Già, perché chi ride non può esercitare il comando...
Vuoi fare carriera? Piantala di ridere!
Post aggiornato il 25 marzo 2020
Soprattutto se sei una donna!
Non ci credi? Stai a sentire…
I ricercatori della Technische Universitaet di Monaco di Baviera hanno condotto uno studio (partito nel gennaio 2011 e concluso nel 2014) denominato “Selection and Assessment of Leaders in Business and Academia”, finalizzato a verificare come vengono selezionati e valutati i leader nel mondo degli affari e nel mondo accademico in Germania.
Ai partecipanti allo studio erano presentati diversi scenari all’interno dei quali i leader potenziali e i loro collaboratori avrebbero dovuto operare, chiedendo loro indicazione circa le loro aspettative in relazione al comportamento del leader in uno scenario specifico.
Ecco alcune delle tendenze emerse:
- persistono nella nostra testa stereotipi che giocano un ruolo determinante nella valutazione di persone di successo, perché l’uomo è visto come assertivo, dominante e duro, mentre le donne sono viste come inclini alla mediazione, amichevoli, socializzanti;
- se uomini e donne che si comportano esattamente nello stesso modo la valutazione è diversa, superiore per gli uomini: ad esempio, le donne che tendono a non delegare sono valutate peggio degli uomini che mostrano lo stesso comportamento;
- le donne sono percepite come più desiderose di guidare se mostrano di essere orgogliose delle loro prestazioni;
- per essere prese in considerazione come leader, le donne devono dimostrare competenze nella negoziazione, nella costruzione del network e nella pianificazione della carriera;
- se comunicano allegria, le donne sono considerate meno disponibili a ruoli di leadership rispetto agli uomini che mostrano emozioni paragonabili;
- le donne si aspettano dagli uomini maggiore competenza nella leadership.
Che cosa possiamo imparare da questo studio, dando per scontato il teutonico rigore metodologico?
Prima di tutto che stereotipi e pregiudizi rappresentano ancora un avversario difficile da sconfiggere, soprattutto perché invisibile e capace di agire contro di noi a nostra insaputa.
Inoltre, proprio perché considerate meno adatte al comando, le donne sembrano avere maggiori ostacoli da superare e competenze da provare (anche alle altre donne…) rispetto agli uomini: insomma, il soffitto di cristallo tiene, tiene benissimo.
Infine, sembra che la leadership sia cosa solo per gente triste e ingrugnita, alla faccia di quello che ci raccontano i libri americani: vogliamo il leader uomo, accigliato, pronto allo scontro e a difenderci in caso di pericolo.
Per concludere,
se sei donna e vuoi fare carriera smetti di sorridere
e vai in giro a sbandierare quanto sei brava.
E poi ti prenderemo in considerazione.
Forse…
Cosa ne pensi?
Collegamenti utili
- Trovi il post anche nel libro Palmiro e lo (s)management delle Risorse Umane – Tattiche di sopravvivenza aziendale.
- Se sei interessato allo sviluppo della leadership puoi dare un’occhiata a questi collegamenti: Programma di sviluppo della leadership, Studiare da leader
Penso che tu abbia fatto una sintesi impeccabile dell’implicito di questo studio, peraltro molto interessante. Quel che mi viene da dire è che sulla leadership femminile c’è ancora molto da lavorare.
Con tutto il rispetto per il venerabile Jorge, che temeva e voleva negare il riso ed il suo valore, continuo a pensare che il saper sorridere e ridere possa costituire un segno di alta intelligenza.
Che poi in certi ambienti “aziendali” il sorridere sia considerato una forma – in fondo – di “debolezza” è assolutamente vero, ma non c’è da riderne!
Verissimo Marco T.
Pensa che la scorsa settimana ho visitato la meravigliosa Pinacoteca Ambrosiana.
Ho visto migliaia di quadri e fra questi solo uno ritraeva una persona sorridente: un bambino.
Per il resto, solo colti musi lunghi. Maschili.
Grazie e a presto leggerti.
Arduino