Media e finanza per le suore irlandesi
Il 12 agosto alcuni giornali hanno riferito che due ordini di suore irlandesi (le Sorelle della Carità di Gesù e Maria e le Sorelle della Santa Fede) hanno citato Morgan Stanley, la più grande banca d’investimento del mondo.
Le suore hanno acquistato nel 2005 titoli per un totale di € 5,88 milioni, poi declassati a titoli spazzatura.
Lo studio legale Stewarts Law, che rappresenta i due ordini religiosi, afferma che Morgan Stanley “avrebbe deliberatamente deciso di non vendere i titoli sottoscritti dalle suore quando questi furono declassati a spazzatura” nel gennaio 2009 e avrebbe “aspettato” fino a giugno 2009 per liberarsene e “incassare per se stessa un profitto di 8,6 milioni di euro”.
Le suore hanno perciò citato davanti ad un tribunale londinese il colosso di Wall Street.
Due gli aspetti della vicenda che mi hanno colpito.
Il primo riguarda il fatto che il denaro degli ordini religiosi dovrebbe essere investito in titoli a massima sicurezza, al riparo dalla speculazione: ma l’attrazione fatale esercitata dal “facile” guadagno in conto capitale non risparmia neanche la Chiesa.
Il secondo riguarda l’uso disinvolto dei media da parte delle religiose. Invece di leccarsi le ferite in silenzio (andiamo, sorelle, investire in titoli ad alto rischio, non si fa …) le suore hanno deciso di sbattere il mostro in prima pagina, probabilmente con l’intento di favorire una transazione.
Insomma, non c’è più religione.