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La felicità intermittente
21 Novembre 2014 | Costruisci la tua resilienza - Pensiero del mattino
Mi imbatto spesso in persone che appaiono serene e che non sembrano avere grandi ragioni per essere scontente della propria vita.
Eppure, quando il discorso si sposta sulla loro soddisfazione a proposito del momento che stanno vivendo, trovano immancabilmente buone ragioni per lagnarsi.
Eugenio Montale descrive mirabilmente questo stato d’animo, che definisce di “felicità intermittente”.
Stai a sentire.
L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.
Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità.
Cosa ne pensi?
Penso che la felicità per ‘definizione’ non possa essere uno stato stabile ma una condizione momentanea che dev’essere quindi necessariamente essere preceduta e seguita da una condizione differente. Cosa ne dici?
Ciao Davide,
mi pare un ottimo spunto di riflessione, che potrebbe rafforzare la posizione di Montale.
Su Wikipedia leggo “La felicità è lo stato d’animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri”.
Credo che ci si debba impegnare per estendere i momenti di felicità piuttosto che comprimerli per godere della loro generazione.
Grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino
E se invece parlassimo di infelicità intermittente?
Basterebbe guardare ciò’ che si ha e ciò che si vive con altri occhi, per capire che ogni giorno ci possono essere tanti motivi per essere felici!
Ciao Arduino,
io penso che si deve far di tutto per essere felici ogni giorno, ma non perché siamo fortunati o ci va bene tutto, ma perché dobbiamo lavorare su noi stessi ogni giorno ed in ogni situazione, cogliendo gli aspetti più positivi per renderci migliori e questo dovrebbe già renderci felici.
La frase di Montale “L’uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi”, secondo me rispecchia l’indottrinamento che ci è stato imposto fin da piccoli come stile di vita, mentre si dovrebbe coltivare la felicità per conoscerla e renderla sempre più grande, allo scopo di conoscere realmente noi stessi.
Credo che si confondano due cose solo parzialmente sovrapponibili: la “felicità” e la “serenità”: La prima mi sembra una condizione “di picco”, che se sei fortunato può durare un po’, ma non sempre e non per sempre; la seconda invece può essere raggiunta e mantenuta.
La prima può, infatti, essere facilmente infranta da un problema, un dolore o un incidente; la seconda resiste anche contro le avverità meno importanti:
Sono, come dicevo, parzialmente sovrapponibili: un lungo periodo di serenità può certamente coincidere con uno stato di moderata felicità, ma non completamente, per esempio in certi momenti di intensa emozione (lo sbocciare di un amore, la nascita di un figlio, il momento in cui si raggiunge un obiettivo importante) si raggiunge una punta che per definizione non può durare.