Brexit – Io, i giornalisti, li vorrei tutti così!
All’indomani della vittoria del “Leave” che ha portato la Gran Bretagna a lasciare l’UE, l’ormai ex leader dell’UKIP (United Kingdom Independence Party) Nigel Farage è stato intervistato da una giornalista del “The Telegraph”.
Trovo l’intervista interessante non per la menzogna di Farage, alla quale i media hanno dato ampio spazio, ma per aspetti dei quali ti parlerò fra poco.
Ecco il video, di seguito il testo dell’intervista in italiano.
Giornalista
I 350 milioni di sterline per settimana che non invieremo più all’Unione Europea, può garantire che saranno spesi per il servizio sanitario nazionale?
Farage
No, non posso garantirlo, e non ho mai fatto questa affermazione. E questo è un errore fatto durante la campagna per il “Leave”.
Giornalista
Aspetti un momento, ma questo era un vostro annuncio pubblicitario, uno dei punti della campagna per il “Leave”, uno dei motivi per i quali vi hanno votato.
Farage
Aspetti un momento, ora le spiego.
Giornalista
Vi hanno votato 17 milioni di persone e questa è stata la vostra propaganda, e ora sostiene che è stato un errore?
Farage
Abbiamo 10 miliardi, 34 milioni al giorno che possono essere spesi per il servizio sanitario, per le scuole o per qualsiasi altro motivo.
Giornalista
Ma lei non può garantire che quel denaro andrà al Servizio sanitario nazionale, come promesso.
…
Ecco, dopo questa intervista mi viene da dire che vorrei tanto vedere in Italia più giornalisti convinti che mentire sia una cosa grave, e che incalzare i politici come la giornalista del The Telegraph ha fatto con Farage sia un dovere.
E allora più di un politico perderebbe il vizietto di raccontare frottole elettorali, contando sul fatto che le persone dimenticano.
Non credi?
Certo che cambierebbero molte cose. Innanzitutto si riuscirebbe (o almeno, io riuscirei) a guardare i programmi di “approfondimento socio-politico” quali i vari Porta a Porta, Ballarò ecc ecc, nei quali le domande vengono concordate prima della trasmissione (la quale pratica è “conditio sine qua non” per la partecipazione del “politico” di turno), ognuno può dire quello che vuole senza che il giornalista/conduttore si prenda la briga di incalzare lo stesso quando “la fa fuori dal vaso”, le cifre e le statistiche vengono interpretate a piacimento (e ancora, senza contradittorio da parte del conduttore) e via dicendo.
Siamo un paese con decine di giornali, testate televisive, redazioni di telegiornale, trasmissioni di approfondimento appunto, ed alla fine le uniche trasmissione che sollevano un po’ di polvere sono Report (spina nel fianco di ogni formazione politica e ente pubblico), Striscia la notizia e Le Iene. Credo che questo la dica lunga.
Un paese dove, per qualunque questione, ogni volta ci viene propinata la ruota dei commenti dei portavoce di ogni formazione politica: Tizio a dichiarato, Caio e detto, Sempronio ha sostenuto. Punto. Nessuno può dire di ono essere stato interpellato, nessuno può lamentarsi di vedersi sbugiardato rispetto a quanto dichiarato dieci giorni prima o alla realtà delle cose.
I motivi? Non so, non ho un acume tale da poterli discernere. Azzardo: forse il fatto che molti giornalisti sono di nomina in qualche modo “politica”, o sono comunque legati a qualche colore? L’esistenza ormai di una “regola non scritta” nelle redazioni che vuole non si calpestino i piedi ai nostri potentucci, pena finire a scrivere delle recite scolastiche?
Ciao Fausto,
le tue domande sono buone domande.
A presto leggerti,
Arduino