Quando il pregiudizio si fa strisciante…
Non si può certo dire che la ministra Kyenge abbia avuto, fino ad oggi, modo di annoiarsi.
Oltre alle sue azioni, in questi primi mesi di governo, e alle polemiche nelle quali l’hanno trascinata alcuni politici (specie di matrice leghista), a far discutere sono anche le sue “non dichiarazioni”.
A cosa mi riferisco? Mi spiego meglio.
Ci sono persone, che in alcuni casi conosco personalmente, che riportano in rete dichiarazioni della ministra che commentano, ovviamente attaccandola duramente.
E cominciando il pezzo così: “Se la ministra Kyenge ha davvero detto questo, allora…”.
Perché le persone non verificano prima di cominciare a commentare?
Tutto sappiamo che verificare la veridicità di una dichiarazione attraverso fonti autorevoli disponibili in rete è piuttosto semplice.
E allora perché non lo fanno?
Suvvia, attaccare una persona per il colore della pelle non è politicamente corretto: cosa direbbero gli amici?
Meglio non rischiare; molto più comodo attaccare la ministra sulla base di dichiarazioni dubbie che, tanto lo sappiamo, dopo 60 o 70 caratteri nessuno ricorda più che non sono state verificare e sono trattate come autentiche.
Come chiamare questo atteggiamento?
Uno strisciante, pericoloso, e spesso inconsapevole pregiudizio. Se non razzismo.
Tu cosa ne pensi?
PS: ho dimenticato di dire che le verifiche che ho fatto in un paio di casi, sulle dichiarazioni meno strampalate, hanno dato esito negativo.
Tralasciando gli attacchi maleducati e decisamente razzisti ai quali abbiamo dovuto assistere in questi mesi, credo alcune scelte del ministro siano assolutamente criticabili.
Il compito della dott.ssa Kyenge è complicato! Integrazione è una parola strana che può lasciare spazio a molte interpretazioni.
Per l’idea che mi sono fatto, “integrarsi” significa adattarsi e sentirsi parte di una comunità della quale si entra a fare parte.
D’altro canto, chi fa già parte della comunità, deve fare gli sforzi possibili per facilitare l’ingresso di queste persone.
Tutto deve passare attraverso una giusta regolamentazione e a questo compito è chiamato il ministro.
Probabilmente alcune critiche, parlo di quelle educate e sensate, vertono sul punto in cui il ministro ha individuato il baricentro per rendere possibile questo equilibrio.
Trovo il tuo intervento equilibrato e orientato a distinguere.
Cosa per niente diffusa.
Grazie e a presto leggerti,
Arduino