Nulla può separarmi dal Blackberry.
I partecipanti al corso erano disposti a ferro di cavallo.
Quasi tutti avevano di fronte un Blackberry che li teneva “connessi”: con l’esterno, non certo con il corso di formazione che stavano frequentando.
Per tre quarti del tempo si era ripetuto un modello di comunicazione particolarmente difficile, per il relatore, da gestire: il giovane torello (solo una fanciulla in aula: del resto, si sa, il manager è maschio …) poneva una domanda e, al momento di ascoltare il commento dei colleghi o del relatore, veniva distratto dal segnale luminoso di un sms o una e-mail in arrivo.
A quel punto l’incontinenza da lettura colpiva infallibile e il commento andava irrimediabilmente perduto.
A metà pomeriggio del secondo e ultimo giorno, poco prima della pausa caffè, l’ennesimo segnale luminoso fece la sua apparizione durante l’analisi di una simulazione piuttosto complessa.
La pazienza di Girolamo Formatori, il docente, mostrò segni di cedimento.
“Quando i partecipanti fanno fatica a rimanere mentalmente presenti in aula, propongo loro una riflessione circa le ragioni di tale difficoltà. Le ipotesi sono due.
Nella prima affermiamo che il ruolo dei giovani manager nell’organizzazione è talmente critico da non consentire loro un reale distacco: i direttori del personale dovrebbero esserne consapevoli e sollevarli da queste perdite di tempo.
Se scartiamo la prima ipotesi allora nella seconda dobbiamo ammettere che i partecipanti hanno una qualche difficoltà nel gestire gli impegni esterni durante i 5 spazi che la giornata di lavoro in aula consente: apertura e chiusura di giornata, due pause caffè, pausa pranzo.”
Il silenzio scese nella stanza: Girolamo superò l’imbarazzo invitando i partecipanti ad una breve pausa.
Alla ripresa i Blackberry erano spenti.
Due segnali contrastanti arrivarono alla conclusione del corso.
Il primo, immediato, fu una valutazione eccellente da parte dei partecipanti.
Il secondo era costituito dal fatto che quella sarebbe rimasta l’ultima apparizione di Formatori in azienda.
Per il non esaltante andamento dei conti o per altre ragioni non è dato sapere.
Buonagiorno Arduino, la mia è una riflessione alla luce della mia esperienza significativa anche se breve, credo che in questi 7 anni di mestiere ci sia, tra la perdita di tempo in attività di formazione ed il non saper gestire il tempo dei formati, una sorta di terza via, un giusto equilibrioo. Oggi il mondo ci ha costretti ad essere aperti, attenti, concentrati su tanti, forse troppi stimoli contemporanei che richiedono azioni simultanee, non sarà che le persone in aula riescano ad essere attenti e presenti in aula pur leggendo ed inviando mail? non sarà che abbiamo riposto nel ruolo della formazione aspettative formative troppo alte, tipo la panacea contro l’incapacità manageriale ed il declino del pensiero con la P, evidente in quasi tutti i campi sociali, dall’università all’industria al saper essere?
Ciao Arduiono, io penso che ormai viviamo , lavorativamente parlando, in un mondo multitasking e siamo in grado di gestire due cose temporaneamente . In base al ruolo che si occupa in azienda è difficile valutare dall’ esterno se è piu’ importante quello che si stà ascoltando ( e che puo’ essere ripetuto ) o il contenuto della mail/sms che invece potrebbe richiedere un intervento immediato.
Ripeto dipernde dal ruolo in azienda .
Arduino,
Concordo al punto che diffonderò l’articolo nella mia organizzazione. Il punto temo non sia la capacitá multitasking o altro. Tali comportamenti si verificano anche in riunioni di lavoro, non solo in formazione. É un problema di “educazione” alle prioritá. Lavoro molto con altri Paesi e questo fenomeno é molto meno diffuso. Nel tempo che prende una riunione, ci si concentra solo sugli argomenti trattati nella riunione e spesso i cellulari non sono proprio presenti. Come mi aveva insegnato un capo eccellente, il tempo non é mai una risorsa critica. Le prioritá sono risorse critiche e un buon manager deve essere prima di tutto un maestro nella loro gestione.
@Stefano. Mi auguro che l’articolo possa essere di aiuto.
Anche in risposta a @Gianni osservo che quella del multitasking è una convinzione che tonnellate di studi hanno impietosamente demolito.
Leggere per credere https://www.tibicon.net/libri/il-metodo-antierrore.
Vero che siamo capaci di fare due cose contemporaneamente, come ad esempio raderci e ascoltare la radio o riflettere, ma non conserviamo ricordo di entrambe: perdiamo quella meccanica.
Alcune evidenze sperimentali testimoniano come il tempo di disconnessione e riconnessione fra due attività che assorbono concentrazione è non inferiore ai 10 minuti.
Questo meccanismo mentale era ben noto ai cinesi alcuni secoli prima di Cristo, poiché ad esempio i 36 stratagemmi (libro di tattica militare https://www.tibicon.net/libri/i-36-stratagemmi) è in buona parte fondato su tecniche che consentono di distogliere l’attenzione dell’avversario o di impegnarlo in altro in modo che possa diminuire l’intensità delle forze che dedica al conflitto.
Quello che ho deciso di fare per accrescere la mia produttività è stato tornare al vecchio comportamento seriale.
Vi ringrazio per i commenti e mi auguro di leggervi presto.
Scusate il ritardo nella risposta. Per qualche misterioso motivo il commento era finito fra quelli in attesa di risposta.