Le Olimpiadi e la pensione di Pescante
Il Governo Monti ha detto no alla candidatura di Roma alle Olimpiadi, una candidatura difficilmente giustificabile agli occhi di una nazione alla quale è stato chiesto di stringere la cinta fino all’ultimo buco utile.
Non poche le voci contrarie.
Perché?
Per molti politici le Olimpiadi sarebbero state un’occasione di riscatto e una vetrina internazionale di straordinaria efficacia per rilanciare l’economia: un rilancio fatto di budget di spesa superati che avrebbero finito, come nel caso della Grecia, per affondare i conti dello Stato.
Del resto, le voci contrarie hanno avuto la durata di un sondaggio: di fronte a un’opinione pubblica che con percentuali superiori all’80% (sondaggio di SkyTG24) le Olimpiadi preferisce vederle a casa di altri i microfoni hanno trovato presto giusta quiete.
Una decisione responsabile, quella dell’esecutivo, che contribuisce a tenere tutti con i piedi per terra e a frenare false sensazioni che la fase acuta delle crisi sia finita.
Spiace per Mario Pescante, Presidente del Comitato Promotore, imprenditore e deputato PdL.
Nei giorni precedenti il NO, Pescante aveva tentato di forzare la mano con interviste che volevano esercitare sul Governo una forma di pressione attraverso l’opinione pubblica.
“Forse Monti vuole studiare meglio i dati, ma li ha da giorni…” la sintesi di un’intervista a La Stampa.
Comprensibile l’atteggiamento del Presidente del Comitato Promotore.
A 73 anni, con le elezioni alle porte e una difficile nuova candidatura, cosa farà mai fino al 2020 senza Olimpiadi senza un microfono pronto a raccogliere la sua voce?
Del resto a 81 si è nel pieno delle forze…
Tu cosa ne pensi?
Quando Torino si aggiudicò le Olimpiadi invernali del 2006, fu assegnato a Gianni Agnelli un simbolico ma significativo ruolo di Presidente del Comitato di Accoglienza (cito a memoria). L’industriale, cui non mancava lo spirito, disse che per lui era importante soprattutto esserci nel 2006. E difatti non ci arrivò.
Pescante è un politico-sportivo cresciuto nel Coni, con una carriera che si può giudicare in molti modi ma che in ogni caso non rappresenta un ‘lavoro usurante’. Quindi magari al 2020 ci arriva, e pure con la volglia di andare a fare una vacanza a Madrid (a spese del Coni).
Facezie a parte, come nelle grandi aziende Anglo-americane i CEO devono lasciare a 60 anni, così bisognerebbe imporre che i dirigenti come Pescante non vadano oltre i 65. Però dovrebbe farlo il Parlamento e, come dice Gramellini, ‘non si è mai vista la Forfora votare a favore dello Shampoo’.
Buon Lavoro
Quella di Gramellini ora è nelle citazione del blog.
Niente da eccepire al tuo intervento.
Da un po’ non ti sento e non ti leggo: torna presto a trovarci.
Arduino