Meglio il voto o un piatto di pasta?
In un momento storico in cui in Italia vediamo scendere in modo netto sia la partecipazione al voto sia il livello di vita delle persone, reale e percepito, è possibile che la comunicazione politica cambi?
E come?
Forse può aiutarci questo breve passo di Bertrand Russel, tratto dal Discorso per il conferimento del Premio Nobel tenuto nel 1950.
leggiamolo insieme.
Se la politica diventasse una scienza, e se questa ipotesi non destasse costantemente sorpresa, sarebbe assolutamente necessario che il pensiero politico penetrasse più a fondo nelle radici dell’azione umana.
Qual è l’influenza della fame sugli slogan?
Il loro effetto può variare a seconda del numero di calorie della vostra dieta?
Se un uomo vi offre la democrazia e un altro vi offre un sacco di grano, a quale stadio d’inedia sarete indotti a preferire il grano al diritto di voto?
Cosa risponderesti a Bertand Russell?
Se sei interessato ai suoi scritti fai clic qui.
negli anni ’50 Achille Lauro diventò sindaco di Napoli regalando pacchi di pasta al popolo. Nel corso dei decenni le modalità sono cambiate ma la sostanza è la stessa, gli esseri umani non cambiano.
in altre parole, il concetto del “pacco di pasta” si è evoluto col tempo, in funzione del progresso della società e dei bisogni che essa, di volta in volta esprimeva.
Negli anni ’60 – ’80 col benessere il “pacco di pasta” è stato soppiantato dal posto di lavoro in enti statali, parastatali, provinciali, regionali, comunali etc…
In anni di magra si è passato alle promesse di ammortizzatori sociali per poi arrivare alle “Social card” ed agli 80 euro in busta paga.
Visti i tempi e la parabola discendente, forse un domani non troppo lontano, ritorneremo a vendere il nostro voto per un piatto di pasta.
Sono abbastanza sicura che i giovani di oggi non lo faranno; Il nostro impegno starà nel spiegare loro che il voto e’ molto di più di un piatto di pasta che prima o poi finirà
Ciao Silvia e Gianluca,
la questione è posta da Russell in quale misura la fame, quella vera, possa influenzare il voto.
La questione che ponete è ancora più interessante, e cioé a che punto la soddisfazione di esigenze anche effimere possono portarci a mettere in vendita il voto.
Vedo in voi un pessimismo latente, non ingiustificato.
Ma c’è ch dice no, e con loro dobbiamo nnciae ai facili baratti.
Grazie e a presto leggervi.
Arduino