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Tre buone ragioni per mettere in discussione la posizione assunta
4 Giugno 2016 | Costruisci la tua resilienza
La domanda che ti faccio è la seguente:
se fossi nei panni dell’uomo nella vignetta, come ti comporteresti se fossi davvero convinto della bontà della scelta fatta?
Seguiresti il consiglio della donna o andresti per la tua strada?
“In una discussione, chi ha torto vince, due volte, perché impara qualcosa” (a me l’hanno venduta come detta da Confucio).
Chi le alternative non le vuole neanche prendere in considerazione, è un cretino.
Molto intrigante. Chiunque diriga oggi non ama ascoltare, il tempo è limitato mentre l’errore è facile. Il gancio fornito da un ascolto che rassicura e adula mostra una sapiente strategia, ancor di più se corretto e fondato. Una interpretazione? Buona domenica.
Buongiorno, lessi da qualche parte questa frase, che riporto parola, parola meno: “ricorda che hai due orecchi ed una sola bocca, perché? Perché devi ascoltare il doppio di quanto dovresti parlare”. Me la ripeto spesso e cerco di metterla in pratica ma sono io il primo a dire che non è facile, e a volte ancora oggi ci casco e non ascolto. Alessandra nel post dice una cosa sacrosanta ” chi dirige oggi non ama ascoltare” e come alibi a questo spesso si porta il fattore tempo.
Ciao Andrea. Il tuo commento mi ricorda ciò che alcuni compagni di giovinezza mi dicevano ridendo: “Alessandra fa rima con Cassandra”. Oggi, dopo esperienze diversificate e diverse, ho riconosciuto la famosa sensibilità per i segnali “deboli dell’ambiente”, faticoso e pericoloso esercizio qualitativo, prova da provare “quantitativamente”…e non solo oggi. Gli alibi, se tali, trovano nelle emergenze un riconoscimento quali-quantitativo “tout court”, studiare pare fosse una cosa da ricchi, disconoscendo una nostra antica “forma mentis” presente in apparenza in molti “salotti” potenti. Focus:ascolto. Vuoi la mia umile risposta, prima dell autorevole esperienza di Arduino? Le filosofie orientali stesse si interrogano da almeno due decenni, oggi ricche e protette, più di prima. Non online, come alcuni di noi e esclusi i presenti, ritengo e sempre umilmente. Sintetizzo e riassumo, parafrasando. Ascolto? Certo, tre volte poi segui te stesso. Se sbagli saprai da dove ti cominciare. Grazie per il tuo tempo. Un augurio di serena giornata. Alessandra
Interessanti commenti.
L’ascolto, come dico in aula, rappresenta un’arma da impiagare nella competizione di mercato.
Al manager è sempre e comunque richiesta un’assunzione di responsabilità, che può esercitare scegliendo di contare solo sulla propria testa o capitalizzare anche sulle conoscenze dei collaboratori.
Personalmente non nutro dubbi su quale sia la soluzione più conveniente, ma in troppi preferiscono pagare un pedaggio alla propria autostima che, statisticamente, li porta a sbagliare in un numero più elevato di occasioni.
Cosa ne pensate?
Grazie dei commenti e a presto leggervi.
Arduino