Che cosa ci impedisce di riconoscere i meriti altrui?
I 12 comportamenti che fanno di me un nemico del merito
Post aggiornato il 24 marzo 2020
Mai come in questo periodo ho sentito parlare del merito come di uno dei fattori essenziali per uscire dalla difficile situazione economica nella quale ci siamo cacciati.
Prima di procedere con alcune riflessioni ho deciso di dare un’occhiata al significato del termine e di condividerlo. Alcune fonti mi autorizzano a dare questa definizione:
«diritto alla stima, alla riconoscenza, alla giusta ricompensa, acquisito in virtù delle proprie capacità, impegno, opere, prestazioni, qualità, valore. Essere degno di avere, di ricevere».
Quando parliamo di una società basata sul merito parliamo di un sistema sociale che, nel suo complesso, colloca le persone di valore nelle posizioni che meglio si adattano alle competenze delle quali sono in possesso, riconoscendo adeguata ricompensa; naturalmente al riparo da discriminazioni fondate su criteri arbitrari quali il sesso, la razza, le origini o le appartenenze sociali.
Eh sì, il merito è proprio una bella cosa, non credi?
Tutti noi vorremmo che le organizzazioni fossero fondate sul merito: partire tutti dal via e giocarsela alla pari non può che far piacere a chi è disposto a impegnarsi e desidera vedere riconosciuto il proprio valore.
Eppure il merito ha anche molti nemici, e non solo fra coloro i quali intendono garantirsi posizioni e ricompense non sostenute dalle necessarie competenze; il merito ha nemici anche fra i suoi sostenitori.
Come faccio a dirlo? Ti rispondo con un test informale.
A mio avviso, siamo più propensi a riconoscere il merito di una persona quando presenta una o più delle seguenti caratteristiche:
- è simpatica, o in generale attraente;
- ha esperienze professionali o di studio simili alle nostre;
- ha un hobby o uno sport in comune con noi;
- ha la stessa fede calcistica;
- ha la stessa fede religiosa;
- ha la stessa appartenenza politica o appartiene allo stesso gruppo di interesse;
- appartiene alla stessa razza;
- non è una donna;
- non è omosessuale;
- è umile;
- non rappresenta una minaccia, presente o futura, per la nostra posizione;
- può rappresentare una minaccia, ora o in futuro, per un nostro avversario.
Da quale, fra queste caratteristiche, ti lasci influenzare con maggiore facilità quando devi riconoscere il merito di una persona?
Trovi il post anche nel libro Palmiro e lo (s)management delle Risorse Umane – Tattiche di sopravvivenza aziendale.
Umiltà.
[Non propriamente nell’accezione da te descritta tempo fa, che – se non erro – era abbastanza da “uno che abbassa le orecchie”. Quanto piuttosto del contrario di “sboròne”: borioso, pomposo, pacchiano, supponente, saccente, tronfio, retorico, sprezzante, spocchioso, vanesio, superbo, altezzoso, vanaglorioso, arrogante, presuntuoso, impudente, immodesto, pretenzioso, gonfio, tracotante, vanitoso, sentenzioso, snob, petulante.]
Ecco. Una persona umile potrebbe anche MERITARSI il mio elogio.
Sotituiamo umiltà con consapevolezza e mi trovi al tuo fianco!
Grazie Chiara, e a presto leggerti!
Arduino
Ti ringrazio Arduino per il metodo che applichi: un’analisi attenta che parte dalla conoscenza del significato delle parole. Spesso utilizziamo dei termini senza conoscerne il vero significato, oppure ci confrontiamo con persone che a quelle stesse parole attribuiscono un significato differente, con il risultato di non riuscire a capirsi. A mio avviso, tanto più siamo motivati a raggiungere un obiettivo importante (lavorativo, sportivo, politico o altro) tanto più possiamo vincere i condizionamenti che ci vengono dal nostro modo di pensare e di essere.
Ne approfitto per inviarti i miei auguri di buon Natale e per ringraziarti per i tanti spunti di lavoro e di riflessione che ci hai proposto quest’anno
Grazie Fabrizio,
anche a te e alla tua famiglia cari auguri.
A presto leggerti,
Arduino