Forza Theresa, siamo tutti con te
Chiunque dia della sprovveduta a Theresa May si sbaglia di grosso.
Perché?
Il suo vero obiettivo non è quello di fa uscire il suo paese dalla UE, ma di evitare gli effetti del referendum salvando la faccia della nazione intera.
Insomma, mantenere la Gran Bretagna nell’Unione Europea.
Come faccio a dirlo?
Veniamo ai fatti:
- prima del referendum Mrs May ha una posizione moderatamente favorevole alla Brexit, esprimendosi a favore di un’uscita graduale che contribuisca a mantenere buone relazioni con l’UE. Il suo atteggiamento potrebbe essere interpretato come: se proprio dobbiamo farla, questa cosa, cerchiamo di non farci troppo del male;
- diventata Primo Ministro, Theresa adotta una posizione intransigente, direi quasi arrogante, mostrando poche idee e ben confuse. Toni che fanno irrigidire gli interlocutori europei, motivandoli a presentare ai sudditi di sua Maestà una conto estremamente salato: da 60 a 100 miliardi;
- per poter negoziare con il massimo sostegno popolare la May, diventata premier a causa delle dimissioni di David Cameron, decide di indire per l’8 giugno 2017 le elezioni. Con quale scopo ufficiale? Avere un mandato popolare per meglio trattare la Brexit, rafforzare la maggioranza conservatrice in parlamento, distruggere un partito laburista già in forte crisi di consensi;
- la breve campagna elettorale vede Theresa impegnata a favorire la ripresa laburista, compiendo una serie di errori che, insieme al pentimento di larghe fasce della popolazione, contribuiscono a ridurre la differenza dei consensi fra Tory e Labour da 20 a 3 punti percentuali;
- le urne le restituiscono l’esito tacitamente desiderato: il partito conservatore perde la maggioranza assoluta ed è costretto a venire a patti con il partito unionista Nord Irlandese (Dup) per formare il nuovo governo. Unica nota stonata per la May la sconfitta dello Scottish National Party (SNP), che potrebbe indebolire le istanze separatiste portate avanti con energia dalla Premier scozzese Nicola Sturgeon. Insomma, una spinta in meno ad abbandonare la Brexit, ma pazienza;
- le difficolta della leader britannica e la scarsa chiarezza sul programma di governo hanno costretto perfino la Regina a rimandare il suo discorso annuale, tradizionalmente incentrato sul programma di governo;
- avviati i negoziati con l’UE per trattare l’uscita, dopo aver annunciato che per i prossimi 5 anni i lavoratori europei non vedranno cambiare il loro status (perché, in verità, dei lavoratori stranieri hanno un gran bisogno…), il governo britannico ha assunto nuovamente un atteggiamento negoziale duro, come se fosse inconsapevole della sua estrema debolezza.
Dove porterà tutto questo?
Difficilmente a una Brexit “morbida”.
Più probabile che, dopo aver fatto il possibile per NON uscire dall’UE e aver creato le condizioni per un avvicendamento alla guida del paese (magari con maggioranza Labour, sarebbe perfetto…), Theresa May lasci al prossimo inquilino di Downing Street il difficile compito di dire alla nazione ciò Lei ha intuito da tempo.
Che la Brexit ha per la Gran Bretagna un costo insostenibile.
Insomma, io faccio il tifo per Theresa.
E tu?
l’analisi potrebbe essere corretta, purtroppo.
Scrivo purtroppo perché non mi pare irrilevante l’aspetto morale: Teresa May è stata incaricata di attuare la Brexit, non di sabotarla!
Dopo aver capito i suoi scopi scriveresti mai “Forza Giuda, siamo tutti con te!”?
Ciao Lorenzo,
che piacere rileggerti da queste parti.
L’ipotesi da me presentata, che non mi risulta essere stata da altri formulata, è coerente con le mosse che la May ha attuato finora e, a ben vedere, con quelle di tutto il partito Conservatore.
Già, perché il tuo commento mi ha spinto oltre la riflessione: perché il partito le ha concesso di continuare, dopo l’esito delle elezioni?
Perché le ipotesi sono due: o Theresa May sta effettivamente andando nella direzione da me indicata, cosa che conferisce un minimo di coerenza al suo operato, oppure siamo di fronte a una persona impreparata non solo a gestire una fase tanto delicata della vita della Gran Bretagna, ma il ruolo stesso di primo ministro.
Se questo è vero, è evidente che il partito conservatore nel migliore dei casi non sa che pesci pigliare e probabilmente non ha alternative alla May.
Chi andrebbe a gestire una situazione che, al momento, sembra non avere una via di uscita che costi meno di 60 miliardi?
Theresa come Giuda ?
Non direi proprio.
Direi che a tradire la nazione sono quanti non hanno il coraggio politico di guardare in faccia la realtà e di tornare sui propri passi, ammettendo che è stato commesso un errore insostenibile.
A presto leggerti,
Arduino
Un’uscita dall’UE -o una secessione- ha per sua natura tempi lunghi e i conti si fanno alla fine. La fine di che?
Di un percorso tutto ancora da decidere in cui la Gran Bretagna tratterà tantissime condizioni: dalla circolazione delle merci senza dazi, a quella delle persone, con tutti i riflessi fiscali del caso, compreso una prevedibile e salutare concorrenza fiscale.
Che tu lo consideri un errore insostenibile è scritto.
Ma trattarlo come un fatto completamente avvenuto di cui è già noto (a chi? a qualche intellettuale illuminato o a qualche ingenuo che non ha letto Taleb?) il bilancio è davvero un’ingenuità, per non dire di peggio.
Comunque, al di là delle opinioni sul merito, quello che lasciavi a margine del tuo post, è che gli inglesi hanno democraticamente deciso. E hanno democraticamente delegato alla May l’ATTUAZIONE della decisione: sabotarla non è legittimo, come fa a sfuggirti?
Ciao Lorenzo, un bel dibattito “sanguigno”.
concentro la mia risposta sul tema del tradimento, sul quale mi rendo conto di non aver brillato per chiarezza.
Credo che tu abbia perfettamente ragione nel sostenere che la volontà popolare vada rispettata.
Ciò che volevo dire, e che ora provo a spiegare meglio, è che a tradire il popolo britannico non sia solo Theresa May, ma anche il partito che la lascia in balia di una situazione per affrontare la quale non sembrano palesarsi persone in possesso di una strategia plausibile.
Sono anche consapevole del fatto che la Brexit deve ancora essere negoziata: ho espresso un parere, credo del tutto legittimo, sulla sua sostenibilità.
Per concludere, credo che abbiano responsabilità pesanti coloro i quali hanno sostenuto la Brexit con ardore e convinzione senza avere un’idea chiara della strategia da adottare e dei suoi costi: primo fra tutti il partito conservatore.
Perché se la May è ancora al suo posto è perché nessuno vuole scottarsi.
Ho chiarito il mio pensiero? Scusa ancora per la scarsa chiarezza.
A presto leggerti,
Arduino
Ciao Arduino,
Come vorrei che tu avessi ragione, ma ricordati, stai analizzando le scelte di una persona e di un popolo (gli Inglesi) che differisce completamente dalla visione italiana del mondo e dell’economia.
Non a caso si fanno chiamare “Great Britain” e non “England” o Inghilterra, come diciamo noi.
Purtroppo (spero vivamente di avere torto marcio) sulla base di quant accaduto a partire dalla data del Referendum sulla Brexit, credo che Theresa May dimostrerà di essere incompetente, impreparata e porterà solamente ulteriore confusione ad un processo già difficile e tortuoso di per se.
Per concludere, il tuo pensiero mi è chiaro, anzi chiarissimo, ma non credo sia andata così.
Saluti
Cristian
Ciao Cristian,
come diceva anche Lorenzo, il negoziato sarà lungo e difficile.
Credo che i britannici abbiano trascurato una componente fondamentale del mondo che abbiamo creato: la complessità.
Una complessità superiore a quella che una sola persona può gestire: quindi l’affermazione della May “Io vi ho messo in questo pasticcio e io ve ne tirerò fuori” fa davvero sorridere”.
Credo che il fatto che la faccenda sia molto più complicata di quanto credessero (forse pensavano di cavarsela con un goodbye, chi lo sa…) i più avveduti stiano cominciando a capirlo: ma si guardano bene dal mettere le mani sulla pentola bollente.
Per questo Theresa è ancora lì, probabilmente.
Torneremo a parlarne.
A presto leggerti,
Arduino