Ecco dov’è l’errore. Uno solo?
Sabato scorso ho pubblicato un post dal titolo Dov’è l’errore?.
La domanda era riferita allo spot pubblicitario che vedi qui sopra, uno spot di grande successo che, a mio avviso, contiene almeno un errore di comunicazione.
Perché ho scritto “almeno un errore”?
Perché quando ho deciso di pubblicare il post ne avevo messo a fuoco un solo, evidente, e non ero in condizione di escluderne altri.
Oggi, grazie ai vostri commenti, sono in grado di condurre una riflessione più ampia.
Vediamo i risultati del lavoro comune.
Diciamo subito che la francese Le Trefle ha prodotto questo spot per pubblicizzare Emma, la nuova carta igienica dedicata al mercato francese. Due domande sorgono spontanee:
- come avranno accolto la notizia le donne che si chiamano Emma nel vedere associato il nome a una carta igienica?
- E tutte le altre donne?
Il momento centrale della comunicazione è la comparsa del tablet nel momento in cui l’uomo realizza di trovarsi senza carta igienica: qui forse sarebbe stato opportuno comunicare il nome del prodotto, magari stampato sul rotolo (questo l’aspetto che mi ha colpito fino al primo momento). Ma probabilmente il rischio di associazione fra la donna e l’uso che di solito si fa della carta igienica sarebbe stato davvero troppo alto, proprio alla luce del punto precedente.
Il tablet è un elemento fondamentale dello spot, tanto importante da togliere spazio al prodotto: se eliminassimo il claim finale e ne facessimo uno spot tipo “Pubblicità e progresso” contro l’invadenza della tecnologia nella vita quotidiana difficilmente vedremmo qualcuno avanzare l’ipotesi che possa trattarsi dello spot di una carta igienica.
Il claim finale è “with extra paper”.
Tutto qui? La ragione per la quale la carta acquistare Emma è tutta nel fatto che ce n’è di più, di carta, in un rotolo? Chissà, forse non hanno tenuto conto delle condizioni d’uso…
Infine la storia.
Godibile, divertente, che si fa vedere dall’inizio alla fine, ma che non sembra sfuggire a quella sorta di maledizione che spesso colpisce le storie che ricordiamo più volentieri: lasciare il prodotto n secondo piano, al punto che il target non ne ricorda il nome.
Ci sono elementi che vorresti aggiungere o che ritieni non riscontrabili?
Credo che il vero errore sia proprio nella carta igienica su tablet.
In un mondo dove la carta viene sostituita con la tecnologia , solo la carta igienica non potrà essere sostituita.
Io avrei fatto vedere una mano che sbuca dalla porta socchiusa con il rotolo in mano.
Interessante. Credi che avrebbe funzionato meglio?
Personalmente, mi piace il messaggio che la carta igenica resta insostituibile e lo avrei sottolineato. Cioè, a questo punto non importano più le sue caratteristiche, io avrei proprio scritto come claim finale “insostituibile”. Non avrei però mai messo un nome di persona.
Condordo su quasi tutti. Resistenza e morbidezza non sono importqanti quando ci sono…
No?
Ci sono due precisazioni da fare:
1) Lo spot punta sul gioco fra quello che sembra essere il nome della donna (Emma) ed il nome del prodotto stesso (sempre Emma). E sono d’accordo con Arduino. Magari un post-it sul Ipad con scritto “Emma” non avrebbe guastato.
2) In Italia lo spot è uscito per promuovere una carta igienica che non si chiama Emma! E questo probabilmente è il vero motive per il quale non c’è il nome del prodotto sull’immagine nell’Ipad.
Di fondo però c’è che tutti siamo contenti del fatto che quello scemo del marito (compagno, fratello, boh…), che ha anche la faccia da scemo….., subisca la giusta vendetta da parte di Emma (che invece ha un faccia molto più interessante!).
Peccato che molti di noi ripetano spesso i gesti del marito sfoderando Iphone, Ipad, etc. e dimostrando orgogliosi cosa è possibile fare…..
Vero che in Italia la carta non si chiama Emma, ma avrebbero potuto usare la marca, no?
Grazie per la puntiulale analisi, interessante.
A presto leggerti,
Arduino
Evidentemente mi sono rincitrullita (tanto per usare un eufemismo): non vedo da nessuna parte dello spot che “Emma” è la marca della carta igienica… sul video leggo solo “Le Trefle”…mah!
Chissà, probabilmente all’ideatore/trice dello spot stava sui cosiddetti qualcuna di nome Emma…e l’ha omaggiata così!!
Ma no, cosa dici! Tu ricitrullita?
In Italia non hanno usato quel nome, hanno adattato lo spot.
Ma dimmi, compreresti una carta idienica che si chiama Mary?
Ahahahahah!! Mi pare che ci siano assorbenti con nomi più o meno simili al mio…certo la carta igienica è un’altra cosa :-S
A suo tempo, col mio nome completo, c’era qualcosa di peggio: una telenovela!!
Scherzi a parte, comunque, credo proprio di no: il nome lo riteniamo un qualcosa che ci appartiene, legato indissolubilmente a noi (anche se non siamo gli unici ad avere quel nome) per cui vederlo legato a determinati prodotti, oggetti, altre persone ecc. può infastidire.
Immagino le povere Emma!
Però non scherzavo quando dicevo che poteva essere una sorta di dispetto o vendetta verso qualcuna da parte di chi ha ideato la pubbli.