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L'editoria e il business perduto

17 Dicembre 2010 | di Arduino Mancini Giornali Giornalismo Informazione - Storie Storielle Storiacce
Fra i settori economici in difficoltà quello dell’editoria è certamente fra i più malconci, anche perché le imprese editoriali hanno in generale mostrato particolare talento nel farsi prendere di sorpresa dalla tremenda pressione che l’evoluzione tecnologica ha esercitato sul loro business.

Vi faccio un esempio.

Racconta Phil Bronstein (ex direttore del Chronicle e dell’Examiner, i due quotidiani storici di San Francisco), che a meta degli anni Novanta organizzò una riunione dei manager del gruppo editoriale dell’Examiner, di proprietà di Randolph Hearst,  con un giovane laureato in informatica fresco di studi che faceva lucide previsioni sugli sconvolgimenti che l’informazione online avrebbe prodotto nel mercato della pubblicità e proponeva una formula originale per cavalcare la nuova tendenza.

Il dipartimento tecnologico della Hearst liquidò il giovanotto, sostenendo di poterne fare a meno.

Craig Newmark, così si chiamava il talentuoso ragazzo, fondò subito dopo  Craigslist, il sito che in pochi anni è diventato negli USA il magnete delle inserzioni della piccola pubblicità, lasciando a secco i giornali che, soprattutto a livello locale, ricavavano da questo settore almeno un terzo delle loro entrate.

Ho ripreso l’episodio dal libro L’ultima notizia, che vi consiglio caldamente di leggere, perché vi darà una visuale chiara della situazione in cui versa l’editoria mondiale e delle nuove frontiere della comunicazione di massa.

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