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Perché molti, in riunione, tacciono?

20 Novembre 2014 | di Arduino Mancini Come gestire una riunione?

I piaceri della vita

Le ragioni possono essere le più diverse: timidezza, timore di esporsi, paura di dire fesserie.

O semplicemente il desiderio di procurarsi il piacere di poter dire, un giorno, “io lo sapevo che non avrebbe funzionato”.

È per questo che, …


… quando gestisco una riunione, faccio del mio meglio affinché nessuno esca dalla stanza senza aver preso posizione.

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Commenti
Gianluca 25 Novembre 2014 0:00

Le riunioni, quando non sono costose perdite di tempo, sono delle occasioni importanti di confronto con gli altri e dei momenti di valutazione…ed ho notato che qui in Lombardia, si è costantemente valutati, anche dopo 15 anni di azienda. Stanti questi ultimi presupposti, una parola sbagliata, un concetto di per se corretto ma espresso in maniera non convincente o che va contro gli interessi di uno o di un altro, può far prendere diverse pieghe ad una carriera e rialzarsi o ribaltare le proprie sorti è molto difficile, soprattutto di questi tempi.
per cui, tra il dire e il non dire, io preferisco non dire….

Nada 25 Novembre 2014 0:00

Sicuramente meglio dire .Sono convinta che dire, in modo costruttivo, possa sicuramente contribuire a migliorare le situazioni in generale,e a fare chiarezza su quanto si pensa..certo molte volte puo’ essere considerata una strategia poco “furba” e ingenua,ma sul lungo periodo questo atteggiamento ripaga .Penso che i tempi del “nicchiare” siano finiti,si è stanchi dell’ipocrisia,sempre maggiore e’ la necessità di chiarezza e trasparenza nell’affrontare le questioni.Una presa di posizione fatta con logica e coscienza la reputo un indice di maturità e consapevolezza ,quindi ben venga il “dire”.
Un caro saluto Arduino !
Nada

AM 26 Novembre 2014 0:00

Interessante scambio di opinioni fra Gianluca e Nada, che offrono il punto di vista di due persone che hanno ruoli diversi.
Ciò che danneggia le imprese è proprio il fatto che le persone come Gianluca scelgano di tacere per non correre rischi, mentre si avvantaggerebbero se alla guida ci fossero imprenditrici come Nada, pronta a considerare l’opinione di tutti un vantaggio, non un’occasione di attacco.
A entrambi in bocca al lupo!
A presto leggervi,
Arduino

glapic 26 Novembre 2014 0:00

Ciao, non è il massimo, ma a volte ci pagano per essere degli “yes men”, è questo che vogliono certi “capi” poco illuminati.
Quanti lecchini, burocrati ed artisti della “supercazzola in powerpoint” conoscete che hanno fatto carriera? personalmente molti.

E’ ovvio che è meglio esprimersi, essere se stessi, brillare di luce propria, d’accordo con te Nada, sfondi una porta aperta, ma in certi momenti ed in certi contesti questa autonomia di pensiero la puoi pagare cara.

Quella descritta è una situazione simile a ciò che vivo, ecco perché, personalmente mi sto guardando intorno e nel frattempo peso parole dette e scritte.

ciao!
G.

cc 27 Novembre 2014 0:00

A volte, in alcune aziende, tacere e’ l’unico modo per sopravvivere. L’esporre punti di vista diversi, o suggerire metodologie alternative a quelle sempre adottare, in riunioni dove sono presenti persone con diversa anzianita’ aziendale, esperienze professionali e soprattutto scarse conoscenze trasversali, anche di semplici principi di base, scatena quasi sempre una discussione. Dove si cerca falsa serenita’ e assertivismo, e non sano confronto, l’esprimere pareri puo’ risultare un pericoloso boomerang. Quando poi qualcuno suggerisce anche di stare zitto per non sembrare “sempre il solito al quale non va bene niente” la situazione diventa frustrante e demotivante. E porta al silenzio.

Stefano Marchetto 4 Agosto 2015 0:00

Ciao Arduino,
io penso che sarebbe molto bello, utile ed interessante che ad ogni riunione ognuno si esponesse col proprio pensiero sia critico oppure a favore di chi ha affrontato e preparato in primis l’argomento da trattare.
Sarebbe veramente positivo per la crescita dell’azienda, in tutti gli aspetti, ma personalmente penso che il primo grande motivo perché spesso si faccia scena muta ad una riunione anche quando avremmo un romanzo di risposta da esporre sia proprio il timore di non dire una fesseria, ma che quello che diciamo possa essere visto male ad esempio dal nostro capo o che possa creare delle idee su di noi sbagliate, quando invece esponendoci avremmo la possibilità di dire quello che pensiamo, giusto o sbagliato che sia.
Ovviamente con i modi e termini adatti e corretti.

Secondo te Arduino, quali sono le paure che non dovremmo avere durante una riunione, per poter esporre le nostre idee al meglio?

A presto, ciao.

Stefano

Ada C. 4 Agosto 2015 0:00

Ritengo che dimostrare di avere un cervello che non si assimila facilmente, alla fine, generi una sorta di rispetto, seppure infastidito, in chi forse vorrebbe riunioni farsa a senso unico e in chi vi partecipa in silenzio. Magari le cose si dicono con un sorriso o una battuta di spirito. Peraltro le riunioni sono anche occasione di farsi conoscere dagli altri partecipanti che un domani potrebbero lavorare con noi o essere i nostri manager. Che senso ha fare il granchio? Chi vuole lavorare in un contesto dove è premiata l’assenza cerebrale? Certo, vi sono eccezioni in contesti delicati in cui sono in atto magari guerre sotterranee fra le parti e non si vuole fare la parte della vittima civile: allora meglio essere “prudenti come serpenti”, per citare un classico.

AM 5 Agosto 2015 0:00

Dannatamente vero ciò che afferma CC, troppo spesso il silenzio rappresenta un’arma di sopravvivenza. Ma tutte le volte che ne abbiamo l’opportunità dovremmo cercare di abbattere le barriere che ci postano all’omerta, come suggerisce Ada C., magari diventando un po’ giullari.
Ecco dove trovare qualche ispirazione https://www.tibicon.net/libri/leader-giullari-e-impostori
Stimolare le persone a esprimere il loro parere e non permettere a nessuno di lasciare la stanza senza aver detto la propria è fondamentale per combattere l’atteggiamento.
Un po’ di cautela può aiutare. Ho risposto anche a te Stefano?
Grazie e a presto leggervi: è bello avervi qui.

Stefano Marchetto 5 Agosto 2015 0:00

Ciao Arduino,
si certo grazie mille.
Proprio come avete un po’ detto tutti dovrebbe essere chi indice e guida la riunione ad esprimersi anche come motivatore per tutti i partecipanti e far si che tutti debbano e possano esprimere una loro opinione allo scopo di migliorare l’azienda, il gruppo e l’individuo.
Ovviamente per il partecipante sarà molto più difficile alzare la mano se è al corrente che ogni sua parola “potrà essere usata contro di lui” se il timoniere della riunione è il proprio responsabile. E purtroppo a volte, per molte persone sembra proprio essere così…il vantaggio e svantaggio di avere più potere degli altri e di esprimerlo nella maniera sbagliata.
Forse a volte bisognerebbe essere più leader che capi, perché da come ho letto ed imparato, il leader crea altri leader.

Stefano

AM 6 Agosto 2015 0:00

Troppo spesso affibbiamo al leader virtù e compiti taumaturgici, e ci aspettiamo che ci aiutino a risolvere situazioni nelle quali basterebbe semplicemente essere preparati.
Prepararsi a gestire una riunione può aiutare, eccome, perché buona parte dei problemi deriva dalla scarsa conoscenza di tecniche di gestione.
Grazie e a presto leggerti,
Arduino

Stefano Marchetto 6 Agosto 2015 0:00

La mia domanda è :

per quali motivi non esiste un’organizzazione che lavori per controllare e formare in modo sia “professionale” e sia “umano” chi avrà anche la mansione di dirigere delle riunioni, per il bene dell’azienda e dei suoi dipendenti?

Stefano

AM 6 Agosto 2015 0:00

Buona domanda.
Le organizzazioni esistono, sono poche e illuminate; e anche queste debbono combattere duramente per distribuire conoscenza.
Sono organizzazioni che hanno capito che la gestione del personale è fondamentale per la competitività e investono costantemente sulle persone.
Grazie e a presto leggerti,
Arduino

Stefano Marchetto 7 Agosto 2015 0:00

Ma chi dovrebbe per primo modificare il proprio essere professionale per far si di motivare e coinvolgere i propri colleghi o responsabili, intraprendendo una strada di gruppo per il sostentamento dell’azienda?

Forse l’azienda stessa, forse i responsabili che dovranno rispondere ai dirigenti o forse il dipendente che partecipa alle riunioni e che per paura piuttosto sta zitto?

A presto,
Stefano

AM 7 Agosto 2015 0:00

Tutti Stefano.
Perché l’alibi “lo dovrebbero fare altri” è quello che porta al ristagno.
E allora ognuno deve fare la sua parte: con cautela e attenzione.
Grazie a presto leggerti,
Arduino

nada 7 Agosto 2015 0:00

è proprio l’alibi “non tocca a me,c’è qualcun altro che ci deve pensare” che manda allo sfascio le aziende..basti vedere come funziona per l’azienda Italia…dove i dirigenti sono pagati per decidere,ma che in realtà non si prendono le responsabilità di decidere,e i funzionari nicchiano…e tutto stagna!
Cautela e attenzione ? Penso che a volte sarebbe meglio dire intraprendenza e osare..
saluti
Nada

Stefano Marchetto 7 Agosto 2015 0:00

Sono pienamente d’accordo che cautela e attenzione siano veramente fondamentali e anche che siano le doti essenziali per saltare qualche ostacolo con più energia evitando di inciamparci.
Poi un po’ di coraggio in più e anche qualche alibi secondo me verrebbe smaltito, per il bene di tutti.

Stefano

Marco Lonati 10 Gennaio 2017 0:00

Ciao Maestro,
in un CD di cui faccio parte ho una persona che si comportava in questo modo.
Non si è mai esposta, salvo poi, in un secondo tempo, uscire con la solita frase: “questa cosa andava gestita in maniera diversa….”.
Adesso, con il senno di poi, oltre a risponderle: “scusa, ma tu dove eri?”, ad ogni argomento chiedo a lei espressamente: “scusa, ma tu cosa ne pensi?”

AM 10 Gennaio 2017 0:00

Ciao Marco,
ottima idea.
Soprattutto perché la seconda spesso evita la prima domanda.
Non credi?
Grazie del commento e a presto leggerti.
Arduino

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