Diteci che siamo bravi, e fatelo in tanti!
Paola Cinti è una valente professionista dalla quale colgo spesso spunti interessanti.
Tempo fa una originale creazione, quella del tardivo digitale, oggi un episodio che ha liberamente ispirato la vignetta che vedi qui e che la dice lunga su come molte imprese intendono la presenza in rete.
Un progetto di comunicazione in rete, variamente strutturato, è spesso accompagnato da un entusiasmo che finisce per generare attese ambiziose.
Tuttavia, non sono rari i casi in cui la realtà finisce per deludere la attese. Nella mia esperienza due sono le ragioni ricorrenti:
- ci si trova a dover rispondere a domande imbarazzanti poste dal Cliente, il quale non ha capito che non può porre tutti i quesiti che vuole ma solo quelli ai quali siamo preparati a rispondere;
- si scopre che il nostro blog (o pagina FB, account Twitter o altro) ha un seguito inferiore alle attese, nonostante il marchio goda di una qualche notorietà. Ma come, con tutto il lavoro che abbiamo fatto e tutti i soldi investiti rispondono solo quattro gatti?
Le razioni?
Si tende a vivere la presenza in rete come un obbligo al quale abbiamo ottemperato (affidandone la gestione a personale junior e seguendone l’andamento con il mignolo sinistro), a rispondere solo se le domande ci piacciono oppure se il traffico è numericamente incoraggiante.
Se c’è un errore che non possiamo permetterci di fare nella comunicazione web è costruirci delle attese e pretendere di vederle confermate: ciò che può portarci al successo è la paziente disponibilità a mettere in discussione in modo sistematico ciò che avevamo pensato funzionasse e la consapevolezza che la relazione online si costruisce nel tempo.
In altre parole, dormire sul letto di Procuste può costare molto caro.
confermo ovviamente il fatto nella vignetta, ma soprattutto l’analisi che segue.
Un blog come struttura si compra, la comunicazione che segue è frutto di un lungo lavoro di conquista che richiede una grande disponibilità di ascolto e la pazienza nel costruire giorno per giorno, come se fosse un telaio, quel tappeto di conversazioni che rende un blog vivo e rispondente alle aspettative..
Grazie Arduino, la nostra collaborazione funziona sempre e anche questo è un pezzo si storia 2.0
Che dire d’altro?
Atteggiamenti di questo tipo sono peculiari del committente che vuole poter dire di presidiare un aspetto della comunicazione che percepisce oscuramente come un must, ma senza avere la comprensione intellettuale del fenomeno e soprattutto dell’impegno che comporta, delle potenzialità che consente e, quindi e di conseguenza, degli autogol che ne derivano, in caso di atteggiamenti errati.
Ma, più in generale, denotano un abito mentale che, nella migliore delle ipotesi, è ottimizzato alla massimizzazione dell’azione di vendita, senza alcuna concezione di un rapporto globale e biunivoco con l’utenza. Il cliente visto come borsellino e non come risorsa sostenibile e durevole.
Insomma, siffatta gente è sempre esistita e declina semplicemente la propria inadeguatezza all’interno di ambienti nuovi.
Gentile Arduino,
parlando di comunicazione mi piacerebbe avere un tua e magari anche quella di Paola Cinti, opinione in merito a Tripadvisor.
Mi occupo di turismo, sono una libera diciamo imprenditrice di 3° generazione e trovo questo canale non proprio democratico…
Voi che ne pensate??
Ciao Elisa, in che senso lo definisci non democratico?
Tripadvisor è uno strumento di condivisione delle opinioni, ovviamente non può definire in assoluto il valore di un hotel o di un ristorante ma permette di dare voce ai clienti valutando pregi e difetti.
Concordo con Paola.
Ti riferisci a potenziali manipolazioni?