Come evitare di cadere nella trappola di una visione funesta del mondo? Io una mezza idea ce l’avrei…
Come gestire un pessimista?
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L’Italia è un paese tendenzialmente pessimista, fatto di persone che tendono a vedere gli aspetti negativi delle situazioni.
Siamo abituati a costruire alibi, addossando ad altri le ragioni del nostro fallimento e aspettando che altri, o lo Stato, facciano per noi ciò che spesso potremmo fare autonomamente; con i social network a fare da amplificatore a questo atteggiamento, contribuendo alla sua rapida diffusione.
E allora, può accadere di trovarti a condividere almeno parte della giornata con persone che hanno una visione funesta della vita. Pessimisti incontinenti che, con cura e costanza, cercano di trascinarti nel baratro dell’impotenza psicologica: e, se ti concentri, puoi sentire distintamente il loro peso alle tue caviglie.
Come affrontare la convivenza con questo genere di persone?
Come continuare a vivere senza trascinarsi dietro un fardello che rende difficile prendere iniziative con la fiducia di riuscire?
Che cosa devi sapere prima di affrontare una persona pessimista
Innanzitutto, devi tenere conto che trattasi di una persona che percepire solo i risvolti peggiori di una situazione, e che si aspetta un esito negativo da ogni azione che metterà in atto per cambiarla; infatti, sente di poter esercitare un controllo limitato o nullo sugli eventi e pensa che un evento negativo abbia una durata indefinita.
In buona sostanza,
un pessimista è una persona che percepisce un senso di impotenza nell’affrontare la realtà;
e poiché sente di non potersi mettere in luce in virtù delle proprie qualità o dei risultati
(che pensa di non poter conseguire),
cerca l’attenzione delle persone che lo circondano facendo leva sul proprio pessimismo.
Un lavoro ben fatto, quello che lo porterà a diffondere pessimismo, lo aiuterà a non sentirsi solo e a stabilire un canale di comunicazione che capitalizza su due cose, per le quali si sente un campione:
la negatività e il senso di impotenza.
Nell’applicare le strategie che ti proporrò di seguito devi tenere conto del fatto che può essere molto diverso comunicare con una persona pessimista con la quale conviviamo, un collega o un amico; tuttavia, le strategie che seguono possono essere contestualizzate e portare a buoni risultati anche in situazioni molto diversefra loro.
Sceneggiatura e personaggi
La situazione che ti presento nasce durante un percorso di formazione sulla resilienza che ho tenuto alcuni anni fa in un’azienda industriale: questo post è figlio di quella esperienza.
Uno dei partecipanti chiese il mio aiuto per affrontare un collega che sedeva ogni mattina in una scrivania di fronte a lui; ogni mattina, senza alcuna eccezione, il campione di pessimismo si lamentava di aspetti negativi ricorrenti. Ecco alcuni fulgidi esempi:
- Qua dentro non funziona niente… Quando finisce questa settimana?
- Per me chiudiamo prima di Natale!
- Mai una volta che un test finisca senza intoppi…
- Bestia se becco un verde quando sono in ritardo!
- Domenica sono andato e sciare e ho beccato la pioggia. E in un rifugio mi hanno pure spennato per bene…
I personaggi sono due:
- Il Pessimista, che sparge a piene mani i germi negativi, cercando di fare proseliti;
- Il Salvatore, che fa del suo meglio per sottrarsi alla tortura e indurre un cambiamento nell’atteggiamento del collega, cercando di salvarlo dal suo stesso pessimismo.
Vediamo di seguito le quattro strategie che ho individuato.
Io ti salverò – Empatia
Il Pessimista arriva al lavoro e sparge germi negativi (vedi paragrafo presedente); il Salvatore cerca di entrare in empatia, mostrando comprensione dello stato d’animo e facendo sentire il collega ascoltato e accolto.
- Dai tirati su, non essere pessimista. Vedrai che le cose cambieranno, non si sta male qui. Figurati se chiudiamo a Natale, siamo qui da 50 anni! Rifai il test e vedrai che adesso funzionano. Lo so i semafori sono una vera e propria calamità, e hanno il difetto di diventare rossi… E poi non sempre il meteo ci azzecca, mica le previsioni sono una scienza esatta!
Il Pessimista raccoglie le osservazioni e comincia a contestarle, una per una, con decisione e determinazione, concludendo che non c’è alcuno spazio per cambiare idea e atteggiamento: le cose stanno così e basta!
Il rischio concreto che le randellate del Pessimista facciano vacillare le buone intenzioni del malcapitato Salvatore è concreto: e troppo spesso così finisce!
Io ti salverò – Pensiero critico
Il Pessimista arriva al lavoro e sparge germi negativi. Questa volta il Salvatore cerca di contrastarne le affermazioni impiegando pensiero critico, cioè facendo domande e spingendo il collega a dare sostegno logico alle sue affermazioni.
- Che cosa non funziona? Io a lavorare ci vengo volentieri e l’ambiente qui è decisamente buono: cosa c’è che non va? I test sono dei test, è normale che possano non andare bene al primo colpo: hai provato a ripeterli? Mi raccomando, la prossima volta in cui vai di fretta e trovi il semaforo verde ricordartene! E poi dimmi del meteo dimmi una cosa: sei sicuro di non aver sbagliato giorno?
Il Pessimista ascolta le domande del Salvatore e risponde con affermazioni generiche e generalizzazioni, mettendo a dura prova le buone intenzioni del collega e spingendolo a desistere da ogni tentativo di affrontare razionalmente la realtà.
E troppo spesso il Pessimista ha successo: il Salvatore perde la pazienza e lascia perdere, dicendo a se stesso che il collega è senza speranza.
Anch’io…
Il Pessimista arriva al lavoro e sparge a negatività a piene mani, ma questa volta il Salvatore affronta la situazione con un approccio completamente diverso: cerca di contrastare le affermazioni del collega dandogli ragione, eliminando quindi la contrapposizione che offre all’interlocutore l’occasione per insistere sulla propria negatività.
Ecco, quindi, come il Salvatore fronteggia il Pessimista:
- Hai ragione, quest’azienda è un vero delirio! E l’ambiente poi, tutti questi ingegneri con la puzza sotto il naso… Mi dispiace dirlo ma hai ragione, se non ci diamo una regolata altro che Natale! Il verde nei semafori? Per me è da sempre merce rara… E in montagna, a sciare, c’ero anche io!
Se il Salvatore percepisce lo stesso senso di impotenza,
che senso ha per il Pessimista continuare a lamentarsi?
Il Pessimista trova complementarità nel Salvatore, si sente compreso e troverà molto più difficile continuare sulla stessa lunghezza d’onda, perché perderà il gusto del contraddittorio.
Il Salvatore, pur non avendo salvato il Pessimista, avrà almeno recuperato un po’ di tranquillità.
Io di più!
Il Pessimista arriva al lavoro e sparge germi negativi. In questo caso il Salvatore adotta una versione di “Io di più” decisamente più aggressiva, mostrando una intolleranza verso la situazione addirittura superiore a quella del collega.
Come? Interrompendo continuamente il Pessimista e parlando sulla sua voce, senza permettergli di completare le frasi che sta pronunciando:
- Io li ho contati nell’ultimo mese: su 22 giorni il semaforo qua sotto è stato verde una volta sola: pazzesco! I test senza intoppi? Beato te che li finisci i test, a me neanche me li fanno fare; mettono i pezzi in macchina e via andare. Sono contento che te ne sia accorto anche tu che questo è un covo di dilettanti allo sbaraglio: dilettanti e presuntuosi. Io che non arriviamo a Natale lo so da un pezzo, tu lo hai capito solo ora: perché credi che abbia mandato il cv in giro, da un po’ di tempo? E a sciare sono pure caduto, ho un male un ginocchio…
Il Pessimista si sente attaccato: il Salvatore non cerca di salvarlo, non gli chiede di cambiare idea. Addirittura, lo interrompe e mostra di covare una visione più sinistra della sua sul futuro; e arriva a proporre soluzioni negative alle quali lui non aveva pensato.
Viene così meno il gusto del contraddittorio: di fronte a tanta negatività il Pessimista potrebbe essere indotto a riconsiderare la sua posizione e, addirittura, a tentare di salvare il Salvatore.
Missione compiuta per il Salvatore che forse non avrà salvato il Pessimista, ma avrà compiuto un passo importante verso un ambiente più silenzioso.
E, chissà, forse in futuro…
Quale di queste strategie ti sembra più efficace?
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