t post

Mi chiamo Valentina e credo nell'amore: e non è colpa mia!

Violenza sulle donne - Testo e video della memorabile pièce di Paola Cortellesi e Claudio Santamaria su Rai 1

3 Maggio 2016 | di Arduino Mancini Violenza sulle donne. E bambini

Post aggiornato il 24 novembre 2020

 

L’8 aprile 2016 è andata in onda la seconda delle tre trasmissioni che su Rai 1 hanno avuto per protagoniste due artiste tanto note quanto preparate: Laura Pausini e Paola Cortellesi.

Durante la trasmissione Paola Cortellesi e Claudio Santamaria hanno dato vita a una pièce ispirata a uno fra i più gravi problemi del mondo contemporaneo: la violenza sulle donne in un ambito familiare.

È la storia di Valentina e Giorgio e della evoluzione del loro rapporto, da bambini, adolescenti, fidanzati e infine comniugati, che i due attori ripercorrono con ritmo e maestria.

Ho pensato di riportare qui sia il video sia il testo, per farti meglio apprezzare alcuni minuti che mi hanno dato i brividi: e senza annoiarti con chiacchere inutili do subito la parola a Valentina (Paola Cortellesi) e Giorgio (Claudio Santamaria).

Prima il video, poi il testo.

 

 

Valentina (V)
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore. Ho 10 anni, sono caruccia e mi piace la riccissima Candy Candy. A scuola ci vado tutta aggiustata poi magari ogni tanto mi sporco il grembiule perché le pizzette a scuola mia sono sempre estremamente farcite. Allora la bidella Gina mi dice “Bella, non te preoccupa’ che poi se lava.. la pizzetta, quella in quanto tale è carica de farciume, bisogna solo sta’ attenti a mozzicà”.

Giorgio (G)
Mi, mi, mi chiamo Giorgio, c’ho 12 anni e alle ragazze ancora non ce penso, anche perché c’ho l’ormone a palla e puzzo talmente tanto che l’odore mio dà fastidio al cane. Coi miei amici ci divertiamo a spararci per finta con le pistole giocattolo, a menarci, facciamo gli indiani, i cow-boy, zorro, i messicani, i rambo, pah, pah, pah e poi mi padre mi dà i due soliti sganassoni e me ne vado a letto.

V
Mi chiavo Valentina e credo nell’amore. Ho 16 anni e a una festa ho conosciuto uno che è un incrocio tra Simon Le Bon e l’operaio che ha fatto il controsoffitto a casa mia. Io sono un po’ più alta di lui, però mi piace un sacco.

G
Ciao, piacere, mi chiamo Giorgio.

V
Valentina.

G
Ammazza quanto sei caruccia…

V
Grazie… ma perché ti sei messo tutto sto profumo?

G
Perché, se sente?

V
Embeh…

G
Perché, io attraverso il mio profumo vorrei comunicare che io sono un uomo che non deve chiedere mai.

V
Ah.. quindi de uscì te lo devo chiedere io?

G
Sarebbe meglio.

V
Andiamo bene!
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore. Con Giorgio ci siamo fidanzati, mamma mia quanto è bello. Insomma, sò meglio io, però a me me piace il suo carattere introverso, il suo modo di fare, mi piace…Amore?

G
Amò.

V
Però secondo me parla troppo quando fa l’amore…

G
Te piace? Quanto te piace? Io sono un mandingo africano e tu sei la mia geisha.

V
A parte i suoi evidenti problemi di orientamento geografico, a me Giorgio mi piace tanto, e stare insieme a lui è fico, è fico, è divertente. Oddio, non è il tipo che ti regala i fiori o l’anello. No, quello no. Per i miei 18 anni m’ha fatto l’abbonamento allo stadio! Però è tenero… una volta ha provato addirittura a dedicarmi una poesia scritta da lui.

G
Se ti bacio divento paonazzo, mi sudano le mani e divento pazzo, ma proprio questo è il mio sollazzo e quindi amore…

V
Ecco, amore, va bene così, benissimo, molto bella.

G
Bella?

V
Sì.

G
Te ne scrivo un’altra?

V
No, no, come avessi accettato!
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore. Mi ha chiesto di sposarlo! A momenti casco dalla sedia. Fin da piccola vedevo i film americani con quelle belle storie d’amore e mi emozionavo… io sò fatta così. Mi sento come Julia Roberts, l’abito bianco con il velo, gli anelli con i nostri nomi, il viaggio di nozze. Amore!

G
Amore!
Sposarsi è un passo obbligatorio, una cosa che devi fare e te partono pure un sacco de soldi. Devi invitare a pranzo gente che manco conosci, quelli che cantano con il coro de mi madre, cioè, 12 zii e zitelle calabresi e pure Er Caciolla, che pesa 180 chili e mi occupa tre posti. Ma che fai, non lo inviti al Caciolla?

V
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore.
Però la vita di coppia me la pensavo meglio, cioé lui mi vuole tanto bene, però è sempre più geloso: mi arriva un messaggio, mi prende il telefono e vuole sapere di chi è.. per carità, se è geloso vuol dire che ci tiene e a me mi fa pure piacere, però, che ne so, mi sembra tutto un po’ troppo.

G
Mo quella s’è messa in testa de lavorà. Ma che bisogno c’è? A lavorare ci vado io. Sta tutto il giorno fuori casa ma io mica mi sono sposato una ballerina.

V
A me, di fare la commessa mi piace. Al negozio con le ragazze ci ammazziamo dalle risate. Ieri ho perso tempo con una cliente grassa che non le stava niente, ma era troppo simpatica. Poi ho scoperto che era la sorella del Caciolla e infatti pesava quanto il Caciolla. Purtroppo, alla fine, poi com’è e come non è sono arrivata a casa alle nove.

G
Oh, ma lo sai che sono le nove e io devo cenà! Lo sai che poi devo uscì. Quando ha aperto la porta le ho dato un bel ceffone, bom, diritto in faccia . Te la devi far passare la voglia di fare la spiritosa, di fare come te pare.

V
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore.
Era nervoso, ma è il carattere suo, magari me la sò cercata, è solo colpa mia. Che poi mi ha chiesto scusa, mi ha regalato un mazzo di rose e mi ha giurato che non lo rifà più. Certo che con quelle manone, ogni volta mi fa vedere le stelle. Comunque, il lavoro mo’ l’ho lasciato, così lui non si dispiace.

G
Tu forse non l’hai ancora capito che sei mia? Sei mia! E devi fare quello che dico io. È meglio che te lo metti bene in testa altrimenti non lo so come va a finire.

V
Mio marito mi mette le mani addosso abitualmente. Se mi trucco troppo un ceffone, se mi vesto bene un ceffone, anche se lo faccio per lui. La mattina spero che non si sveglia storto altrimenti sennò la sera sò dolori. Non me l’ero immaginato così…
Mi chiamo… nemmeno me lo ricordo più, come mi chiamo.

G
La stronza un giorno è andata dalle guardie, dice che je meno, dice che le faccio addirittura la violenza psicologica. I lividi e i bozzi se li è fatti da sola. È lei che sta in torto, è lei che mi ha ingannato. Io pensavo di sposare una brava ragazza, non una che c’ha i grilli per la testa.

V
Non è colpa tua, così mi hanno detto, non è colpa tua. Mi hanno detto così.

G
Te la sei cercata.

V
Non è colpa mia.

G
Quando torniamo a casa, te lo faccio capire a calci!

V
Non è colpa mia.

G
Dove, stai? Dove cazzo stai? Dove sta?

V
Io forse ho sbagliato a sognare Candy Candy e Julia Roberts, ma non ho sbagliato quel giorno ad andarmene via.

G
Amò? Amò? Amò?

V
Non è colpa mia, non è colpa mia.
Mi chiamo Valentina e credo nell’amore.

 

Sei giunto al termine. Vuoi lasciare un commento?

Se vuoi, puoi continuare con i monologhi di Luciana Littizzetto e Rula Jebreal.

Scopri i miei percorsi di formazione elearning.

(3 votes, average: 4,67 out of 5, rated)
Loading...
Commenti
Tiziana 5 Maggio 2016 0:00

Quando l’ho vista in tv ho pianto….era tutto così reale…purtroppo succede più spesso di quanto ognuno di noi possa immaginare….perché è difficile immaginare qualcosa se non fa parte del nostro piccolo mondo…e se fa male solo ad immaginare pensate quanto possa farne a viverle certe esperienze.
Parlarne è un modo per rompere il muro di indifferenza che circonda queste storie di squallore…grazie Arduino per averlo fatto a nome mio e di tutte le donne!

Pachicefalo 2 Dicembre 2016 0:00

Troppo bello. Troppo grandi lei e lui. Quasi non servivano le parole. Basta ricordare l’ultimo giornale, o un notiziario qualunque. Mi sono addirittura anche ascoltato tutta la Pausini, e per un vecchio fossile quale sono non è certo cosa semplice.

mattia 11 Febbraio 2017 0:00

utile per riflettere sull’amore malato di tanti uomini

Lascia ora il tuo commento (* obbligatorio)

Nome *
E-mail *
Sito Web
Commento *