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Una definizione di burocrazia.
10 Ottobre 2014 | Management e Smanagement - Pensiero del mattino
Ce la offre Luigi Einaudi in Prediche inutili.
Quel genere di libidine che si può chiamare “documentaria”, la libidine che si compiace di moltiplicare i documenti allo scopo preciso di recar noia a colui il quale ha l’audacia di chiedere alla pubblica autorità la licenza di esercitare un proprio diritto.
Magari negandolo, senza dare spiegazioni.
Cosa ne pensi?
l esempio di cosa avviene in Italia adesso sopratutto nelle regioni del sud sulla mia esperienza. la burocrazia è aiutata dalla incompetenza di chi copre certi ruoli a chiedere documentazione non necessaria per l ottenimento di autorizzazioni. ho notata questo nei bandi psr con l ente regione Sicilia ed assessorato agricoltura. anche se la macchina burocratica è efficiente (ed a mio avviso non lo è) l incompetenza gioca spesso un ruolo fondamentale nella allungare i tempi esponenzialmente.
Ecco un’altra prospettiva.
Per me la burocratizzazione, negli ultimi venti-venticinque anni, è cresciuta vertiginosamente attraverso la negazione del proprio ruolo da parte di chi ha il compito di emanare provvedimenti amministrativi. In sostanza, si cerca di costruire – ricorrendo alla burocrazia – un fortilizio di giustificazioni che possano derubricare, absit iniuria verbis, il ruolo del decisore a un ruolo notarile (“non potevo non dare l’autorizzazione”) quando invece nella nostra disciplina amministrativa il ruolo richiede un ampio ricorso alla discrezionalità. E qui si potrebbe parlare per ore del fatto che, nella nostra dirigenza pubblica, il più sconosce totalmente il senso di tale termine cui, anziché il corretto significato di esercizio di una potestà alla luce di un discernimento esercitato su basi logiche e all’interno di uno “spazio discrezionale” definito, attribuisce il significato di arbitrio. In modo del tutto arbitrario, mi viene da aggiungere…
Armando
P.S. Ovviamente dimenticando che lo stipendio che un dirigente pubblico (o anche funzionario) percepisce viene pagato proprio perché questi si assuma le proprie responsabilità esercitando la discrezionalità tecnica.
Ben detto, Armando. Siamo passati da una burocrazia che creando norme complicate che poi andavano interpretate giustificava la propria presunta “necessità”, e al tempo stesso esercitava potere sapendo di non dover rendere conto a nessuno, a una che per paura delle possibili conseguenze a tutto questo cerca di aggiungere un modo di pararsi il c**o. Con il risultato che ci sono, li paghiamo, e quando possono non decidono neanche davvero (non tutti, ovviamente, come in ogni generalizzazione faccio di ogni erba un fascio; ma tanti, davvero troppi…)
Grazie per non aver generalizzato, non lo faccio neanche io anche perché sono un funzionario pubblico… 🙂