Tutti a caccia di talento!
Lo avrai notato anche tu: negli ultimi 10 anni si è scatenata la caccia al talento ha conosciuto una accelerazione rilevante.
I media, per trovare adulti e bambini da esibire come fenomeni da baraccone.
Le imprese, nel tentativo di ingaggiare persone che possano contribuire al loro successo, o a risollevarne le sorti, senza fare troppi investimenti.
A cosa attribuire il fenomeno?
Per quale ragione quando ci troviamo di fronte a una persona preparata pensiamo che sia naturalmente dotata piuttosto che concentrare l’attenzione sul lavoro che ha inevitabilmente sostenuto per ottenere determinati risultati?
Proviamo a fare insieme una riflessione.
Ho consultato alcune fonti per essere certo di conoscere il significato della parole.
Il Sabatini Coletti parla di ingegno, genialità, propensione naturale a una certa attività.
Più interessante ciò che ho trovato sul sito della Treccani che, oltre a fare riferimento ai concetti precedenti, fa risalire il significato alla «parabola dei talenti» raccontata nel Vangelo di Matteo, nella quale i talenti affidati dal signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati da Dio all’uomo.
È forse questa la chiave di tutta la faccenda?
In effetti ritenere che il talento sia qualcosa di innato o addirittura conferito da Dio ha una qualche comodità:
- ci fa sentire persone speciali, diverse da tutti gli altri, in virtù del fatto che determinate caratteristiche hanno addirittura origine divina;
- ci consente di pensare che il raggiungimento del successo costerà poca fatica, o addirittura nessuna.
Insomma, meglio essere dotati e faticare poco o nulla piuttosto che sbattersi ogni giorno per costruire la competenza necessaria: e poi, sentirsi tanto vicini a Dio un po’ intrigante lo è…
Ora ti propongo una diversa definizione del talento, coniata Scott Barry Kaufman, docente di psicologia alla New York University:
Insieme di caratteristiche individuali che accelerano l’acquisizione di competenze in una data sfera di attività.
Ti confesso che trovo questa definizione piuttosto accattivante, poiché fa riferimento a un insieme di caratteristiche che lo psicologo non definisce innate e non esclude che possano essere acquisite; inoltre, ci lascia liberi di lavorare per migliorare noi stessi, senza porci limiti.
Certo, dovremo rinunciare a quella piacevole sensazione di sentirci un po’ divinità, ma non possiamo avere tutto…
Non credi?
Se vuoi approfondire con ironia e buonumore il tema della gestione del personale nelle imprese italiane questo libro può esserti utile.
Chi non ha talento può sopperire con la passione 🙂 che in fondo serve pure a chi talento ce l’ha….
Resto convinta che gli esperti e i professionisti affermati di un settore abbiano un’unica marcia in più rispetto a chi resta nell’ombra: la dedizione, l’impegno e lo studio quotidiano, protratto per anni.
Senza passione un simile carico sarebbe insostenibile. Bisogna volerlo e crederci. Ogni giorno per tutta la vita.
Ciao,
secondo il mio parere ognuno di noi ha delle caratteristiche fisiche e mentali diverse tra loro, chi più chi meno.
Per questo motivo ognuno di noi può scegliere il settore che gli piace di più, che lo sente parte integrante del proprio essere, dei propri piaceri e delle proprie passioni.
Una volta trovata la strada giusta bisognerà comunque lavorare moltissimo, non in un periodo di tempo determinato, ma ogni giorno e fino alla conclusione di quella strada, di quella esperienza o di tutta la vita intera.
Il primo passo è di riuscire ad iniziare ciò a cui noi piace fare, cosa non sempre possibile purtroppo.
@Chiara. 🙂
@Stefano. vero. La buona notizia è che, anche lavorando sodo, il tratto personale può cambiare. Quindi di immutabile in assoluto c’è davvero poco.
A presto leggervi,
Arduino
Gli è che è più facile credere ai miracoli e alle scorciatoie che alla fatica. E allora, caccia ai talenti nelle aziende, boom delle lotterie e del gioco d’azzardo, e ricerca dell'”uomo del destino” in politica, quello che può risollevare una città, una regione, un Paese.
La realtà, e cioè che – talento o non talento, fortuna o non fortuna – le cose vanno costruite un po’ alla volta, tutti insieme, lavorando sodo e svolgendo anche compiti ingrati, quella si cerca di dimenticarla, di aggirarla. Ma anche per chi ha talento, o per chi lo impiega, può esserci un vantaggio di partenza, ma alla lunga le scorciatoie non esistono.
Ciao,
la mia domanda è:
è possibile che il “sistema” abbia voluto creare questa mentalità per abituare ad esempio la gente ad illudersi di trovare senza tanta fatica e senza tanti perché un risultato glorioso, a partire dal gratta e vinci al discorso e promesse di un Presidente di Governo?
Ciao Stefano,
la risposta è in parte nel messaggio di Cesare.
Lavorare costa fatica e spesso è più facile credere ai miracoli che affrontare il duro lavoro.
Circostanza spesso sfruttata dai politici o da quanti desiderano acquisire una leadership politica per costruire consenso basato sulla soluzione di problemi molto complessi, che difficilmente risolveranno da soli.
Hai letto questo articolo? https://www.tibicon.net/2012/10/leadership-carismatica-no-grazie.html
Il “sistema”?
Cominciamo con il lavorare su di noi.
A presto leggerti,
Arduino
Certo, verissimo, iniziare a lavorare su di noi, su noi stessi.
Il leader carismatico, ne parlavamo proprio durante il nostro incontro e purtroppo ce ne sono ancora troppi in giro.
Quali potrebbero essere le prime azioni, semplici, per iniziare ad eliminarne qualcuno senza passare per attentatori?
Buonasera,
Ritengo il talento una componente non proveniente nè dal duro lavoro, nè dalla fortuna…. Piuttosto…. Dal caso.
Il talento si trova (secondo me…..beninteso) insito in un essere al di là della sua o altrui volontà. C’è è basta.
Poi subentra ľ intelligenza nel saper applicare il talento nella opportuna area.
Saluti
Cla