Dire quello che pensi con l’alibi dell’alcol
Secondo la giornalista Mignon Mc Laughlin “il motivo principale per cui si beve è desiderio di comportarsi in un certo modo e poter poi dare la colpa all’alcol”.
Non sono un esperto di alcolismo; le mie bevute si limitano al bicchiere di vino a pasto e al dito “orizzontale” di superalcolico dopo cena (in inverno e solo se accompagnato dalla possibilità di fumare la pipa).
Mi pare tuttavia che la giornalista liquidi troppo in fretta la questione.
Perché?
L’atteggiamento censurato dalla Mc Laughlin è riscontrabile nelle persone alticce, quelle che si trovano in quello stato pre-sbronza nella quale i freni inibitori sono allentati e si dà libero sfogo ad atteggiamenti che solitamente non terrebbero.
Ho potuto osservare che lo stato alticcio si riscontra, e spesso si ricerca, con frequenza nelle cene di lavoro seguite da momenti sociali (ballo e altre forme di divertimento): insomma, situazioni ideali per atteggiamenti che l’”aplomb” professionale non giustificherebbe.
Cosa è consentito, e successivamente perdonato, alla persona alticcio?
Diverse cose:
- corteggiare il collega, il collaboratore o perfino il capo (mamma mia…);
- dire ciò che si pensa del capo, perfino al capo;
- parlare male dell’azienda;
- dire ciò che si pensa dei collaboratori.
Il tutto impunemente? Non lo so, ma non ci scommetterei.
Ma se proprio vuoi toglierti qualche sassolino dalla scarpa con l’alibi dell’alcol assicurati prima che tutti quelli che amano lo stato “alticcio” abbiano l’abitudine di farlo seguire da sbronze capaci di cancellare qualunque ricordo.
Allora avrai ridotto il rischio.
Forse.