Prepararsi? Non serve a niente!
Questo sembrerebbe essere il pensiero, non confessato, degli Italiani.
Come faccio a dirlo? Leggete la tabella.
Il numero di laureati fra 100 giovani fra 25 e 34 anni è pari a 17, la metà circa della media OCSE, lontano dagli altri paesi occidentali.
Le ragioni? Economisti, sociologi, e tanti eminenti esperti sarebbero capaci di citarne di eccellenti.
A me ne vengono in mente due.
La prima sta nel nostro talento nel dare il meglio quando le cose volgono al peggio: perché prepararsi quando siamo capaci di trarci d’impaccio anche quando abbiamo l’acqua alla gola?
La seconda sta nella nostra incapacità, come Paese, di prendere consapevolezza nei nostri punti di forza e investire per rafforzarli.
Un esempio? Negli USA le migliori università accolgono preferenzialmente gli studenti che hanno studiato almeno il latino, perché i ragazzi che hanno una preparazione classica sembrano mediamente ottenere migliori risultati.
L’Italia è il Paese che vanta il maggior numero di studenti di latino e greco (oltre il 30% dei nostri studenti delle medie superiori studia almeno il latino), ma è incapaci di trasformare questa caratteristica in vantaggio competitivo.
Come dice un mio caro amico, siamo nati per soffrire …