Perché ci arrabbiamo?
E allora perché non cercare di capire da dove la rabbia parte e vedere se, in qualche modo, possiamo gestirla?
Sono andato a dare un’occhiata su Wikipedia e vi riporto sinteticamente il risultato della ricerca.
La rabbia è potenzialmente in grado di mobilitare risorse psicologiche positive quali la determinazione a rivedere comportamenti sbagliati, la promozione di una giustizia sociale, la comunicazione di sentimenti negativi in situazioni controverse.
Ma quando non trova adeguata forma di espressione la rabbia può essere distruttiva.
Nella sua forma più forte, la rabbia altera la capacità dell’individuo di elaborare le informazioni e di esercitare un controllo sul proprio comportamento: una persona arrabbiata può perdere la propria oggettività, l’empatia, la prudenza e la cognizione di quello che fa, generando danno per altre persone o cose.
La rabbia è una forma di reazione a situazioni sfavorevoli.Tre tipi di rabbia sono riconosciuti dagli psicologi:
- la prima è la rabbia improvvisa, è collegata all’impulso di autoconservazione ed è una forma episodica. È condivisa da uomini e animali e si verifica quando ci si sente tormentati o intrappolati;
- poi c’è la rabbia costante e deliberata, ed è una reazione alla percezione di subire un trattamento ingiusto o un danno. Anche questa è una forma episodica;
- il terzo tipo di rabbia è invece più legato ai tratti del carattere che agli istinti o cognizioni e si manifesta spesso attraverso irritabilità, scontrosità e villania.
Per concludere, se la rabbia non fa parte del tratto del nostro carattere, possiamo dire che rappresenta la reazione più comune a un evento che sentiamo minaccioso.
Cominciare a riconoscerlo al momento del suo insorgere, identificando chiaramente la minaccia alla quale ci sentiamo sottoposti, può essere di grande aiuto per controllare le nostre reazioni.
Chi volesse approfondire il tema può leggere Arrabbiarsi, il libro del quale vi presento la copertina.