo.
Sottolineo, anche qui saccheggiando l’espressione dal patrimonio di altri, che “Knowing is doing” (Varela): la valenza esperienziale della conoscenza, non alternativa, ma sicuramente complementare e forse “espansiva” rispetto a quella analitica e più cartesiana.
Il fatto che la scienza come la conosciamo non sia ancora arrivata a spiegare alcuni fenomeni attraverso i suoi paradigmi, non significa che i fenomeni non siano interessanti e nemmeno che non siano autentici. Nè che non si possano “conoscere”.
Scusa l’intervento frettoloso e confuso. Spero di non aver ulteriormente incasinato la discussione….
a presto
delfo
Per niente, Delfo, direi molto interessante.
Avremo modo di tornare sul tema: intanto grazie e a presto leggerti.
Arduino