Il PD e la maledizione del leader sgradito
Sembra che il PD sia costretto a convivere, e ad avere successo, solo con i leader che non ama.
Come faccio ad affermare ciò?
Romano Prodi è stato l’unico candidato premier a battere Silvio Berlusconi: Occhetto, Veltroni e Rutelli ne sanno qualcosa.
Prodi aveva, fra le innegabili qualità personali, il merito di essere stato democristiano: e in quanto tale, era accreditato agli occhi di quanti da sempre provavano diffidenza verso gli ex comunisti. Ben lo sapeva Massimo D’Alema, il quale lo impiegò per battere Berlusconi: per poi sostituirlo in una scellerata staffetta.
Poi le recenti elezioni alla regione Puglia. Vendola? Manco a parlarne, dopo gli scandali servono facce nuove. Vendola insiste e vince: prima le primarie, poi addirittura ridiventa governatore. Come direbbero dalle mie parti, al PD un fiuto da paura.
In Piemonte le cose vanno diversamente. Si sapeva che Chiamparino, amato sindaco di Torino, avrebbe avuto molte probabilità di battere il candidato leghista. Ma Chiamparino era stato critico verso il gruppo dirigente del PD, aveva avuto il torto di dire che serve un rinnovamento e altre cose tutto sommato scontate. Pensate, aveva dimostrato di pensare con la sua testa: e a noi, si sa, quelli che pensano con la loro testa mica ci piacciono tanto.
Allora meglio ritentare con Mercedes Bresso, governatore uscente. La quale le busca, sia pure per poco.
Ora sembra che in Piemonte si debba rivotare in autunno: schede da ricontare potrebbero far ripetere, fra le polemiche, le elezioni. A questo punto il PD riscopre Chiamparino: dicono che a Roma stiano mandando giù l’olio di ricino per digerire l’unica candidatura capace di spezzare lo strapotere leghista al nord. Vedremo.
Tutto da godere lo spettacolo delle prossime primarie. Perché è vero che ci sono 3 anni di legislatura davanti, è altrettanto vero che i venti di guerra interni al PdL e gli scandali potrebbero portare a elezioni anticipate con scenari tutti da disegnare.
Vendola, sapendo di trovare un partito incerto e forte del fresco precedente, parla già da candidato premier: non stima Tremonti e gli piacerebbe affrontare Fini.
Lo stato maggiore del PD tace, paralizzato e incapace, come sembra, di formulare proposte politiche: terrorizzato anche dall’ipotesi Veltroni, che di recente ha ripreso fiato, dimenticato la batosta e ripreso la baldanza di chi ci vuole riprovare.
Si sussurra che Bersani, pur di evitare Veltroni o Vendola candidato, potrebbe decidere di ripensare Prodi. Oppure di correre personalmente, evitando le primarie.
Vendola ce la farà? Difficile dirlo, dipenderà anche da quanti pezzi ci saranno da raccogliere nel centro destra dopo la spaccatura con Fini e le inchieste di vario ordine e grado.
Ma un suggerimento per i colonnelli del PD ce l’avrei.
Gestire le primarie senza tentativi di “pilotaggio”, mostrando ostilità verso Vendola.
Cavalcando la possibilità che l’avversione concentri su di lui sia le simpatie del popolo di sinistra sia quelle di quanti, nel centro destra, sarebbero ben felici di vedere a Palazzo Chigi una persona sgradita al PD. Il male minore, insomma.
Perché la speranza, per il PD, sembra essere l’unica strategia possibile.