L’uomo stupido resta colpito da qualsiasi discorso
Ieri ho scritto su twitter che “la sicurezza di sé è spesso l’unico indicatore che seguiamo per individuare un esperto in una materia che non conosciamo”.
Mi sono resto conto, dall’interesse suscitato, che il tema avrebbe meritato un approfondimento.
Ho allora chiesto aiuto al buon vecchio Plutarco e a quello che ha scritto nel suo libro Per non parlare efficace.
State a sentire.
L’eccesso di ammirazione (…) è un difetto antitetico al disprezzo del prossimo – e richiede un’attenzione non minore, se non addirittura maggiore; se infatti chi si atteggia in modo sprezzante e arrogante non trae alcun vantaggio dai discorsi altrui, chi è ingenuo e pieno di ammirazione per gli altri rischia di subire un vero e proprio danno.
Ciò conferma quanto disse Eraclito: «L’uomo stupido resta colpito da qualsiasi discorso».
A chi parla si concedano dunque elogi senza esitazione, ma alle sue parole si dia credito con cautela.
Per quanto riguarda lo stile e la pronuncia possiamo essere uditori ben disposti e lasciarci affascinare, ma rispetto all’utilità e alla veridicità delle cose dette è bene porsi come giudici attenti e rigorosi; in questo modo non offenderemo l’interlocutore ma allo stesso tempo eviteremo di essere danneggiati dalle sue parole.
A causa della benevolenza e della fiducia verso chi parla, infatti, può accadere di assorbire concetti
ingannevoli e nocivi.
Le autorità di Sparta, dopo aver esaminato il parere di un uomo dalla cattiva reputazione, pretesero che intervenisse un altro, assai stimato per la sua condotta di vita e i suoi comportamenti, in modo che il popolo, secondo un’idea molto corretta della politica, si abituasse a essere persuaso non dalla forma ma dalla sostanza delle proposte.
In questo passo Plutarco ci invita a distinguere fra affetto, ammirazione o altri benevoli sentimenti e sostanza delle cose, rifuggendo dalla superficiale condivisione di quello che ascoltiamo e non abbracciando una tesi senza avere almeno ascoltato opinioni diverse.
Insomma, Plutarco individua nel pensiero critico uno strumento per distinguere tra ciò che per noi ha valore da quello che possiamo trascurare.
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