La trappola a Gramellini? Una (abile?) operazione di marketing.
Il 27 giugno scorso Massimo Gramellini, vice direttore del quotidiano “La Stampa”, ha pubblicato un pezzo nella sua seguitissima rubrica “Buongiorno”, basata su una notizia non vera.
Ho dato un’occhiata alle reazioni della rete alla vicenda e ho notato che la maggioranza dei commenti si è orientata su due aspetti: l’errore di Gramellini e il compiacimento di quanti (tanti, ma tanti…) avevano capito subito che si trattava di una bufala.
Praticamente assenti i commenti indirizzati alla ideatrice della trappola, Chiara Ioele, sull’operato della quale vorrei invece concentrare la mia, e mi auguro la tua, attenzione.
Pubblico integralmente, evidenziandoli graficamente, tre documenti:
- il “Buongiorno” di Gramellini;
- la lettera ai giornali di Chiara Ioele;
- la risposta del giornalista.
Cominciamo.
La maturità non vale una pizza di Massimo Gramellini
Insegna italiano in un istituto tecnico della periferia romana ed è commissaria interna agli esami di maturità. Da quando ha ricevuto quella telefonata, le si è rovesciato il mondo. «Professoressa? Sono il padre di Andrea». Uno dei suoi maturandi migliori. Un adolescente caparbio che per tutto l’anno si è diviso fra lo studio e il lavoro in nero ai tavoli di una pizzeria. «Professoressa, la chiamo per la maturità di mio figlio…». «Non si preoccupi, Andrea la supererà senza problemi». «E’ proprio questo il punto… Ho bisogno che lei me lo bocci». La prof ha abbozzato un sorriso. In tanti anni di onorata carriera aveva dovuto fronteggiare ogni genere di richieste da parte dei genitori. Ma un padre che ti chiama a casa per chiederti di bocciare suo figlio non le era mai capitato. Si trattava chiaramente di una battuta… «Non sto scherzando, professoressa. La pizzeria ha detto ad Andrea che può assumerlo in pianta stabile grazie alla nuova legge sul lavoro: però le agevolazioni valgono solo per i ragazzi senza diploma». La prof ha deglutito: «Lei mi sta chiedendo…» «… di aiutare mio figlio. Il diploma potrà sempre prenderlo l’anno prossimo». Così la prof ha cominciato a covare in solitudine il suo dubbio amletico. Fare il proprio dovere e promuovere Andrea, trasformandolo in un disoccupato? O bocciare un ragazzo meritevole per consentirgli di ottenere il posto? Consapevole che in questo caso boccerebbe anche se stessa, accettando il principio che l’insegnamento a cui ha dedicato la vita non rappresenta più un vantaggio, ma un handicap? Ci sarebbe da diventare pazzi, se non lo fossimo già.
Lettera di Chiara Ioele ai quotidiani
«Ciao, la lettera sul pizzaiolo costretto a scegliere fra posto fisso e diploma di maturità (pubblicata da alcuni giornali e da cui è stato tratto il Buongiorno di ieri, ndr) non è stata una professoressa a scriverla. E’ opera della nostra agenzia. Abbiamo confezionato una storia da dare in pasto ai media, creato un indirizzo di posta ad hoc e inviato la mail ai tre principali quotidiani italiani con preghiera di non pubblicare il nome dell’autrice. Era l’unico modo per sollevare una riflessione sull’assenza di politiche economiche del governo. Sono certa che Gramellini saprà cogliere il senso di questa operazione che non è pubblicitaria, ma è una denuncia della situazione in cui versano le microimprese come la nostra». Chiara Ioele (Kook Artgency).
La risposta di Massimo Gramellini
Ciao Chiara, sono Gramellini della Pirla Agency. Mi sono fidato di un’identità posticcia, che anche ieri mattina hai confermato con dovizia di particolari alla collega incaricata di intervistarti. Se nella lettera della falsa professoressa ci fossero stati riferimenti offensivi ad altre persone, avrei fatto controlli ulteriori. Invece ti ho creduto. Perché sollevavi un tema che mi sta a cuore: il divorzio, tutto italiano, fra lavoro e cultura. E perché la storia che raccontavi aveva il sapore della vita vera. Sono stato un ingenuo, ma se non mi fidassi – entro certi limiti – della buona fede di chi mi scrive, magari ci saremmo persi la storia di Gabriele Francesco – il neonato abbandonato sotto un traliccio – e quella di Pasquale, il pensionato a cui non aveva mai scritto nessuno. Continuerò a coltivare la mia ingenuità: fa comunque meno danni del cinismo.
A Gramellini è stato detto di tutto e di più, qualcuno è arrivato a dire che La Stampa non può essere ritenuto un giornale affidabile perché ha un vice direttore come lui. L’errore c’è, è rilevante, il giornalista lo ha riconosciuto e incassato; un errore che consiste nel non ricercare una conferma a una notizia che era funzionale a una linea editoriale che segue da tempo. Aggiungo anche che solo chi non ha mai visto in vita sua lavorare una redazione può pensare che un giornalista possa non sbagliare mai, e che crocifiggerlo per un errore dettato dalla passione che mette nel suo lavoro sia cosa di buon senso.
Che dire invece di Chiara Ioele? Lasciamo parlare la sua lettera: in corsivo le sue parole, in carattere ordinario il mio commento.
- Abbiamo confezionato una storia da dare in pasto ai media, creato un indirizzo di posta ad hoc e inviato la mail ai tre principali quotidiani italiani con preghiera di non pubblicare il nome dell’autrice.
- Chiara ci tiene a far sapere di conoscere i ferri del mestiere e di nutrire una stima tanto scarsa quanto indifferenziata per i mezzi di informazione. Ne prendiamo atto.
- Era l’unico modo per sollevare una riflessione sull’assenza di politiche economiche del governo.
- Di politica economica del governo sentiamo tutti i giorni e in tutte le salse. Avevamo bisogno che fosse la Kook Artgency a smuovere il dibattito? Piuttosto avremmo bisogno di togliere rumore di fondo per capire meglio ciò che accade.
- Sono certa che Gramellini saprà cogliere il senso di questa operazione…
- Affermazione che ha l’aria di un “non te la sarai mica presa, vero? dai, dimmi che non mi porti rancore…”. Gramellini non ha replicato. Da quel gentiluomo che ha l’aria di essere c’è da aspettarsi che le abbia mandato un mazzo di fiori e un biglietto di congratulazioni: chissà…
- …che non è pubblicitaria…
- Che non fosse pubblicitaria mi era sfuggito, confesso.
- … è una denuncia della situazione in cui versano le microimprese come la nostra.
- Chiara Ioele ha spiegato, in altri articoli comparsi sul web, che il governo Letta non avrebbe una politica economica e che le misure adottate in materia di lavoro andrebbero a danneggiare le micro imprese come la loro; tesi entrambe condivisibili (non necessariamente condivise…). La professionista ha anche provveduto a descrivere puntigliosamente l’attività della Kook Artgency (a beneficio di quanti non avrebbero avuto la pigrizia di cercarli?) e affermato di aver avuto diversi inviti in TV, verso i quali afferma di non nutrire interesse.
A questo punto una domanda sorge spontanea: perché non tacere?
Perché non accontentarsi di provocare il dibattito, se questo era davvero lo scopo?
Tutto quello che ho letto mi porta a credere che se l’intento della professionista fosse stato realmente quello dichiarato nella lettera, la riuscita della burla sarebbe stata seguita dal silenzio: il rivelarla ha tolto attenzione ai temi che Chiara Ioele ha sostenuto di voler sollevare, veicolandola sulla sua persona e sulla Kook Artgency.
Il messaggio al potenziale Cliente sembra essere più o meno questo.
Ehi, guarda che abbiamo combinato. Con un indirizzo di posta elettronica, tre e-mail ai maggiori quotidiani e una storia ben costruita siamo riusciti a darla a bere a un giornalista come Gramellini, far continuare a parlare di noi nei giorni successivi aggiungendo via via qualche particolare, e ottenere perfino degli inviti in TV. Perché non provi a fare i conti, per vedere quale budget potrebbe garantirti tutto ciò? Hai tirato le somme? Bene, con noi puoi averlo con molto, molto meno. Che cosa aspetti a scriverci?
Tu cosa ne pensi?